L'analisi

Abruzzo, nel 2021 diminuisce la povertà relativa “grazie” alle pensioni degli over 65

Abruzzo, nonostante le imprese non siano riuscite a mantenere il trend nazionale e dati dell'export inferiori alla media nazionale, diminuisce la povertà relativa: merito, soprattutto, dell'incremento degli ultra 65enni in pensione.

Abruzzo, l’analisi sulla povertà assoluta e relativa in regione nel 2021. Nonostante le imprese non siano riuscite a mantenere il trend nazionale e dati dell’export che la posizionano al terzultimo posto nella graduatoria nazionale, diminuisce la povertà relativa: merito, soprattutto, dell’incremento degli ultrasessantacinquenni in pensione. L’approfondimento di Aldo Ronci.

ABRUZZO – La povertà è definita in termini di reddito e si distingue in povertà assoluta, cioè nella mancanza del reddito necessario per soddisfare i bisogni fondamentali e in povertà relativa, cioè nel reddito non capace di mantenere il tenore di vita medio della società a cui si appartiene.
La povertà assoluta stabilisce il livello di reddito annuale al di sotto del quale un individuo o una famiglia mancano dei mezzi necessari alla sopravvivenza (le cure mediche, l’alimentazione, l’abitazione, il vestiario).
La povertà relativa stabilisce il livello di reddito annuale introducendo altre variabili che si riferiscono al normale tenore di vita della società di riferimento e identifica le famiglie che stentano ad arrivare a fine mese e che devono fare numerose rinunce, sia in ambito sociale che sanitario.

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Nel 2021 in Abruzzo
– la popolazione: diminuisce di 7.352 abitanti con un’intensità dello 0,57%, che corrisponde a una flessione del 34% in più rispetto a quella italiana; perde 1.302 giovani (15‐34 anni) con un decremento percentuale pari a 4 volte quello nazionale,

– le imprese: non sono riuscite a tenere il passo rispetto al trend nazionale, hanno registrato un incremento di 1.482 unità ma, in valori percentuali, crescono il 30% in meno del valore nazionale; hanno realizzato, in valori percentuali, variazioni delle attività economiche tutte inferiori ai valori medi nazionali,

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l’export: in valori percentuali cresce del 5%, dato che vale appena 1/4 di quello nazionale che si attesta al 18,2% e che posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale; dei mezzi di trasporto subisce una flessione dell’1,4% in con‐
trotendenza rispetto all’incremento nazionale che è stato del 17,1%,

il credito alle imprese: registra una crescita di appena 22 milioni, che in valori percentuali è stata pari ad 1/8 di quella italiana e i prestiti garantiti dallo Stato erogati per 1 miliardo e 463 milioni sono stati sostitutivi del credito ordinario anziché, come era nelle intenzioni, essere aggiuntivi;

il PIL: secondo l’indicatore trimestrale dell’economia elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto interno lordo regionale “sarebbe cresciuto del 6,3% in Abruzzo” a fronte di un 6,6% in Italia, calcolato dall’Istat.
Nonostante nel 2021 i dati abruzzesi sopra esposti siano tutti peggiori dei valori medi nazionali, nello stesso anno, la povertà relativa abruzzese diminuisce dal 12% all’ 11,5%, in controtendenza con quella nazionale che cresce dal 10,1% al 11,1%. La flessione abruzzese dello 0,5% pone la regione al quinto posto tra i migliori risultati a livello nazionale.

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Come mai in presenza di dati strutturali tutti negativi la società abruzzese registra il dato positivo nella diminuzione della povertà?
Il buon risultato è determinato soprattutto dall’incremento degli abitanti ultra sessantacinquenni che, raggiungendo la pensione, non si trovano più nella condizione di avere di un lavoro precario e poco remunerato. Gli ultra sessantacinquenni pesano sempre di più sul totale degli abitanti e questo fenomeno paradossalmente, per un altro verso, va ad influenzare negativamente l’indice di dipendenza strutturale della popolazione che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0‐14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15‐64 anni).

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