Libri e cultura

Nel libro di Gennaro Spinelli una guida alla cultura rom

"Rom e sinti. Dieci cose che dovresti sapere". Gennaro Spinelli presenta il suo libro nato per abbattere tutti gli stereotipi sul mondo sinti e rom. L'intervista del Capoluogo.

“Rom e sinti. Dieci cose che dovresti sapere” è il libro scritto da Gennaro Spinelli, musicista di Lanciano, figlio di Santino, conosciuto in tutto il mondo come musicista, compositore e insegnante. Santino è stato il primo rom nominato dal presidente della repubblica Commendatore, ottenendo l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

La storia di questa famiglia è molto antica e affonda le radici nella passione per la musica. Gennaro Spinelli ha deciso di seguire le orme paterne: ha studiato al Conservatorio, studia alla facoltà di Lingue e letterature straniere e da sempre cerca di diffondere i valori e la cultura rom, senza gli stereotipi che tutti conoscono. Il libro nasce proprio da questo desiderio: creare un manuale ‘facile’ che voglia rispondere alle domande più diffuse che circolano intorno al mondo rom.

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A questo link un’altra intervista del Capoluogo a Gennaro Spinelli 

“Ci sono diverse visioni, quasi sempre stereotipate, della cultura romaní. Da un lato, la visione romantica del viaggiatore libero e senza regole, di colui che vive alla giornata e senza schemi; dall’altro, l’immigrato, nomade e criminale, che ruba e invade le periferie della società. Ma qual è la verità? Chi sono Rom e Sinti? Come vivono davvero e in cosa si rispecchiano culturalmente, socialmente e storicamente? Questo libro nasce dalla volontà di diffondere alcune conoscenze di base sulla cultura, la storia e la società romaní, partendo proprio dai comuni stereotipi per arrivare alle domande più diffuse e le tante curiosità su questo popolo unito ma anche molto diversificato. Un intero bagaglio culturale in poche pagine, facili, veloci, per tutte e tutti. Una guida alla cultura Rom scritta da una persona Rom”, spiega Gennaro Spinelli nell’intervista rilasciata al Capoluogo. “Dobbiamo capire che noi rom non siamo un problema sociale. In Italia siamo circa 180 mila. Di questi circa 20 mila abitano nei campi nomadi o vivono ai limiti, gli altri risiedono in insediamenti consolidati da oltre 5 secoli, dove hanno apportato anche elementi culturali importanti. Con il mio libro quindi voglio cercare di supplire ad anni, secoli di mancanze: noi siamo persone ‘normali’, radicati a tradizioni molto importante, belle. Purtroppo la nostra storia è stata spesso ‘sporcata’ dal luogo comune”. La prefazione è stata scritta da Santino Spinelli, non per caso. “Ho voluto fare questa cosa proprio per portare avanti e tenere vivo il nostro concetto di tramandare: tanti anni fa fu mio padre a mettermi in mano il primo strumento musicale e oggi io ho voluto fare la stessa cosa con il libro. Un passaggio di consegne dalla vecchia alla nuova generazione. Vorrei che fosse letto da tutti, che entrasse nelle scuole per aiutare insegnanti e ragazzi ad avere una visione ‘nuova’ e ‘illuminata’ del nostro mondo, in modo che soprattutto i più giovani non debbano patire le conseguenze del luogo comune che ha allontanato negli anni tantissimi rom dalla scuola. Anni di soprusi e sofferenze che oggi definiamo come ‘bullismo’ e che io stesso ho dovuto subire dalle elementari in poi”.

gennaro spinelli

Il luogo comune, per Gennaro Spinelli spesso genera molti problemi anche in età adulta. “Se tu a qualcuno dici per anni che è ‘brutto, sporco e cattivo’, alla fine quel qualcuno ci diventa davvero. Le etichette stanno bene su un oggetto in vendita, non sulle persone e noi siamo persone. Capisco che associarci alla delinquenza sia più facile e fa anche più notizia: noi, almeno la nostra comunità che vive in Abruzzo da anni, ha sempre rispettato le regole, con la sola voglia di contribuire al buon andamento della società civile e sociale. In Italia ci sono tanti rom e sinti, più che in altri Paesi europei, e di tutti questi una mina percentuale vive ai margini il resto sono gruppi che lavorano che apportano contributi importanti alla società italiana”. Tra le varie domande cui Gennaro Spinelli cerca di dare una risposta c’è anche quella più diffusa: “È vero che i rom rubano i bambini?”. “Non c’è un solo caso acclarato dalla magistratura italiana e se vogliamo essere precisi a tantissime madri rom sono stati tolti i bambini, piccolissimi, in tenera età e non ne hanno saputo più nulla. Resi adottabili hanno perso le loro radici e la loro storia. Una piaga a cui sto cercando di porre rimedio: con l’Ucri (Unione delle Comunità Romanes in Italia) stiamo cercando di creare una rete per far in modo che questi ragazzi tolti alle loro famiglie quantomeno possano incontrarsi, per non perdere del tutto la loro identità”. L’UCRI, l’associazione di cui Gennaro Spinelli è presidente e coordinatore, si occupa di veicolare messaggi culturali, sociali e positivi. “Abbiamo vissuto l’onta della discriminazione nei secoli, siamo stati anche perseguitati come se fossimo criminali, e mio nonno queste cose le sapeva bene”, ribadisce Gennaro. Infatti il nonno, che si chiamava come lui – scomparso a causa del Covid 19 lo scorso anno – era uno degli ultimi testimoni del Samudaripen, lo sterminio di mezzo milione di Rom e Sinti ad opera dei nazisti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a 6 anni, Gennaro Spinelli, insieme alla famiglia, fu internato e condotto dai fascisti in un campo di concentramento a Bari. Le sue testimonianze sulle violenze e crudeltà gratuite perpetrate contro il suo popolo sono state raccontate anche in un documentario sul genocidio dei popoli rom e sinti. Tanti anni fa suo figlio Santino aveva detto: “Chi è costretto a vivere nel disagio e nella frustrazione, privato dei diritti minimi e indispensabili, è ovvio che aspiri a qualcosa di meglio. Eppure si deve sentir dire che non c’è modo di cambiare le cose, perché in fondo sono gli stessi zingari a voler vivere così, senza costrizioni. Ma è un’atroce falsità. I rom non sono apolidi senza casa e perennemente squattrinati. Ma sono obbligati ad esserlo”.

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