San Vigilio per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 26 giugno.
Il 26 giugno si commemora San Vigilio. Nato da una famiglia romana vissuta nell’Urbe a sufficienza per acquistare i diritti della cittadinanza, la madre si chiamava Massenzia e i suoi fratelli Claudiano e Magoriano, anch’essi santi. San Vigilio si trasferì presto con i suoi genitori a Trento, ma completò la sua formazione teologico-filosofica prima ad Atene, dove fece amicizia con Giovanni Crisostomo e poi a Roma. Intorno al 380 tornò a Trento, dove spiccò per cultura ma anche per la sua umiltà, tanto che Valeriano di Aquileia lo nominò vescovo nel 385. Fu molto attivo come evangelizzatore al tempo di papa Siricio, quando molte zone del Trentino non avevano ancora abbracciato la fede cristiana: operò a lungo nella valle dell’Adige e nella zona della sua diocesi, promuovendo la costruzione di numerose chiese. Grazie all’appoggio di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, riuscì a far arrivare in val di Non e val di Sole i missionari Sisinnio, Martirio e Alessandro che là perirono per mezzo del martirio, percossi a morte e poi bruciati. San Vigilio è ricordato in particolare per la clemenza avuta nei confronti delle popolazioni locali dopo questi accadimenti, registrati il 29 maggio 397 a Sanzeno nella Val di Non proprio dal Santo, nell’opera De Martyrio SS. Sisinnii, Martyrii et Alexandri.
La tradizione narra che Vigilio fu molto attivo nel combattere l’idolatria e per questo subì la stessa sorte degli altri missionari, venendo ucciso nel 405: accompagnato dai fratelli e da un altro missionario in Val Rendena, qui, dopo aver celebrato Messa, gettò nel fiume Sarca una statua di Saturno. Questo gesto scatenò l’ira dei pagani, che lo uccisero colpendolo con bastoni e zoccoli di legno, le “sgalmere”. I suoi resti furono trasportati a Trento per essere sepolti nel Duomo da lui stesso fatto costruire e dove tutt’oggi sono conservati. Subito dopo il martirio la fama di Vigilio si sparse velocemente in Italia. Eugippio, suo successore nell’incarico vescovile, gli fece intitolare la cattedrale di Trento e la fece ingrandire, vista la risonanza acquisita dal culto dedicato al Santo. Nel 1988 la strada attraversata dalle sue spoglie nel ritorno in città è stata ripristinata e denominata “Sentiero di San Vigilio” o “San Vili”.
Molte sono le leggende sorte attorno alla sua figura. Si tramanda che Vigilio, scappando dalla Val Rendena, si trovò senza via di fuga; giunto nei pressi di Candine, pose una mano sulla roccia e disse: “apriti o croz che i rendeneri mi sono addos”. Si aprì quindi miracolosamente un varco e il vescovo riuscì a raggiungere Trento e a salvarsi. La gola è oggi nota ai trentini come Bus de Vela. Un’altra tradizione locale vuole che nelle soffitte e cantine di Trento si nascondano degli scorpioni, a ricordo di quello caduto dal soffitto nel calice mentre San Vigilio celebrava la Messa. Tuttavia, questi animali sono assenti dalle raffigurazioni del Santo, probabilmente perché nella zona sono spesso associati agli ebrei.
Dal punto di vista iconografico, San Vigilio è raffigurato con il pastorale vescovile, la palma e uno zoccolo di legno, a ricordo del suo martirio.
