Politica

Draghi si è dimesso, il campo largo non c’è più: verso le elezioni anticipate

Fine della corsa per Mario Draghi che è salito al Quirinale: stavolta le dimissioni sono state accolte. Elezioni anticipate, il campo largo non c'è più. Defezioni in Forza Italia.

Fine della corsa per Mario Draghi che è salito al Quirinale: stavolta le dimissioni sono state accolte. Elezioni anticipate, il campo largo non c’è più. Defezioni in Forza Italia.

C’è aria da ultimo giorno di scuola nei corridoi di Montecitorio. I 100 monitor dislocati ovunque portano la stessa scritta: riunione sospesa, riprenderà dopo la riunione dei capigruppo. Ma nessuno aspetta più nulla. Draghi dopo una rapida apparizione alla Camera è salito al Quirinale. Stavolta le dimissioni sono state accolte. È partita la macchina elettorale. Mattarella, come da Costituzione ha convocato i presidenti delle Camere, atto preliminare allo scioglimento. I deputati stazionano. Si salutano, c’è chi spera in una ricandidatura e si muove alla ricerca dei personaggi influenti. Tanti sanno che questo è un addio. Così ci sono abbracci, saluti calorosi. C’è chi al telefono si preoccupa delle vacanze sapendo che la campagna elettorale non lo interesserà. C’è chi si muove tra gli uffici cercando quello giusto per rivendicare l’indennità di fine mandato. Incrociamo La Russa, è quasi incredulo: veramente vogliono farci votare il 18 settembre? Ma è felice, finalmente si vota.

L’ultimo giorno di scuola è fatto di promossi che sanno di tornare, sono quelli di Fratelli d’Italia. Sanno che hanno poco da temere.  Così sono rilassati. Passeggiano senza fretta. Molto da temere hanno i deputati dei 5Stelle. Li riconosci per l’immancabile zainetto a tracolla. Li faceva sentire diversi. Poi ci sono quelli del Pd che li guardano senza simpatia: hanno fatto cadere Draghi, sono come Salvini. Quel campo largo è morto. Almeno così sembra. Semmai si guarda a un possibile partito di Draghi, l’idea sembra essere di Tabacci, cuore democristiano. Un partito che raggruppi i moderati che dia vita a una federazione di centrosinistra che proponga alle elezioni Draghi premier. Questo senza chiedere a Draghi di candidarsi. Potrebbe essere la carta vincente di un centrosinistra candidato altrimenti alla sconfitta. Gli attestati di stima, l’incredulità della stampa internazionale rafforzano il sogno. Bisognerebbe chiedere a Draghi cosa ne pensa. Il sogno è quello di un partito moderato che potrebbe fare breccia nell’area centrista e in quella parte di Forza Italia che mal digerisce il legame stretto con Salvini. La prima a rompere il rapporto è stata Maria Stella Gelmini, più volte ministro e legata a Berlusconi. Ma ieri ha litigato con i vertici filo leghisti del suo partito e ha lasciato. Andrea Cangini, ex direttore del Resto del Carlino, anima liberale, eletto in Forza Italia, è intervenuto per annunciare il suo voto favorevole alla risoluzione Casini, cioè alla fiducia a Draghi. Anche lui è fuori. E’ uscito anche Brunetta, o meglio ha accusato Forza Italia  di non essere più il partito liberale e moderato che aveva conosciuto. Defezioni che Quagliariello aveva lucidamente anticipato. E adesso? Il centrodestra sente la vittoria in tasca. Ma l’area centrista e moderata cosa farà? La garanzia per loro era Berlusconi. Ma la scelta di rompere l’ha condivisa o l’ha subita? La sua giovane compagna, si sente in dovere di fare sapere al mondo che il cavaliere sta bene, è sereno e soddisfatto. Circola la voce che Draghi avrebbe cercato Berlusconi, ma nessuno gli avrebbe passato il telefono. Tajani smentisce.

Le ricostruzioni, le indiscrezioni possono forse aiutare a comprendere ciò che è accaduto. Adesso, però, lo sguardo è a dopo. A una campagna elettorale in estate, ai giochi tra i partiti, a scissioni e ricomposizioni.  La legislatura si è chiusa, ora in palio c’è la prossima.

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