Sant’Efrem per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 9 giugno.
Il 9 giugno ricorre la memoria facoltativa di Sant’Efrem. Sant’Efrem nacque intorno al 306, nella città di Nisibi, attuale Nusaybin, in Turchia sudorientale. Stando a quanto riportato nelle sue opere, si può dedurre che i genitori facessero parte della crescente comunità cristiana presente in città; in alcune agiografie, invece, si narra che il padre, sacerdote pagano, visto il figlio convertito al cristianesimo, lo cacciò di casa. In un’epoca di forti tensioni politiche e religiose, mentre ancora erano frequenti le persecuzioni contro i cristiani, Efrem venne battezzato, entrò probabilmente in un convento e divenne diacono. Nominato professore dal vescovo Giacobbe, compose inni e scrisse commentari dei testi sacri; la tradizione lo vuole fondatore della scuola di Nisibis, che nei secoli successivi fu il centro educativo della Chiesa d’oriente. In questi anni la città fu più volte assediata da Sapore II, re dei Persiani; man mano che l’avanzata persiana procedeva, i paesi dei dintorni vennero distrutti e i loro abitanti uccisi o espulsi. La comunità cristiana fu allora costretta a partire per l’esilio ed Efrem, dopo aver a lungo peregrinato, nel 363 si insediò definitivamente a Edessa, dove si rimise al lavoro nella nuova comunità. In questo nuovo ambiente si trovarono esponenti della più comuni fazioni religiose e filosofiche: ariani, marcionisti, manichei, seguaci di Bardesane e gnostici. Fu contro queste eresie che il Santo compose numerosi inni: un autore siriaco tardivo, Giacomo di Serugh, tramanda come questi inni fossero cantati da cori di voci femminili su arie di musica popolare siriana. Sant’Efrem rimase a Edessa fino alla fine dei suoi giorni, morendo di peste il 9 giugno 373.
Molto ricca è la produzione degli agiografi siriaci attorno alla figura del Santo e non sempre è possibile scorgere dove il dato storico sia reale o si mescoli alla tradizione agiografica. La tradizione lo presenta come un uomo austero; fu strenuo sostenitore dell’ortodossia cristiana, divulgata attraverso la poesia a contenuto didattico o esortativo, utilizzata con fini pastorali perfino nelle omelie e nei sermoni. Durante la sua vita, Sant’Efrem fu molto influente fra i cristiani di Edessa e la sua memoria fu venerata da ortodossi, monofisiti e nestoriani, che lo chiamavano sole dei siriani, colonna della chiesa, arpa (o cetra) dello Spirito Santo. Di lui parlano inoltre San Gerolamo (De viris illustr., c. cxv) e Teodoreto di Cirro (Hist. Eccl., IV, xxvi), elogiandone il suo genio poetico e la sua conoscenza teologica. Dalle chiese siriana e bizantina la fama del Santo si estese fra tutti i cristiani; Papa Benedetto XV ne elogiò la figura e lo dichiarò dottore della Chiesa con l’enciclica Principi Apostolorum Petro, scritta il 5 ottobre 1920.
Curiosità: nel centenario della proclamazione di Sant’Efrem il Siro a dottore della Chiesa, il 10 settembre 2020, la Città del Vaticano ha emesso un francobollo commemorativo da 1,15 euro. Il bollo riproduce il Santo con gli attributi iconografici che lo contraddistinguono: lo Spirito Santo in forma di colomba che con le ali sembra agitare le corde della cetra, posta nel suo braccio sinistro, a ricordo del nome attribuitogli di cetra dello Spirito Santo; la stella con la lettera «M», che rimanda alla sua dottrina mariana che gli valse il titolo di «primo Dottore Mariano nella schiera dei Santi Padri»; la penna, simbolo del suo essere Dottore della Chiesa, nell’atto di scrivere una delle frasi più rappresentative della sua dottrina sull’incarnazione del Figlio di Dio: “Benedetto colui che nella nostra lingua ha tradotto i suoi segreti”.
