San Giovanni Crisostomo per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 13 settembre.
Il 13 settembre ricorre la memoria di San Giovanni Crisostomo. Crisostomo, cioè “bocca d’oro”, fu il soprannome dato a Giovanni a motivo del fascino suscitato dalla sua arte oratoria. Nacque ad Antiochia tra il 344 e il 354: il padre Secondo, cristiano, era un generale dell’esercito romano di stanza in Asia Minore; qui conobbe Antusa, anch’essa cristiana, con cui si unì in matrimonio e da cui ebbe un figlio. All’improvvisa morte del marito, Antusa, appena ventenne, invece di risposarsi, si consacrò al Signore come vedova, e si dedicò completamente all’educazione del bambino. Da ragazzo Giovanni si dedicò agli studi di retorica sotto la direzione di Libanio e, dopo aver ricevuto il battesimo, frequentò l’Asceterio di Antiochia e la cerchia di Diodoro, futuro Vescovo di Tarso, da cui imparò a leggere le Scritture secondo il metodo antiocheno, alieno da ogni interpretazione allegorica e attento alla spiegazione letterale dei testi. In questo periodo compì i primi passi lungo quel cammino spirituale che lo portò a lasciare la città per ritirarsi alcuni anni in solitudine sul monte Silpio. Rientrato in città, San Giovanni Crisostomo fu ordinato diacono dal Vescovo Melezio nel 381 e, cinque anni più tardi, presbitero dal Vescovo Flaviano. La predicazione di Giovanni si tradusse spesso in esortazione morale, prendendo di mira ora la passione per gli spettacoli che eccitava i cristiani di Antiochia, ora la rilassatezza dei costumi; egli esortò i fedeli a radicare la propria vita di credenti nella conoscenza delle Scritture, a vivere un’intensa vita spirituale senza ritenere che essa fosse riservata soltanto ai monaci, a praticare la carità nella cura sollecita per l’altro. Chiamato nel 397 a Costantinopoli quale successore del Patriarca Nettario, si dedicò alla riforma della Chiesa: depose i Vescovi simoniaci, combatté l’usanza della coabitazione di preti e diaconesse, predicò contro l’accumulo delle ricchezze nelle mani di pochi e destinò gran parte dei beni ecclesiastici a opere di carità. La sua posizione intransigente, tuttavia, gli procurò non pochi nemici: amato dai poveri, fu osteggiato dai potenti che videro in lui una chiara minaccia per i loro privilegi. La situazione precipitò con l’ascesa al potere dell’imperatrice Eudossia, che, nel 403, con l’appoggio del Patriarca di Alessandria Teofilo, indisse un processo contro Giovanni e lo fece deportare e condannare all’esilio. Nonostante l’appello a papa Innocenzo I – che ne riconobbe la rettitudine – fu costretto a lasciare Costantinopoli e andare confinato prima a Cucuso, una piccola città dell’Armenia, per poi raggiungere Pizio, sul Ponto, ma morì lungo il viaggio, a Comana, stremato dalle marce forzate a cui era stato sottoposto. Era il 14 settembre 407.
Nell’iconografia classica, San Giovanni Crisostomo viene rappresentato con il bastone pastorale e circondato dalle api. A partire dal X secolo, la sua immagine ricalca la tipologia dei vescovi rappresentati stanti e con il libro in mano; in seguito, come per gli altri Padri della Chiesa, fu raffigurato con il rotulo spiegato in mano. Spesso viene ritratto con indosso le vesti tradizionali orientali: l’omophorion, cioè la stola decorata con croci, la tunica, il phelonion, un mantello assimilabile alla casula e alla pianeta. Viene considerato il Santo protettore degli studenti, visto il fervore con cui sempre fu dedito allo studio delle Sacre Scritture.
