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Emilio Ciammetti, un sentiero nella Valle del Chiarino dedicato al “Gigante della Montagna”

Sentiero di 8 km dedicato alla memoria di Emilio Ciammetti del Soccorso Alpino Guardia di Finanza, venuto a mancare nel 2021 a causa di un incidente stradale.

Sentiero di 8 km dedicato alla memoria di Emilio Ciammetti del Soccorso Alpino Guardia di Finanza, venuto a mancare nel 2021 a causa di un incidente stradale.

“Con la collaborazione dei Carabinieri Forestali del Parco -Assergi-Campotosto- e del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza si è fortemente voluto intitolare questo tracciato alla memoria di Emilio Ciammetti, cinofilo del SAGF, deceduto l’8 marzo 2021 in un tragico incidente stradale”. Così gli organizzatori dell’intitolazione, che spiegano: “Emilio, amava questa valle come il Corpo della Guardia di Finanza dove ha prestato servizio per oltre quarant’anni. Un Soccorritore dall’animo gentile, un Gigante della Montagna dal cuore buono. Emilio, conosciuto affettuosamente come “Ciammettò”, per il suo possente fisico, era la rappresentazione vivente dell’idea stessa di forza, ha speso tutti i suoi anni migliori aiutando chi, in montagna, si trovava in difficoltà. I suoi modi burberi ma bonari non riuscivano a nascondere un’energia difficilmente immaginabili. Fanno ormai parte della suggestione collettiva una forza poderosa e una resistenza alla fatica che lo rendevano unico: in tanti soccorsi, con la bufera, di notte e con il freddo, raramente portava i guanti. Si ricordano le sue strette di mano di saluto, del tutto spontanee, che richiedevano una saggia preparazione mentale, per evitare di riportare “danni” alle dita. Era proprio la sua tempra fenomenale, modellata dal lavoro e da una genetica invidiabile, che ha caratterizzato il suo percorso di vita terrena. Infatti tutti coloro che lo hanno conosciuto ne hanno condiviso i tanti interventi di soccorso in montagna: laddove appariva indistruttibile. Un Uomo soprattutto buono, che ha saputo incanalare le sue energie a vantaggio degli altri, un figlio della nostra terra che vale la pena di ricordare, con un pensiero affettuoso: intitolandogli questa piccola opera alpestre. Si racconta di come qualche anno fa, durante un “litigio” dei due cani in forza all’Unità Cinofila del SAGF , che Emilio accudiva con amore e dedizione, nel bel mezzo della bagarre, Ciammettò fece “irruzione” nella gabbia con veemenza afferrò i due mammiferi per la collottola con le sue ferree mani, li sollevò per aria, cosicché i “malcapitati” smisero di abbaiare”.

Per quanto riguarda i luoghi relativo al sentiero che sarà intitolato all’ex finanziere, “la valle del Chiarino costituisce una delle aree più belle del Parco , si per gli aspetti storici e paesaggistici che per la ricchezza e varietà della vita che nella valle si manifesta in tutto il suo prorompente rigoglio. L’ampia vallata che si apre nel settore settentrionale della Catena del Gran Sasso è coronata da un imponente anfiteatro di cime calcaree tra cui spiccano il Monte Corvo che raggiunge l’altezza di 2623 metri, la cresta delle Malecoste (2421) e il Pizzo di Camarda (2332slm). Oltre i 1900 metri di quota si localizzano le estese praterie di altitudine sfruttate da millenni per il pascolo estivo degli armenti che d’inverno transumavano in Puglia. Fino a qualche anno fa, i pastori utilizzavano ancora le grotte naturali presenti nell’area, finanche a quote superiori ai 2400 m, come ovile e ricovero notturno, allo stesso modo dei primi allevatori neolitici. Le praterie primarie e le rupi di alta quota ospitano una rara flora d’altitudine tra cui spiccano numerose specie endemiche e relitti glaciali, in particolare sassifraghe, genziane, cerasti ecc. Le quote più elevate di Monte Corvo si caratterizzano, però, per la straordinaria fioritura dell’adonis ricurva (adonis distorta), specie rarissima esclusiva delle cime più alte dell’Appennino Centrale che proprio su questa montagna presenta una delle stazioni più consistenti del suo areale distributivo. Sulle praterie, con un pizzico di fortuna, si può osservare l’aquila reale, grande cacciatrice di lepri e coturnici, oppure avvistare qualche branco del camoscio d’Abruzzo. Alla base delle montagne si localizzano ghiaioni e sfasciumi che ospitano una particolare flora pioniera capace di sopravvivere in questi ambienti ostili, estremamente selettivi. Proprio nello sfasciume detritico del Monte Corvo sul versante destro della valle, si può osservare l’insolita boscaglia costituita da arbusti , in particolare il ranno alpino, il ciliegio alpino e il pero corvino. I frutti di quest’ultima specie, nota agli abitanti di Arischia, venivano intensamente raccolti dai bambini e consumati per il loro sapore dolciastro e insolito, senza dimenticare la prelibatissima uva spina. In passato la foresta veniva intensamente utilizzata dagli abitanti di Arischia che dal bosco traevano sostentamento. Tuttora, si notano le numerose piazzole ove venivano realizzate le carbonaie per la produzione del carbone vegetale commerciato nelle città limitrofe. Dai faggi veniva ricavato il legno idoneo per la costruzione delle sedie e delle caratteristiche arche per la conservazione del pane che hanno reso famosi gli abitanti della cittadina di Arischia, infatti, lungo la valle ci sono ancora i ruderi del famoso villaggio degli Arcari. Il bosco offriva anche altre risorse economiche oggi inconcepibili come nel caso delle faggiole, si tratta dei frutti del faggio. Nel corso dell’Ottocento, donne e bambini, sul finire dell’estate, percorrevano la foresta per raccogliere le faggiole che, spremute nel mulino ad acqua posizionato al centro della valle, fornivano un ricercato olio vegetale utilizzato sia nell’alimentazione umana che come combustibile per le lampade. Tutta la formazione forestale garantiva anche il cibo per le mandrie di animali domestici. Oggi questa splendida valle è stata impreziosita da un nuovo sentiero che mette in comunicazione la provincia dell’Aquila con quella di Teramo, senza dover andare con l’auto a Prato Selva. Il tracciato si snoda dal Mulino Cappelli, attraverso un secolare bosco di faggi che arriva ad una zona il cui toponimo viene chiamato: “Il Corridoio”, prosegue per una lussureggiante diagonale denominata: “Campiglione” fino ad immettersi nel “Fosso del Crivellaro”, dove incrocia il sentiero proveniente da Prato Selva e dal Rifugio del Monte”.

Dati tecnici
Diga di Provvidenza – Mulino Cappelli km 4,500 dislivello 200+ sentiero CAI 101
Mulino Cappelli – Corridoio km 2,000 dislivello 400+ “ 101/A
Stazzo pastorale – Sella del Crivellaro km 2,000 dislivello 275+ “ 101/A
Totale km 8,500 dislivello 875+ (solo andata)
https://www.suunto.com/…/paolo…/60c0935a981184733fcfb808

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