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Rifugi di montagna: SOS emergenza idrica

I rifugi di montagna "devono" pensare a nuove possibilità per "sopravvivere" alle emergenze in corso, tra cui quella idrica. Scende in campo anche il Cai.

I rifugi di montagna pagano le spese dell’emergenza idrica. Ecco le soluzioni possibili per salvaguardare le attività in alta quota.

I RIFUGI DI MONTAGNA RICHIAMANO L’ATTENZIONE – È necessario costruire laghi artificiali in quota”. Questa è la sola e unica soluzione per risolvere l’emergenza idrica secondo Luigi Faccia, neo consigliere comunale dell’Aquila ed esperto di montagna.
“Approvvigionamento e programmazione sono le parole d’ordine per guardare al futuro degli appennini con lungimiranza. Avere bacini in quota sarebbe utile per svariati motivi: abbeveraggio animali, interventi della protezione civile (in caso di incendio si avrebbe l’acqua a portata di mano), approvvigionamento rifugi (per tutti i mesi di apertura) e in ultimo anche la possibilità tanto sospirata di un innevamento programmato nella stazione di Campo Imperatore. Poi osando un pochino potrei aggiungere che i laghi diventano sempre e comunque un’attrazione turistica ulteriore“.
Come gestire i laghi artificiali in quota?
“Nulla di straordinario da fare se non attendere lo scioglimento delle nevi ad aprile: tantissima acqua va sprecata visto che si disperde nel tragitto scendendo a valle. Pensate a Campo Pericoli dove possiamo immaginare un  bacino a servizio dei rifugi Garibaldi e Franchetti e che farebbe anche da abbeveratoio per gli animali che sono in quota. Oppure pensate alle Fontari, la cui conformazione morfologica è adatta a fare un lago. Su quest’ultima zona è stato fatto uno studio che dimostra che solo con lo scioglimento della neve delle piste si potrebbero approvvigionare 100 mila metri cubi d’acqua. Per rendere l’idea: tre laghetti di Campo Felice” – spiega Faccia.
“Insomma i tre rifugi Duca degli Abruzzi Garibaldi  –  Franchetti  potrebbero dotarsi di serbatoi e ricevere approvvigionamenti costanti. Solo così si possono salvare queste perle sulle nostre montagne”.
E sottolinea: “I bacini artificiali dopo il costo relativo alla loro creazione avrebbero un conseguente ritorno economico per chi di montagna ci vive o semplicemente ci vive. Dopo lo step iniziale il tutto avrebbe un costo pari a zero. Ma ci sono troppa burocrazia e i limiti dei SIC che rendono quasi impossibile i permessi per costruire gli invasi”.

Il Cai a fianco dei suoi rifugi

A questo proposito è nato un bando approvato dal Comitato direttivo centrale del Club Alpino Italiano per “l’approvvigionamento acqua e contenimento consumi idrici nei rifugi del Cai”.

Stanziati 300mila euro

Il bando, rivolto alle Sezioni del Cai proprietarie di rifugi non allacciati al pubblico acquedotto, copre l‘80% delle spese sostenute e documentate dal primo gennaio al 31 ottobre 2022 per interventi riguardanti la manutenzione sia ordinaria che straordinaria dei sistemi di approvvigionamento idrico, accumulo idrico, riduzione dei consumi idrici.
L’importo stanziato dal Comitato direttivo centrale ammonta a 300mila euro, con un contributo massimo di 10mila euro a rifugio e 50mila euro a Sezione.

Le spese finanziate

In particolare possono essere finanziate le spese relative all’acquisto, realizzazione e manutenzione di cisterne di accumulo e rilancio idrico, la realizzazione e manutenzione di captazioni idriche, l’acquisto di componentistica connessa alle reti di adduzione idrica e alla riduzione dei consumi idrici nei rifugi. Non mancano i costi di posa, installazione e trasporto delle opere e delle forniture sopracitate e le spese tecniche fino all’8% del totale.
Le richieste vanno presentate entro il 31 ottobre 2022. Il bando e il modulo di presentazione domanda sono disponibili su www.cai.it

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