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Decreto Aiuti, i 5Stelle non votano: Berlusconi chiede verifica di governo

I 5Stelle non votano il decreto aiuti.  Berlusconi chiede una verifica di governo.

I 5Stelle non votano il decreto aiuti.  Berlusconi chiede una verifica di governo.

Come previsto i deputati 5Stelle non hanno votato il decreto aiuti. Avevano invece votato la fiducia posta sullo stesso testo. Una alchimia parlamentare che consente di votare la fiducia al governo e di astenersi sul contenuto del provvedimento. Alchimia che non potrà essere replicata giovedì al Senato, dove arriverà il decreto per la definitiva approvazione. Infatti a Palazzo Madama il voto è uno solo, comprenderà sia la fiducia che l’approvazione del decreto. I 5Stelle sarebbero intenzionati ad uscire dall’aula.  Uscita che non metterebbe tecnicamente in crisi la maggioranza, ma che avrebbe dei risvolti politici imprevedibili. Circola infatti la voce che Draghi, se i 5Stelle si astenessero, salirebbe al Quirinale per un confronto con il Capo dello Stato. Draghi aveva detto con chiarezza nei giorni scorsi che non avrebbe guidato un governo senza il sostegno dei 5Stelle. In teoria l’astensione, su un singolo atto senza le dimissioni dei ministri pentastellati, non comporterebbe un cambiamento di maggioranza. La situazione però è delicata. I 5Stelle contestano il decreto aiuti, contestano il via libera all’inceneritore di Roma, contestano i pochi fondi per il bonus del 110 per cento. Inoltre hanno posizioni divergenti dal resto della coalizione sui temi energetici, sulle trivellazioni.
A parte le questioni di governo, Conte e quel che resta del suo movimento sono in cerca di visibilità. La crisi dei pentastellati per molti appare irreversibile. I sondaggi sono impietosi, si susseguono le scissioni e gli addii, anzi c’è chi dice che altri parlamentari, se Conte metterà in crisi il governo, potrebbero andare con Di Maio. Il Pd cerca di mediare sapendo che quell’alleanza con Conte, in caso di crisi, potrebbe saltare anche per il futuro. Il ministro Orlando cerca di accelerare i tempi per presentare una proposta sul salario minimo, una delle richieste avanzate dai grillini al premier. Basterà?
La decisone adesso è di Conte e dei dirigenti del movimento. Comunque già c’è chi pensa a un esecutivo senza i contiani. Lo lascia capire Berlusconi quando di fronte all’astensione alla Camera chiede a Draghi una verifica di governo per fare chiarezza sulle reali intenzioni dei partiti di sostenere l’azione del governo. L’esecutivo, avverte il Cavaliere,  non può essere paralizzato dalla schizofrenia pentastellata. Una uscita  che potrebbe significare anche di andare avanti con chi condivide un programma minimo di fine stagione. Senza questo impegno il ricorso alle urne sarebbe scontato. Quindi tre sono le ipotesi: Conte non strappa, vantando qualche successo formale; se lascia c’è la strada delle dimissioni di Draghi e le elezioni oppure la maggioranza va avanti senza i 5Stelle. La prima ipotesi è nelle mani di Conte. La seconda e la terza invece dipendono da Draghi, in primo luogo, poi da Mattarella e infine dai partiti dell’attuale maggioranza.

Il cerino, per ora, è nelle mani di Conte. Ma alla fine a scottarsi potrebbe essere proprio lui.

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