Cultura

Tutti i Santi giorni, 18 giugno: Santa Marina

Santa Marina di Bitinia per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 18 giugno.

Santa Marina di Bitinia per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 18 giugno.

Il 18 giugno si ricorda Santa Marina di Bitinia. Santa Marina visse in Bitinia, antica regione dell’Asia Minore, da genitori cristiani nel 725 circa (altre fonti la collocano tra il V e VI secolo). Dopo la morte della madre, il padre Eugenio, profondamente addolorato per la perdita della moglie, decise di ritirarsi in un convento a Canobin, nella Valle di Qadisha, in Libano; tuttavia, pur convinto della sua scelta, la separazione dall’amata figlia gli era insopportabile, come lo era per la giovane Marina. Fu così che Eugenio si recò dall’abate e lo informò che a casa aveva un figlio, il quale aveva espresso ripetutamente il desiderio di poter entrare anch’egli nel monastero. Il monaco, commosso, acconsentì a questo ingresso: la Santa fu accolta nel convento con il nome di Marino, indossando abiti da uomo. Non fu difficile per Marina nascondere il proprio genere, poiché il padre stesso aveva provveduto a tagliarle i lunghi capelli e il buio delle celle, insieme al cappuccio che copriva i volti dei monaci, riuscì a dissimulare le sue fattezze. La donna restò nel monastero anche dopo la morte del padre, conducendo vita religiosa e seguendone gli insegnamenti. La tradizione agiografica narra che durante un lungo viaggio di questua per il monastero, Santa Marina fu costretta a trascorrere la notte con alcuni confratelli in una locanda. La figlia del locandiere, rimasta incinta di un soldato la notte stessa, accusò proprio il “monaco Marino” del misfatto: i suoi genitori accorsero al monastero e raccontarono tutto all’abate, che tuttavia non credette a tali accuse. Marina, chiaramente incolpata ingiustamente, forse per proteggere la ragazza, non si discolpò e così fu cacciata dal monastero; subito dopo lo svezzamento le fu affidato il bambino, di nome Fortunato, che allevò con molti sacrifici, facendo penitenza per una colpa non sua ed elemosinando il poco cibo che serviva per il sostentamento del piccolo. Fu solo dopo tre anni e grazie alle preghiere dei monaci che l’abate riammise in convento fra’ Marino, a condizione che si mettesse al completo servizio degli altri religiosi. Ma la donna, troppo fiaccata dai digiuni e dalle privazioni, si spense nel 750 circa. Allora i confratelli, mentre vestivano il corpo per la sepoltura, scoprirono l’inganno e ammirarono Marina per la sua grande fede e rassegnazione. Fu sepolta nel monastero, da dove fu trasferita dopo qualche tempo in Romania; qui il mercante veneziano Giovanni Bora avrebbe acquistato le reliquie, corrompendo i custodi, per portarle a Venezia il 17 luglio 1228; dal 1810 le spoglie sono solennemente esposte in un altare di marmi policromi nella Chiesa di Santa Maria Formosa.
Nell’iconografia classica Santa Marina viene ritratta sempre con gli abiti monacali e il bambino Fortunato, mentre stringe fra le mani un giglio e un crocifisso.

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