Cultura

Tutti i Santi giorni, 17 luglio: Sant’Alessio

Sant'Alessio per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 17 luglio.

Sant’Alessio per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 17 luglio.

Il 17 luglio si commemora Sant’Alessio. Tre sono le versioni della ‘Vita’ di Sant’Alessio: la leggenda siriaca, la leggenda greca, la leggenda latina, che hanno trasformato l’umile vita di un uomo di Dio, mendicante e asceta del V secolo, in un racconto che è stato oggetto di opere teatrali e di poesia, sia in Oriente che in Occidente. Secondo la leggenda siriaca, composta fra il 450 e il 475, il figlio di Eufemiano e Aglaè era un patrizio di Costantinopoli giovane e ricco che la sera delle nozze si allontanò di nascosto imbarcandosi per l’Oriente. Giunto a Edessa, città dell’odierna Siria, che nel IV-V secolo era un centro di cultura cristiana e sede della celebre Scuola di Edessa, si mise a chiedere l’elemosina con altri mendicanti sull’uscio della chiesa. Quello che riusciva a raccogliere di giorno, lo distribuiva di sera ai poveri della città e per il suo buon cuore venne chiamato Mar-Riscia, uomo di Dio. La famiglia non si arrese all’idea della sua scomparsa ed inviò in città qualcuno incaricato di ritrovarlo; tuttavia, nessuno riuscì a riconoscerlo nel mendicante lacero ed emaciato che era diventato. Dopo 17 anni, sentendosi prossimo alla fine dei suoi giorni, Alessio rivelò al sacrestano della chiesa la sua vera identità. Alla sua morte, questi implorò il vescovo Rabula di non seppellire nella fossa comune il corpo di quel sant’uomo, e riesumatone il corpo, vi rinvennero solo le sue misere vesti. Nel secolo IX comparve la leggenda greca o bizantina, che diede un nome al giovane chiamandolo Aléxios e ne attestò la nascita a Roma; inoltre, viene riportata la data della sua morte al 17 luglio, al tempo degli imperatori fratelli Arcadio e Onorio. La leggenda narra che un’icona della Vergine Maria nella chiesa di Edessa, che oggi secondo la tradizione è venerata nella chiesa romana di Sant’Alessio sull’Aventino, ordinò al sacrestano di far entrare in chiesa quel lacero mendicante; ben presto la voce del prodigio si diffuse e il popolo cominciò a venerare Sant’Alessio. Questi, per sottrarsi agli onori, si imbarcò per Tarso, ma i venti lo sospinsero fino alle coste di Ostia; preso l’accadimento come un segno, l’uomo decise di farsi ospitare come uno straniero indigente nella casa paterna a Roma. Il padre memore del figlio lontano, senza riconoscerlo accolse il mendicante con benevolenza; qui, Alessio rimase per 17 anni, dormendo in un sottoscala fra le umiliazioni e gli scherni dei servi. In prossimità della fine, decise di narrare di sé su un rotolo e quando morì le campane di Roma suonarono prodigiosamente a festa; scoperto il corpo sotto la scala ancora con il rotolo in mano, solo gli imperatori Arcadio ed Onorio riuscirono a sfilarlo dalle dita e leggere.

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La leggenda latina è attestata a partire dal secolo X, prima in Spagna e verso l’ultimo quarto del secolo a Roma. Il culto di Sant’Alessio fu diffuso in città dall’arcivescovo metropolita di Damasco Sergio, il quale costretto a fuggire a seguito dell’invasione dei Saraceni, si stabilì presso la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino, dove fondò una comunità monastica mista di greci, che osservavano la Regola di San Basilio, e di latini, seguaci di San Benedetto. Fu la comunità a rielaborare la leggenda greca, fino a farne la versione dominante in Occidente, ripresa anche da Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea. Le differenze sono sostanzialmente nel nome della promessa sposa, che qui viene chiamata Adriatica, e che il rotolo con scritta la sua vita fu tolto di mano dal papa in persona alla presenza dei genitori Eufemiano e Aglae, che finalmente seppero che quel mendicante in abiti da pellegrino, vissuto nella loro casa, era l’amato figlio. Nel 1217 papa Onorio III dedicò la chiesa di San Bonifacio anche a Sant’Alessio, ma dell’antico edificio non rimane molto. Nell’attuale basilica barocca, nella cappella omonima, è contenuto un frammento lungo circa un metro della scala sotto la quale il Santo dormiva, inserito nel gruppo scultoreo in marmo raffigurante Alessio sul letto di morte, vestito da pellegrino di Santiago, opera di Antonio Bergondi. Testimonianza artistica sulla sua vita è il ciclo di affreschi di fine XI secolo, situato nella chiesa inferiore di San Clemente a Roma, in cui compaiono già gli attributi iconografici che lo identificano, come la scala, il bastone da pellegrino, la lettera nella mano serrata dalla morte, ripresi poi nelle raffigurazioni dei secoli successivi.

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