Turismo

Il turismo appeso a una fune: Gli impianti fanno la differenza

"Non è nulla di nuovo, è solo normalità in altre zone di montagna dove il turismo  è considerato generatore di posti di lavoro".

Turismo fa rima con sicurezza e rispetto ambientale. “Il trasporto a fune se compreso bene può essere la soluzione per lo sviluppo su più fronti dei territori”.

TURISMO IN MONTAGNA, MA NON SOLO- “Il trasporto a fune è fondamentale per uno sviluppo sostenibile delle aree interne e dei comprensori turistici. Prati di Tivo sta toccando con mano una realtà non più rinviabile. Le difficoltà della nostra gemella teramana saranno diversificate rispetto al Gran Sasso, ma il segnale è sempre quello, non si prescinde più da una strutturazione degna con ampia presenza di servizi per i turisti ed il trasporto a fune è uno di questi” – afferma Luigi Faccia, consigliere comunale dell’Aquila con delega alla Montagna sulla questione spinosa che vede protagonista l’impianto Madonnina- Prati di Tivo da poco riaperto, ma già prossimo a una nuova chiusura.
Per Faccia è necessaria una “immediata riperimetrazione dei confini dei vincoli della rete Natura 2000 per uno sviluppo che tenga conto dell’ambiente ma, soprattutto, delle popolazioni che ci vivono”.
In questi mesi la bella località turistica teramana è stata al centro di un tira e molla tra enti-privati-istituzioni.
Ciò che è certo è che gli impianti funzionanti sono una marcia in più per un territorio che ha potenziali già enormi.
Inoltre “il trasporto a fune elimina gli unici inquinamenti di alta quota: i motori, siano esse auto o moto o camper, e l’affollamento indiscriminato e confuso dei turisti. Resta l’unica soluzione in grado di controllare e disciplinare l’afflusso in alta quota” – aggiunge Faccia riflettendo sul pienone di queste settimane a Campo Imperatore.
Nessuna novità: come da copione nei mesi di luglio ma in modo particolare in quello di agosto si registra un turismo esagerato con un carico di utenza non supportato dalle strutture esistenti attualmente in tutto il territorio.
E’ una sorta di paradosso se pensiamo che il turista raggiunge un’area incontaminata che tale non resta in queste settimane.
“Senza le solite chiacchiere dovremmo mettere in campo programmi a lungo termine per abbattere la stagionalità del turismo, in modo da creare posti di lavoro, regolamentare l’afflusso con aree a specifica destinazione per camper e auto, ed educare come detto prima all’uso della funivia e delle telecabine. Con la chiusura del piano d’area e con il completamento dell’anello del trasporto a fune del comprensorio del Gran Sasso si può pensare anche al trasporto con bus e navette ecologiche dal bivio dei Ruderi di Sant’Egidio fino a Campo Imperatore. Non è nulla di nuovo, è solo normalità in altre zone di montagna dove il turismo  è considerato generatore di posti di lavoro”.

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