Burocrazia

Ricostruzione 2009, l’ultimo SAL: doppio binario che danneggia i comuni del cratere

Ricostruzione difficile nei comuni del cratere per le imprese: nel capoluogo è più facile riscuotere l'ultimo Sal, nei paesi è una vera e propria impresa. L'intervento di Casartigiani

Tra i tanti aspetti che differenziano la ricostruzione all’Aquila e nei comuni del cratere, quello relativo all’ultimo SAL. Nel capoluogo è più facile riscuoterlo, nei paesi è una vera e propria impresa. Buccella e Montebello (Casartigiani): “Ulteriore colpo alle aziende”.

Stesso terremoto, regole diverse. Succede per la ricostruzione post sisma 2009 che, tra L’Aquila e i comuni del cratere, viaggia su un doppio binario a velocità diverse, come visibilmente riscontrabile a 13 anni dal terremoto, con i piccoli borghi che stentano a ritrovare il loro volto più autentico, dopo le ferite del sisma. Tra le tante discrepanze relative alle regole della ricostruzione, c’è quella dell’ultimo SAL. A L’Aquila, quando un’impresa completa la ricostruzione di un immobile, il Comune tiene a garanzia l’ultimo 10% dell’importo complessivo, che sbloccherà solo al termine delle verifiche del caso e del via libera definitivo degli uffici preposti. L’impresa, però, pur sostenendo dei costi, può sbloccare subito quel rimanente 10%, presentando una polizza fideiussoria, a garanzia del fatto che eventuali criticità che si dovessero riscontrare in fase di controlli, sono coperte dall’assicurazione.

Non è così, invece, per i comuni del cratere, con le aziende della ricostruzione che partono svantaggiate già dal fatto che la percentuale vincolata dell’ultimo SAL sale dal 10% dell’Aquila al 15% dei comuni del cratere. Ma non basta: le ditte che operano nei piccoli paesi non hanno nemmeno la facoltà di presentare la polizza fideiussoria per sbloccare i pagamenti. Parliamo di cifre consistenti, calcolando il 15% su appalti da milioni di euro. Le imprese si ritrovano così con liquidità bloccate per circa un anno, un anno e mezzo, tempistiche assurde per l’imprenditoria. D’altra parte sono tempistiche che le aziende non possono velocizzare in alcun modo, essendo appannaggio stretto degli uffici pubblici: istruttorie, documentazioni, certificazioni non di competenza delle imprese, ma che sono fondamentali per il nulla osta finale e lo sblocco dei fondi.

A queste condizioni, è evidente che la ricostruzione dell’Aquila diventi più attrattiva per le imprese piuttosto che la ricostruzione dei comuni del cratere. E il risultato si vede. “A causa di queste disparità – sottolineano Flaviano Montebello e Dario Buccella di CasArtigiani – i nostri bellissimi borghi stentano a ripartire. Questo è un momento cruciale per i territori interni, non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Turismo, indotto, artigianato, possono essere valorizzati dalla riscoperta dei territori, che però non si possono presentare come se non fossero passati 13 anni dal sisma e questo purtroppo lo si deve a una regolamentazione a doppio binario che danneggia i borghi. Senza contare che tutto ciò rappresenta un ulteriore colpo alle imprese minori che operano nel cratere. Non tutti possono permettersi di avere bloccato un 15% per un anno o un anno e mezzo. È evidente che poi le stesse imprese abbandonino i territori dove non è sostenibile lavorare.

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