Cultura

Tutti i Santi giorni, 26 maggio: l’Ascensione di Gesù

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 26 maggio, l'Ascensione di Gesù.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 26 maggio, l’Ascensione di Gesù.

Il 26 maggio di quest’anno ricorre la solennità dell’Ascensione di Gesù. L’Ascensione è l’ultimo episodio della presenza terrena di Gesù, narrato da Luca nel suo Vangelo (Lc 24,51) e negli Atti degli Apostoli (Atti 1,9-11) e dalle Lettere di San Paolo; manca invece negli altri Vangeli.  Secondo quanto narrato dall’Evangelista, Gesù, dopo la Resurrezione ed essersi mostrato più volte agli Apostoli, salì al cielo in anima e corpo, per non ricomparire mai più sulla terra fino alla Sua seconda venuta, conosciuta come parusìa. Insieme alla Pasqua e alla Pentecoste è una delle solennità più importanti per la cristianità, collocata liturgicamente il giovedì successivo alla quinta domenica dopo Pasqua, in un intervallo di quaranta giorni fra le due feste, in accordo con l’indicazione temporale data dagli Atti.
Per il cristianesimo, l’Ascensione è l’avvenimento che rappresenta il compimento definitivo della missione di Gesù: Egli si congeda dai discepoli nella gloria; tuttavia, pur non essendo più fisicamente visibile, rimane presente nel mondo grazie alla Sua parola e all’opera di evangelizzazione affidata agli Apostoli, che benedirà prima di lasciare, ponendo la premessa per la discesa su di loro dello Spirito Santo. Comincia così la missione della Chiesa, che durerà fino alla fine dei tempi, quando Gesù ritornerà in maniera visibile.

ascensione di gesù tutti i santi giorni

Negli scritti neotestamentari, l’evento è collocato nei pressi di Gerusalemme: si legge dal Vangelo di Luca che Gesù, dopo essere apparso ai discepoli a Gerusalemme, prima di ascendere al cielo li condusse sulla strada verso Betania di Giudea; negli Atti, sempre Luca nomina esplicitamente il Monte degli Ulivi. E la tradizione ha consacrato proprio questo luogo come il Monte dell’Ascensione, dapprima in una grotta collocata nei suoi pressi, poi, dopo l’Editto di Costantino in una prima chiesa costruita intorno al 390 da Poimenia, una devota romana. In realtà, secondo Eusebio di Cesarea l’edificio risalirebbe al 333 e fu fatto erigere da Costantino su desiderio della madre Elena. La basilica, detta Eleona Basilica (dal greco eleon, olivo) fu distrutta dai Sasanidi guidati da Cosroe II nel 614; ricostruita nell’VIII secolo subì la stessa sorte, come pure la versione edificata dai crociati di cui rimane solo l’edicola ottagonale, posta a protezione cultuale della roccia, su cui la tradizione riconosceva e venerava l’orma del piede destro di Gesù, lasciata nel momento in cui era asceso al cielo. La festività dell’Ascensione è molto antica e viene attestata a partire dal IV secolo.

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Dal punto di vista delle immagini, gli artisti ricalcarono le parole del Nuovo Testamento illustrando l’evento più o meno alla lettera e proponendo l’immagine della salita fisica al cielo di Gesù. La tipica iconografia dell’Ascensione, abbastanza simile a quella della Resurrezione e Trasfigurazione con cui spesso viene confusa, prevede che la scena venga divisa in due parti ben distinte: quella superiore con Cristo, assiso su un trono o circonfuso di luce o racchiuso da una mandorla, talvolta affiancato da angeli; nel registro inferiore sono presenti gli apostoli, solitamente nel numero di undici – mancando Giuda non ancora sostituito da Mattia – e la Vergine. La presenza di Maria, pur non ricordata dalle fonti, è precocemente inserita nelle immagini dell’Ascensione come incarnazione della figura della Chiesa stessa, destinata a proseguire l’azione salvifica di Cristo nel Mondo. Il tema fu da subito presente in Oriente nelle icone bizantine e da lì trasfuso nei manoscritti e nelle cupole mosaicate anche in Occidente. Qui si sviluppò secondo tre schemi iconografici a seconda che Cristo, nella sua ascesa, fosse parzialmente o interamente visibile. Nel primo caso, piuttosto raro, si vede solo la testa emergere da una nuvola che due angeli tendono come un velo, mentre la Vergine e gli Apostoli osservano gli occhi di Cristo. Un altro modello, creato dall’arte inglese verso la fine del X, mostra solo i piedi di Gesù: gli astanti, in piedi o inginocchiati, Lo seguono con lo sguardo, non vedendo altro che la frangia della tunica e l’impronta indelebile lasciata sulla roccia da cui si è elevato; la parte superiore del Suo corpo è già nascosta dietro una nuvola, secondo quanto riportato negli Atti “una nuvola lo sottrasse al loro sguardo”. Il terzo tipo iconografico, molto più comune nell’arte, presenta ben visibile il corpo intero di Cristo e ha subito di volta in volta declinazioni pittoriche a seconda dell’estro dell’artista. Caso esemplare sono le raffigurazioni di Giotto (in copertina) negli affreschi della Basilica di Assisi e degli Scrovegni a Padova in cui formulò un nuovo modello: Cristo è posto di profilo e il suo uscire dal mondo è reso dalle mani tagliate dal bordo dell’affresco, come pure la nuvola che lo nasconde alla vista degli Apostoli. L’arte rinascimentale sostituì il tema religioso dell’Ascensione con quello pagano del trionfo, con un ritorno alla tipologia del Cristo frontale rappresentato appunto come un trionfatore. Successivamente questo tema, uno dei preferiti per la decorazione di timpani e cupole, fu raramente rappresentato per la crescente diffusione degli episodi della Passione. Uno degli ultimi esempi è l’affresco del Correggio per la cupola di San Giovanni Evangelista a Parma, in cui le figure sono disposte liberamente nello spazio atmosferico.

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