Politica

Giovanni Legnini, ritorno al futuro

Quale futuro per Giovanni Legnini dopo la scadenza dell'incarico di Commissario alla ricostruzione Centro Italia? Riconferma o ritorno in politica?

Incarico agli sgoccioli per il Commissario alla ricostruzione Centro Italia Giovanni Legnini. Il suo futuro sulla scrivania di Giorgia Meloni. Sullo sfondo, le amministrative di Teramo e le prossime elezioni regionali.

Con l’incarico di Commissario straordinario per la ricostruzione del Centro Italia ormai agli sgoccioli, Giovanni Legnini torna ufficialmente a disposizione del centrosinistra, che non ha mai fatto mistero di considerarlo come quel “super candidato” capace di superare barriere e divisioni. Una personalità istituzionale, prima che politica, capace di unire e attirare consensi, e universalmente riconosciuto come persona capace di grandi risultati, che si è fatta apprezzare sia al Consiglio Superiore della Magistratura e poi in politica, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Letta e all’Economia con Renzi. Il governo Conte lo ha invece nominato Commissario straordinario per la ricostruzione del Centro Italia, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Di qualche giorno fa, infine, la consegna dell’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica nella cerimonia che si è svolta a Macerata, nell’ambito della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate. L’ultimo incarico per il quale è stato tanto apprezzato, però, come si diceva è agli sgoccioli, e per Legnini appare assolutamente prematura l’idea di un congedo da una scena politico-istituzionale che ne ha assolutamente bisogno, soprattutto dopo le sconfitte elettorali del centrosinistra.

Ecco dunque che il suo nome torna con prepotenza in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, dalle comunali di Teramo alle elezioni regionali del 2024, che lo vedranno libero dagli incarichi ingombranti che lo hanno momentaneamente allontanato dalla politica.
Per quanto riguarda Teramo, il centrosinistra appare tutt’altro che convinto della riproposizione del sindaco uscente, Gianguido D’Alberto, che al momento resta comunque in prima linea per una ricandidatura, ma con la concorrenza qualificata di Manola Di Pasquale, presidente ragionale del PD. Dunque resta un mistero della politica come sia uscito il nome di Giovanni Legnini quale possibile candidato sindaco a Teramo. Il messaggio subliminale al governo Meloni potrebbe essere proprio che l’eventuale non riconferma del Commissario, restituirebbe Legnini alla politica attiva.
Quindi in Regione potrebbe riproporsi lo scontro Marsilio-Legnini, questa volta – però – con rapporti di forza modificati. È chiaro, infatti, che centrosinistra e M5S per affrontare ad “armi pari” la corazzata del centrodestra, avranno bisogno di trovare una sintesi rispetto a una candidatura unitaria. Silvio Paolucci, al momento “papabile” per la guida del centrosinistra, a questo punto potrebbe non bastare, anche considerati i rapporti non ancora idilliaci con i colleghi di opposizione. Nonostante i vari richiami a far fronte comune, una vera alleanza politica sembra ancora lontana. Anche in questo caso, quindi, torna il nome di Legnini, che da parte sua difficilmente accetterebbe di rigiocare la stessa partita contro Marsilio, se non appunto nelle vesti di candidato questa volta davvero unitario. Insomma, se la politica rivuole di nuovo il super Commissario come capitano alle elezioni, che siano amministrative o regionali, questa volta dovrà davvero riuscire a cucire intorno a lui una coalizione ampia e qualificata, come si addice a una figura come la sua. Tra le due competizioni elettorali, naturalmente, quella delle regionali appare come la più praticabile, anche se il suo nome ormai circola anche per le amministrative teramane.

D’altra parte Legnini non ha più niente da dimostrare, per lui parlano i risultati raggiunti  in ogni settore, a cominciare dall’ultimo, quello della Ricostruzione, tanto che perfino il governo Meloni potrebbe essere tentato di riconfermarlo, seppur di provenienza di centrosinistra. Solo di qualche settimana fa, la notizia dell’assegnazione all’Abruzzo di 140 milioni per la ricostruzione pubblica, salutati con entusiasmo dallo stesso centrodestra. Particolarmente apprezzato anche il tempestivo adeguamento prezzi di cui il cratere del Centro Italia ha potuto beneficiare in tempi record. Per non parlare del rapporto 2022, con 10mila cantieri della ricostruzione privata aperti in due anni e un’accelerazione molto significativa degli interventi pubblici, con 365 opere terminate ed altre 315 oggi in fase di cantiere.

Insomma, la ricostruzione ha un grande bisogno di figure come quella di Legnini, ma se non verrà riconfermato il super commissario sembra essere pronto a scendere nuovamente in campo in politica, a quelle precise condizioni, per ridare vigore a un centrosinistra che ha un disperato bisogno di leader all’altezza. Quello che succederà, si vedrà tra qualche mese. Il primo step sarà la verifica delle intenzioni del centrodestra sulla ricostruzione del Centro Italia. Dopodiché l’area progressista dovrà valutare gli spazi di manovra per far tornare nella mischia politica Legnini. Con il suo curriculum, non sarà facile.

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