Partita di governo

Berlusconi al Quirinale con Salvini e Meloni

Berlusconi andrà al Quirinale con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Forza Italia giura fedeltà alla Nato. Giorgia Meloni non media più.

Berlusconi salirà al Quirinale insieme a Salvini e Meloni. Una non notizia in tempi normali. Un piccolo colpo di scena oggi dopo quelle registrazioni su Putin e Ucraina più che imbarazzanti. Rese ancora più imbarazzanti dal fatto che Berlusconi ai suoi parlamentari aveva parlato di riservatezza, come a dire che quelle cose non potevano essere dette pubblicamente. Quelle affermazioni rese pubbliche non potevano non costituire un ostacolo nel percorso di Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi.

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Tanto che la futura premier si è dovuta affrettare a dire che non farà il governo con chi non condivide la linea atlantista. Nella mattinata di venerdì saliranno insieme al Quirinale. Faranno tutti finta di nulla? E anche con Mattarella il discorso sarà accantonato? Questi ultimi giorni ci hanno abituato a colpi di scena non ipotizzabili alla vigilia visto l’andamento del voto e la salda maggioranza parlamentare. Eppure Forza Italia non vota La Russa al Senato. Vengono ripresi gli appunti di Berlusconi con giudizi non proprio lusinghieri verso Meloni. Lei reagisce con un secco “non sono ricattabile”. Poi c’è l’incontro, la foto con sorriso (un po’ forzato). Pace o armistizio che serve per chiudere presto la partita del governo. Passano poche ore e Berlusconi si riprende la scena elencando i ministri di Forza Italia e i dicasteri che guideranno. Una lista con evidenti forzature come quella della Casellati alla Giustizia. La mossa è una scortesia istituzionale, i nomi dovrà farli Giorgia Meloni a Mattarella. Inoltre non è nemmeno esatta. Dire che la mossa non sia per nulla piaciuta agli alleati è dire poco. Poi c’è l’audio, anzi ce ne sono due su Putin, sullo scambio di regali, sulle responsabilità degli ucraini. Serve a poco dire che si tratta di audio rubati, è il contenuto quello che conta. Poi quell’audio è stato messo in giro da qualcuno di Forza Italia, non solo ma c’è anche l’applauso dei presenti alle dichiarazioni del Cavaliere. E’ troppo. Tajani sente sfuggirgli la poltrona di ministro degli Esteri che sembrava certa. Allora si mette in moto, assicura di essere filoatlantico ed europeista, su questo nessuno ha dubbi, parte per un incontro con i popolari europei per assicurare che Forza Italia è sempre stata coerentemente al fianco della Nato e dell’Ucraina. Servirà a rassicurare Giorgia Meloni? La futura premier dopo qualche ora di silenzio fa diffondere un comunicato di fuoco che nella sostanza avverte: nel suo governo non ci sarà posto per ambiguità sulla vicenda ucraina a costo di non fare il governo. Poi lascia capire che i ministri li sceglierà lei. Escono altre dichiarazioni di Berlusconi per confermare il suo atlantismo. Ambienti di Forza Italia sottolineano come il partito ha sempre sostenuto le misure del governo, compreso l’invio di armi. Basterà questo per spianare la strada a Tajani.? Si potrebbe dire che gli amici del Cavaliere hanno cercato di metterci una pezza. Ma quelle registrazioni pesano e peseranno soprattutto nel rapporto fiduciario tra i leader. Ed è legittimo porsi una domanda: i colpi di scena finiscono qui? Perché è chiaro che in questo Parlamento le difficoltà al governo possono arrivare soltanto dalla sua maggioranza. I numeri sulla carta sono tali da mettere al sicuro l’approvazione dei provvedimenti. Inoltre l’opposizione è divisa in tre gruppi che non trovano una intesa. Lo dimostra la vicenda delle vicepresidenze delle Camere con l’esclusione del gruppo di Calenda e Renzi. E la conflittualità avrà un seguito con le nomine dei presidenti delle commissioni di garanzia, Copasir e Rai, tradizionalmente occupate dall’opposizione. Quale partito resterà fuori? Il Pd punta con Guerrini al Copasir, per la vigilanza Rai potrebbe andare un 5Stelle. Se queste fossero le indicazioni sicuramente Renzi e Calenda darebbero battaglia. Comunque i presidenti sono eletti da tutti i componenti, compresa la maggioranza. Dunque giochi aperti e polemiche quasi scontate. Con una minoranza così divisa, la maggioranza non corre rischi se non se li crea da sola. Comunque avremo il nuovo governo entro sabato. Il voto di fiducia è previsto per martedì e mercoledì. Poi inizierà l’avventura della presidenza Meloni.

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