Elezioni politiche 2022

I sogni elettorali in attesa del risveglio con i dati reali

Il sogno è quello di essere indispensabili con la propria pattuglia. Anche quello è un sogno, la realtà apparirà a tutti il 26 settembre e per qualcuno sarà un brutto risveglio.

Finalmente ci siamo. Si spengono gli altoparlanti, si svuotano le piazze. Una volta il sabato prima del voto domenicale si chiamava il giorno della riflessione. Vietata ogni forma di campagna elettorale, al massimo c’era il solo appello istituzionale ad andare a votare e le noiose istruzioni per il voto.

Le già arcinote notizie sugli orari di aperture dei seggi. Il silenzio elettorale teoricamente permane, ma i social, diventati sempre più protagonisti, consentono delle forzature con l’inevitabile coda di polemiche. Tutto cesserà alle 23 di domenica quando l’attenzione sarà tutta rivolta ai risultati. Nonostante l’anomala, per l’Italia, campagna elettorale estiva le piazze sono tornate protagoniste. La folla ancora rassicura e incoraggia più delle decine di migliaia di visualizzazione per un post. Così rinfrancati, tutti i protagonisti si sentono in crescita, o almeno fanno finta di crederci.

elezioni politiche 2022

Il centrodestra è partito con una considerazione quasi generale: per loro queste elezioni sarà come tirare un rigore in una porta senza il portiere. Come dire vittoria facile facile. Vedremo domenica. Comunque tra presunte liste dei ministri, promesse, contraddizioni tutti, non solo a Destra, ipotizzano un facile successo. Da stabilire solo di che entità e con quale articolazione. Giorgia Meloni, è il traino della coalizione. Dal suo personale successo dipenderà il governo di centrodestra. Berlusconi che ipotizzava un 20 per cento di consensi per Forza Italia, dovrà prendere atto che c’è una differenza tra il sogno e la realtà. Anche Salvini dovrà cedere lo scettro di leder della coalizione. Quel Salvini premier sui vecchi manifesti resterà come il 20 per cento di Berlusconi, un sogno. Con qualcosa in più. Forza Italia è una creatura del Cavaliere, e tale resterà a prescindere dai risultati. Non è così per la Lega. Salvini sa che rischia, in caso di esito negativo, di essere commissariato o perfino sfiduciato.
Giorgia Meloni aspetta solo di conoscere la vera entità del suo trionfo, che sia lei la vincitrice sembra scontato, eppure è stata lei la più impegnata a richiamare tutti a non dare per scontata la vittoria. Contemporaneamente non ha rincorso nessuno nel festival delle promesse ben sapendo che creare aspettative poi alla fine si paga. Basti vedere negli ultimi anni l’ascesa e il declino di Renzi, dei 5Stelle e quello di Salvini.
E l’oscar delle promesse va forse dato a Conte. Lui ha cercato di rimettere nel mare della politica la malmessa barca dei 5Stelle battendo il sud con tutte le promesse assistenziali possibili. Lui uomo del popolo e vicino al popolo. Via la pochette ha messo i panni di Masaniello. Così da far dimenticare, caso unico nella storia politica italiana, di essere stato il presidente di un governo con la Lega e poi di un esecutivo con il Pd. Era stato indicato dal Pd come un leader della sinistra, ora invece è in guerra con Letta. Aveva votato per l’invio delle armi agli ucraini, ora è contro. In fondo sembra non aver mai elaborato il lutto della perdita di Palazzo Chigi. Pensare di poterci tornare più che un sogno, è un delirio. In fondo dovrà accontentarsi di aver frenato il declino 5Stelle. Tanto gli basterà per guidare con più potere il movimento.
Chi in queste elezioni si gioca, politicamente parlando, tutto è Enrico Letta. Il suo progetto di campo largo è rimasto sulla carta. Naufragata l’alleanza con i 5Stelle dopo la crisi di governo, ha perso anche il sostegno di Calenda. Il Pd corre quasi da solo dovendo assicurare anche dei posti alla sinistra di Fratoianni e all’ex nemico Di Maio. Letta ha fatto una partita tutta in difesa. La vittoria possibile è quella di azzoppare la vittoria del centrodestra, infatti non si è nemmeno sognato di indicare un possibile premier. Sul programma poche idee. Promesso un bonus ai giovani, ha puntato sui diritti civili, ma nella sostanza ha cercato di spaventare gli italiani sulle conseguenze di una vittoria della Destra. Se il risultato elettorale dovesse essere particolarmente negativo, e il rischio c’è, la sua segreteria sarebbe a forte rischio. Anzi già si fanno i nomi dei possibili successori, in pole il presidente dell’Emilia, Bonaccini.
Poi c’è Calenda. E’ convinto che sia il migliore di tutti, non fa nulla per nascondere questa convinzione. L’amministratore perfetto per lui deve essere laureato, avere esperienze manageriale, aver già fatto il ministro e aver lavorato alla Ferrari. Cioè lui. Con Renzi era stato al governo, ma i due litigavano spesso. Si iscrive al Pd e con il Pd è eletto nel 2019 al Parlamento europeo. Esce dal Pd quando, su imposizione di Renzi, il Pd accetta di sostenere un governo con i 5Stelle. Continua a litigare con Renzi e invece parla dell’amico Enrico (Letta). Fa un accordo elettorale con il Pd, ma sul filo di lana lascia tutti, rompe anche più Europa della Bonino e stringe l’alleanza con Renzi nonostante le vecchie ruggini. Renzi accetta un ruolo di secondo piano, qualcuno pensa sia una furbata del toscano più che un atto di generosità, e Calenda parte all’offensiva proponendo come futuro premier Draghi. Questo perché pensa di poter togliere voti a destra e sinistra e diventare determinante per una riedizione di un governo di unità. Sorvola sul fatto che il Pd, 5Stelle e Fratelli d’Italia siano contrari, ma soprattutto sorvola sul fatto che Draghi non è per niente disponibile e consideri conclusa la sua avventura a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio lo ha detto prima sommessamente e poi lo ha ripetuto in maniera ancora più esplicita. Calenda insiste, comunque, proponendo un premier che non c’è.
Poi c’è Renzi, l’alleanza con Calenda gli serviva per superare quello sbarramento del 3 per cento, altrimenti non avrebbe avuto eletti. Raggiuto lo scopo che accadrà? Il sogno è quello di essere indispensabili con la propria pattuglia. Anche quello è un sogno, la realtà apparirà a tutti il 26 settembre e per qualcuno sarà un brutto risveglio.

Giuseppe Sanzotta

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