L'approfondimento

Baby gang a L’Aquila, l’educazione alla civiltà si pratichi in casa

"Non possiamo aver paura di far girare i nostri figli. Per contrastare l'insorgere delle baby gang, le famiglie educhino alla civiltà".

“Perché proliferano le baby gang? Siamo noi adulti i primi responsabili. Mancano spesso le regole in famiglia e i figli alla fine sono lo specchio dell’educazione e dell’esempio che ricevono. È impensabile dover aver paura di fare una passeggiata di pomeriggio in centro a L’Aquila, sotto i portici. I controlli ci sono, ma molti di questi giovanissimi si prendono gioco anche delle forze dell’ordine. L’intervento principale deve venire dai genitori, deputati all’educazione dei ragazzi”.

baby gang rissa centro storico

Lo sfogo – corale – arriva alla redazione del Capoluogo.it da alcuni genitori aquilani, padri e madri di adolescenti, ragazzi molto giovani, a cui è stato “proibito” di frequentare il centro storico dell’Aquila nelle ore dedicate alla movida dei giovanissimi (il sabato pomeriggio), perchè terrorizzati da gruppi di baby gang. “In casa ne parliamo, il dialogo più che la punizione resta sempre la forma d’educazione migliore, ma dobbiamo aver paura di far girare i nostri figli dopo che sono stati chiusi due anni o quasi in casa. Le forze dell’ordine pattugliano con costanza San Bernardino, i Portici, i Quattro Cantoni, ma contro la maleducazione che impera, possono fare ben poco. Le istituzioni ci sono, sono presenti, qui davvero cominciamo a pensare che manchino le famiglie: assenti, distratte, forse troppo impegnate. Se non ci fermiamo un attimo a riflettere, cosa offriamo a questi ragazzi? Che mondo gli lasciamo in mano? Ci siamo organizzati con altri genitori nostri amici e per far contenti i nostri figli, per non privarli della giusta valvola di sfogo, dell’aggregazione, della socialità, li ‘seguiamo’ da lontano, oppure andiamo a controllare e lo spettacolo che si presenta, quasi ogni settimana, è lo stesso. Si riuniscono in gruppetti, guardano male le forze dell’ordine in divisa anche con parolacce e noi adulti spesso veniamo insultati e in alcuni casi, sporadici per fortuna, qualche genitore è stato anche ripreso verbalmente in modo aggressivo”

Baby gang, tante libertà e poche regole: così i giovani si perdono

Recentemente in città c’è stata una grossa operazione di Polizia contro le baby gang aquilane che ha portato al fermo di 13 persone, tutti giovanissimi, ritenuti responsabili di episodi di violenza e spaccio. In alcuni casi, è stata contestata anche l’estorsione. La gravità dei reati contestati ha portato all’esecuzione di sei custodie cautelari in carcere e sette collocamenti in comunità.

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Uno dei “miti” dei giovani attualmente è un trapper lombardo, Zaccaria Mouhib, che ha scelto proprio il “nome d’arte” di Baby Gang. (in foto, la copertina dell’album). Autore di canzoni come Rapina (“Mio fra che magna-Se non metto il passamontagna-Lo buttano in gabbia-Pensando che il ragazzo cambia-Ma esce fra con più rabbia-Italia corrotta e mafia -lo stato fornisce-E poi dopo ci butta in gabbia”), tutti i suoi pezzi e video oscillano in una banda da 1 a 10 milioni di visualizzazioni. I suoi concerti, per questioni legate all’ordine pubblico, sono stati in alcuni casi annullati e per questo motivo, nei giorni scorsi, su Instagram, social usato moltissimo dai ragazzi, il rapper – gravato già da diversi precedenti – ha accusato la polizia di essere una “associazione mafiosa” , sostenendo “che le forze dell’ordine abbiano un problema personale nei suoi confronti”.

Il sabato le stesse scene accadono anche fuori alcuni supermercati cittadini, soprattutto davanti quello di via Salvini, vicino il polo scolastico di Colle Sapone. I ragazzi, zaini ancora in spalla, escono da scuola e si ritrovano sul piazzale dove c’è l’area camper. Con l’aiuto degli amici maggiorenni acquistano alcolici a buon mercato e qualche genere di conforto che portano poi in centro, cominciando così a bere dalle prime ore del pomeriggio. “Quando qualcuno viene ripreso per schiamazzi o comportamenti poco consoni – scrive un lettore – o invitato alla calma, partono urla, parolacce triviali e cori da stadio”. “Non si tratta di essere antichi, moralisti o ‘boomer’ come ci definiscono i nostri figli – scrive ancora una mamma – è una questione di educazione che deve partire da noi in casa. Posiamo il telefono, spegniamo i social e ascoltiamoli, perchè la china attuale è sintomo anche di un grande disagio. Non possiamo tenerli chiusi dentro casa, ma nemmeno possiamo stare con l’ansia ogni volta che escono, perchè quasi ogni sabato sera i racconti sono sempre gli stessi”. Dello stesso avviso anche ristoratori, commercianti, titolari di attività del centro storico che gravitano intorno i luoghi di ritrovo dei ragazzi. “Le parolacce sono all’ordine del giorno, ma non sarebbe niente. La seccatura è che quasi ogni sabato pomeriggio mi ritrovo a dover pulire le vetrine del mio locale prese di mira con le bombolette spray, buste piene di acqua e in un caso anche con dei sacchetti di plastica pieni di urina – racconta il titolare di un’attività in centro -. Un altro gioco frequente è la partita di calcetto con le bottiglie di vetro o il lancio delle stesse, con il rischio che qualcuno prima o poi potrà farsi male. L’amministrazione e le forze dell’ordine stanno facendo il possibile, ma non possono sostituirsi agli educatori. È questione di inciviltà e di educazione alla civiltà e al rispetto del prossimo. Il freno deve arrivare dai genitori e dalle famiglie che lasciano ragazzini di 10/11/12 anni in giro per il centro, da soli, con la sigaretta in bocca e la birra in mano. Non sono delle baby gang, ma degli sbandati di cui qualcuno deve essere responsabile. Se in famiglia si continua a far finta di niente, loro si sentiranno autorizzati a fare tutto, anche perchè tanti messaggi negativi arrivano proprio dai social, dove tutto sembra quasi essere consentito e che loro usano indisturbati e senza controllo da parte degli adulti”.

(nella foto allegata – presa dal web – il trapper Baby Gang)

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