Cultura

Tutti i Santi giorni, 25 maggio: Santa Maria Maddalena de’ Pazzi

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 25 maggio, Santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 25 maggio, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi.

Il 25 maggio ricorre la memoria di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Santa Maria Maddalena, al secolo Caterina, nacque a Firenze il 2 aprile del 1566 da Camillo di Geri de’ Pazzi e Maria di Lorenzo Buondelmonti, appartenenti entrambi a nobili e antichi casati fiorentini. Entrata come educanda nel monastero di San Giovannino dei Cavalieri di Malta, a soli dieci anni emise privatamente il voto di perpetua verginità. Intorno ai sedici anni i genitori pensarono di darla in sposa, ma Caterina dichiarò che avrebbe preferito la morte piuttosto che venire meno al voto fatto; i familiari si convinsero e la giovinetta entrò nel monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli, la cui Regola era conforme ai suoi desideri. Entrò definitivamente in clausura il 1º dicembre 1582 prendendo il nome di Maria Maddalena. Nella primavera del 1584 la suora si ammalò gravemente, tanto che sa priora l’autorizzò a compiere la professione religiosa adagiata su un lettino posto davanti all’altare della Vergine. Dopo qualche mese, miracolosamente guarì e da allora la sua vita fu caratterizzata da visioni, penitenze e grandi sofferenze morali e fisiche. Durante l’estasi del 20 luglio 1586, Dio le comunicò di averla scelta perché operasse il rinnovamento della Chiesa e dei religiosi; ancora in preda alla visione, la Santa dettò lettere ed esortazioni al papa Sisto V, cardinali e vescovi, che tuttavia mai inoltrò per modestia. Le sue esperienze mistiche, che durarono fino al 1604, furono raccolte nei “manoscritti originali”, nome dato agli appunti in cinque volumi che le consorelle stendevano su quanto Santa Maria Maddalena diceva nelle sue estasi ed “eccessi di amore divino”.

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Gravemente ammalata, trascorse gli ultimi anni di vita tra pene atroci finché si spense il 25 maggio del 1607. Fu beatificata da Urbano VII nel 1626 e canonizzata da Clemente IX nel 1699. Sin dall’anno successivo alla sua morte, i Carmelitani fiorentini iniziarono a divulgare racconti della vita della monaca e a diffondere le sue immagini e reliquie, fenomeno che si acuì con la sua beatificazione a canonizzazione. Dal punto di vista dell’iconografia, ben presto si venne ad evidenziare nelle rappresentazioni artistiche il dato sublime ed estatico che caratterizzò la sua vita, trascurando sempre più il suo pensiero finalizzato a riformare la Chiesa, tanto che le lettere dettate da Santa Maria Maddalena furono accantonate negli archivi sino alla fine dell’Ottocento. Viene raffigurata nell’abito carmelitano, nella sfumatura tanè: si tratta di un colore castano scuro, fra il rosso e il nero, simile a quello del cuoio, scelto secondo le indicazioni date all’Ordine sotto il Martignoni nel 1470 e poi rimaste nell’uso del monastero fiorentino fino al 1996. Fino a tutto il XVIII nell’Ordine carmelitano si stabilì la consuetudine di dedicare un altare a Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, spesso condiviso con Santa Teresa o con altri Santi del Carmelo. Dopo la beatificazione la mistica fu dipinta a braccia aperte ed occhi elevati al cielo, secondo l’immaginario della postura estatica già esemplificato in Santa Caterina da Siena. Spesso era ripetuto lo schema del “matrimonio mistico” con la consegna da parte di Gesù dell’anello alla presenza di Santi, oppure della corona di spine, ricevuta in estasi il 6 luglio 1584; talvolta si celebrava il cosiddetto “velo di purità” donato a Santa Maria Maddalena dalla Vergine Maria.  Altrettanto codificata era la cardiografia di Sant’Agostino: in queste immagini, che riportano l’esperienza mistica avuta la sera del 24 marzo, il Santo scrive sul cuore della monaca carmelitana le parole “Verbum caro factum est”.

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