Cultura

Tutti i Santi giorni, 20 settembre: Sant’Eustachio

Sant'Eustachio, patrono di Scanno, Campo di Giove e Tocco da Casauria, per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 20 settembre.

Sant’Eustachio per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 20 settembre.

Il 20 settembre si ricorda Sant’Eustachio. Il nome di Sant’Eustachio non compare nelle fonti antiche e le uniche notizie biografiche sono desunte da racconti tardi e mitici, tanto che alcuni storici dubitano della stessa esistenza del Santo. La leggenda sarebbe sorta ricalcando una storia indiana; per questo non ci sono menzioni del martire fino al V secolo e risulta assente sia nella Depositio martyrum sia nel Martirologio geronimiano. Secondo la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, visse a Roma durante l’impero di Traiano e viene identificato con il generale pagano Placido, che combatté vincendo contro i Parti. Un giorno mentre inseguiva un cervo durante una battuta di caccia, l’animale si fermò sul ciglio di un burrone, si rivolse a lui e mostrò, tra il palco delle corna, una Croce luminosa sormontata dalla figura di Cristo. L’immagine gli parlò dicendo «Placido, perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere». Dopo essersi riavuto dallo spavento, Placido fece rientro a casa e raccontò l’episodio alla moglie che comprese: il giorno seguente, insieme a tutta la famiglia, si recò dal Vescovo, si convertì e ricevette il battesimo, scegliendo di prendere il nome Eustachio (dal greco Eustáchios, cioè “che dà buone spighe”). La moglie ebbe quello di Teopista (dai termini greci théos e pístos, cioè “credente in Dio”); i figli, uno Teopisto e l’altro Agapio (dal greco Agápios, cioè “colui che vive di carità”). La leggenda prosegue narrando che Eustachio, lasciato l’esercito romano, sia stato perseguitato dalla sorte: privato di ogni ricchezza fu costretto a mendicare insieme alla sua famiglia e fu vittima di continue sventure; mentre si trovava in Egitto, privo di denaro, un capitano sedusse la moglie Teopiste durante la traversata del Nilo portandola via con sé e, una volta giunti a destinazione, anche i due amati figlioli furono rapiti da un leone e un lupo. Trascorsi quindici anni, l’imperatore, che non aveva dimenticato il suo valoroso condottiero, riuscì a rintracciarlo in un piccolo villaggio, dove viveva solo e ridotto in schiavitù, senza aver perso né la fede né la speranza. Tornato in patria ritrovò la moglie e i figli sani e salvi. Alla morte Traiano, il nuovo imperatore Adriano non si mostrò altrettanto tollerante con i cristiani e condannò Sant’Eustachio al martirio nel circo per aver rifiutato di sacrificare agli dèi pagani dopo una vittoria, ma i leoni si inchinarono ai suoi piedi invece di sbranarlo. Il Santo fu allora introdotto insieme alla famiglia in un toro di bronzo cui venne appiccato il fuoco; la leggenda narra che i loro corpi senza vita furono ritrovati miracolosamente intatti. Dal punto di vista iconografico Eustachio è raffigurato come un nobile cavaliere, spesso in armatura, con l’effigie del cervo come attributo, oppure insieme alla moglie e ai figli. A volte gli è affiancato San Giorgio, per le affini virtù militari e cavalleresche, o Giobbe, suo corrispettivo nel Vecchio Testamento e figura esemplare su cui si modella la sua leggenda.
Per ricordare il luogo dell’apparizione di Gesù a sant’Eustachio fu eretta una cappella sulla sommità della rupe. Nel IV secolo l’imperatore Costantino inviò alla Mentorella, allora territorio del comune di Poli, il papa Silvestro I a consacrare la chiesa in onore del santo martire.

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In Abruzzo, Sant’Eustachio è patrono di Tocco da Casauria, Scanno e Campo di Giove. È verosimile ipotizzare che il culto sia giunto in quest’ultimo paese grazie ai monaci benedettini e una chiesa è citata sin dal 1183 quando una bolla di papa Lucio III documenta tra i possedimenti valvensi le “Ecclesie Sancti Eustachii et Sancti Pauli quae sunt in Campo Jovis”. L’edificio medievale, o forse anche paleocristiano, sorge sul podio di un santuario italico di cui reimpiegò parte del materiale lapideo; ricostruita nei secoli dopo i terremoti che interessarono l’area geografica dell’aquilano, oggi si presenta con la facciata a capanna di impianto lombardo, su cui si aprono tre portali; sul lato sinistro vi è addossato il campanile a tre ordini. L’interno a croce latina con le campate suddivise da pilastri, si presenta in stile neoclassico. Molto interessanti sono le ante del tabernacolo ligneo con la Storia di Sant’Eustachio dipinta partendo dal racconto della Leggenda Aurea. L’opera – trafugata nel 1909, dispersa sul mercato antiquario e solo in parte recuperata – era composta da sedici scene e fu eseguita intorno al 1380 dal cosiddetto Maestro di Campo di Giove.

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