L'editoriale

Cantieri dell’Immaginario ed i teli della discordia

Tornano i "Cantieri dell'Immaginario" a L'Aquila e torna, puntuale, anche la polemica. In altre grandi città italiane, e non, è abitudine consolidata usare teli neri in occasione di eventi. De Amicis e Buttafuoco: "È una questione di cultura e rispetto"

Teli neri o non teli neri, questo è il problema.
Tornano i “Cantieri dell’Immaginario” a L’Aquila e torna, puntuale, anche la polemica. Che sia la location, come la scalinata di San Bernardino lo scorso anno, oppure i teli neri che isolano l’area dello spettacolo in Piazza Duomo quest’anno, sempre pronta la polemica da bar. Stendiamo un Telo pietoso?
Eppure, in altre grandi città italiane, e non, è abitudine consolidata installare teli neri in occasione di eventi o manifestazioni artistiche perché, come sottolineano il Maestro Leonardo De Amicis e il presidente TSA Pietrangelo Buttafuoco, “È una questione di cultura e rispetto per gli artisti: troppo spesso si svaluta il lavoro intellettuale”.

Teli neri a delimitare l’area del pubblico in occasione di spettacoli ed eventi per i Cantieri dell’Immaginario.
Sì a Firenze, in occasione del Musart Festival. Sì al Festival di Spoleto. Sì a Napoli. È la soluzione più utilizzata. E L’Aquila? 
Giorni roventi, non solo per le temperature registrate, ma anche per la nuova polemica che sta interessando il capoluogo nelle serate dei Cantieri dell’Immaginario. Il ritorno della rassegna è stato caratterizzato da una scia di polemiche – anche politiche – che sta galleggiando sui social, rischiando di offuscare il nome degli stessi artisti ospiti in Piazza Duomo. Gli artisti si esibiscono a prezzi simbolici per gli spettatori, spesso equivalenti a poco più di una decina di euro. Arte economicamente ‘accessibile’, quindi, che riempie e colora le serate estive di una L’Aquila viva: anche e soprattutto grazie ai cartelloni delle manifestazioni come i Cantieri o la Perdonanza, che richiamano un grande afflusso di turisti.
Ma… a far discutere, questa volta, sono orsogril e teli neri.

musart Firenze

Firenze, Musart Festival

festival spoleto

Festival dei due mondi, Spoleto

Da Firenze il maestro Leonardo De Amicis, direttore artistico dei Cantieri dell’Immaginario, spiega al Capoluogo: “Sono al Musart Festival di Firenze, evento artistico di rilievo che questa sera vedrà il concerto di Riccardo Cocciante. Ieri è stata la serata di Roberto Bolle. Ci troviamo a Piazza Santissima Annunziata: una Piazza che, a partire dalle ore 19, verrà chiusa ai pedoni. Entra nell’area – completamente transennata – soltanto chi paga per assistere all’evento. Eppure la piazza è piena di negozi ed attività ricettive. Funziona in questo modo, è una questione di ‘cultura della cultura’: così come previsto in altri eventi, quali ad esempio il Festival dei due mondi di Spoleto“.

Così come si paga per vedere uno spettacolo teatrale, accomodati sulle poltrone in sala. Così come si paga per andare allo stadio a sentire un concerto. I Cantieri dell’Immaginario, evento che propone cartelloni importanti a prezzi modesti, sembrano allora non essere considerati, da alcuni, allo stesso livello di eventi artistici che presuppongono il semplice pagamento di un biglietto.
La questione, al di là delle numerose polemiche di questi giorni, sembrerebbe in realtà semplicissima: si tratta di rispetto.
Da quei teli neri, cioè, passa il rispetto per chi sul palco di una Piazza si esibisce e per chi ha pagato il costo di un biglietto per godersi lo spettacolo. La musica è nell’aria, ma lo spettacolo si deve preservare. Da Firenze a Napoli, passando per L’Aquila.
È il senso dell’intervento di Pietrangelo Buttafuoco, presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo, nelle dichiarazioni rilasciate al Capoluogo.it.
“Questi teli neri servono a garantire il lavoro e la fatica degli artisti. C’è una comune scarsa considerazione per la produzione letteraria e culturale, come se fosse un rubinetto da aprire quando si vuole, a disposizione di tutti. Non si considera mai che artisti, tecnici, elettricisti, falegnami… quindi tutto l’indotto che costruisce uno spettacolo impegna fatica per farlo. Passa, invece, l’idea che la produzione artistica debba essere messa a disposizione di tutti gratuitamente. Non è così. La fatica deve essere sempre considerata per quello che è. Il lavoro artistico è un lavoro a tutti gli effetti e deve essere onorato e rispettato“. 

“Forse qualcuno – continua Buttafuoco – ha l’idea dello spettacolo come cesta, farina e forca. Ma l’arte ha un solo senso: essere proiettata all’edificazione, alla crescita, alla maturità di chi ha la possibilità di apprezzarla e coglierne i significati. E il modo che cancella e degrada il senso dell’arte è offrirlo come se fosse uno spettacolo circense, come se si trattasse di una regalia. È umiliante ed è, purtroppo, un tipico atteggiamento italiano”. 
“Bisognerebbe ricordare, inoltre – conclude – che uno spettacolo non è solo l’attore in scena, ma è l’insieme di: costumisti, elettricisti, falegnami, ristoranti, alberghi, benzinai. È un indotto che porta beneficio alla comunità e al suo territorio. Ogni euro investito nella produzione culturale ne determina altri tre“. 

I teli, quindi, non sono stati certamente introdotti a L’Aquila, ma sono un’abitudine comune nella logistica e nell’allestimento delle aree che ospitano eventi artistici. Si può comprensibilmente contestarne il lato estetico: vedere teli neri in mezzo a Piazza Duomo non è propriamente ‘artistico’, ma la loro installazione ha un senso dal momento in cui è necessaria a garantire il rispetto degli artisti, di chi lavora dietro le quinte e di chi ha pagato per fruire dello spettacolo. Ciò che è certo è che gli eventi portano gente e la gente porta un ritorno notevole per tutte le attività del posto. Alla fine, allora, sembra aver ragione Giorgio Fioravanti, nell’affermare che con queste polemiche si voglia “tutelare non chi paga il biglietto ma il personaggio burlesque, tutto aquilano, del trusciante”.

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