San Domenico di Guzman per la rubrica “Tutti i Santi giorni” dell’8 agosto.
L’8 agosto ricorre la memoria di San Domenico di Guzman. Domenico nacque a Caleruega, in Castiglia, da Felice di Guzman e da Giovanna d’Aza, nel 1171. Ancora fanciullo, fu affidato allo zio prete perché venisse educato nella scienza e nella fede; a 15 anni si trasferì a Palencia per frequentare gli studi delle arti liberali e della Teologia. Ordinato sacerdote, entrò nel Capitolo dei Canonici di Osma, per invito dello stesso Priore, Diego di Azevedo e qui condusse una vita di preghiera e di raccoglimento. Quando nel 1201 Diego diventò Vescovo di Osma e dovette partire per un incarico in Danimarca, si scelse come compagno di viaggio lo stesso Domenico. Nei dintorni di Tolosa, i due scoprirono il dilagare dell’eresia catara, radicata nella negazione dell’Incarnazione del Figlio di Dio e nel rifiuto di Gesù come Uomo-Dio; dal nome della città di Alby, dove si erano insediati, gli eretici furono poi chiamati “albigesi”. San Domenico comprese che la sua missione era operare la loro conversione e diffondere la verità della fede, scelta caldeggiata anche dal pontefice Innocenzo III. Stabilitosi a Fanjeaux, in un’umile dimora, vivendo pressoché solo dal 1206 al 1215, il Santo con pubblici dibattiti, colloqui personali, attraverso la predicazione, ma soprattutto con l’esempio della preghiera e della penitenza, riuscì nel suo intento apostolico, tanto che in breve si raccolsero attorno a lui alcuni amici, animati dal suo stesso ideale di vita contemplativa e di trasmissione della fede. Nacque così l’Ordine dei Predicatori o dei Domenicani, dal nome del fondatore, che Papa Onorio III il 22 dicembre 1216 approvò in modo definitivo con la bolla Religiosam vitam. In appena 5 anni San Domenico riempì l’Europa dei suoi Frati, predicatori della Verità, chiamati dal popolo “i Frati di Maria”, per la loro straordinaria devozione alla Vergine, tra cui poi furono annoverati San Tommaso d’Aquino e Girolamo Savonarola, solo per citarne alcuni. Domenico di Guzman si spense a Bologna il 6 agosto del 1221 nel convento da lui fondato; sepolto inizialmente nell’altare di San Niccolò delle Vigne, il 24 maggio 1233 la sua salma fu esumata e traslata dal beato Giordano di Sassonia in una cassa di cipresso, racchiusa in un sarcofago marmoreo, e posta dietro l’altare di una cappella laterale della navata sinistra della nuova basilica in corso di costruzione. Già nel 1234 Papa Gregorio IX, che l’aveva conosciuto di persona, lo iscrisse tra i Santi; il beato Giovanni da Vercelli commissionò a Nicolò Pisano una splendida arca marmorea e il 5 giugno 1267 vi depose le spoglie del Santo.
Sotto l’aspetto iconografico, San Domenico viene raffigurato con l’abito dell’Ordine dei Predicatori, una veste bianca e il mantello nero con il cappuccio, e con i capelli tagliati a chierica; spesso presenta una stella polare sulla fronte, simbolo della sapienza; altri attributi sono il giglio, un bastone a ricordo del suo peregrinare o il libro delle Sacre Scritture. Nelle rappresentazioni più tarde regge una fiaccola ed è accompagnato da un cane, per assonanza con il nome dell’ordine monastico di appartenenza: Domenicani, Domini canes, i cani del Signore, fedeli al Signore. Un piccolo cane, di colore bianco e nero, è presente anche nella storia che narra il sogno fatto dalla madre del Santo, la beata Giovanna d’Aza: la donna si vide mentre partoriva un cane che incendiava la terra, elementi che ritroviamo nell’iconografia di San Domenico. Una descrizione orale della suora beata Cecilia Cesarini lo ricorda magro, di media statura, con un bel viso, l’incarnato rosa, occhi grandi, capelli e barba di colore biondo rame.
