Storie d'abruzzo

Prevenzione, “Troppi tabù e paure, regaliamoci tempo”: Benedetta Cerasani a Storie d’Abruzzo

Aiuto ai bambini, sostegno contro la depressione post partum, prevenzione contro il cancro. "Chiamiamolo col suo nome, basta tabù. Per i miei 45 anni mi sono regalata una mastectomia". A Storie d'Abruzzo Benedetta Cerasani e l'associazione I Girasoli

Sostegno al malato oncologico, alle mamme alle prese con il buio della depressione post partum, ai giovani con problemi.
Aiutare significa tante cose, lo sa bene l’associazione di Promozione sociale
I Girasoli” di Avezzano, da anni accanto a chi è in difficoltà con i suoi volontari, i suoi progetti e con una mano sempre tesa. Benedetta Cerasani a Storie d’Abruzzo.

Una storia, tante storie. Quelle delle avventure vissute, negli anni, da un’associazione nata per offrire sostegno e per promuovere la cultura della prevenzione. Prima c’è stato l’aiuto ai bambini, poi sempre più anime, sempre più cuori, da scaldare con la forza della solidarietà e con il desiderio di fare del bene. Benedetta Cerasani, presidente dell’associazione I Girasoli, ospite della trasmissione del Capoluogo “Storie d’Abruzzo”.
“Il focus principale dell’associazione consiste nella tutela e nel sostegno del malato oncologico. Prendiamo in carico non solo chi sta male, ma l’intera famiglia. C’è, poi una sezione che si occupa della problematica della depressione post partum, inoltre, negli ultimi anni abbiamo attivato un servizio chiamato ‘Maternity Care’, cioè sostegno e consapevolezza alla maternità. Iniziativa, quest’ultima, nata dopo l’emergere della pandemia da Covid19, poiché ci siamo resi conto, insieme ai professionisti della Comunità montana Montagna marsicana, che era necessario tendere una mano alle donne che avevano partorito durante il Covid e reinserirle, pian piano, in un percorso genitoriale. Un percorso non sempre facile, perché la depressione post partum può essere anche nascosta ed è, per questo, importante il supporto di educatori che affianchino la mamma”.

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Ma quando nasce l’associazione I Girasoli? Nasce nel 2004 a L’Aquila. Inizialmente l’obiettivo era seguire i ragazzi che avevano commesso piccoli reati, nel cosiddetto Percorso di messa alla prova. Un focus dell’associazione che, in realtà, è rimasto attivo anche oggi, perché seguiamo tuttora quei ragazzi segnalati dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila: li aiutiamo a svolgere un percorso di volontariato finalizzato a capire perché si sono avvicinati a quel determinato reato. Il percorso è affiancato da un professionista psicologo. Dal 2015 ci siamo avvicinati al mondo dell’oncologia: un’evoluzione dell’associazione dettata dall’esperienza che ho affrontato dopo la diagnosi di tumore all’ovaio ricevuta da mia madre.
Frequentando Roma e gli ambienti oncologici, mi sono resa conto che probabilmente nella Marsica alle donne mancava soprattutto l’informazione..e non un’informazione qualsiasi. A mancare era quell’informazione che arriva dalle testimonianze dirette, da chi in quel momento sta scoprendo e conoscendo i percorsi di prevenzione. Percorsi che dovevano, a mio parere, essere riportati in maniera semplice, come parlandone ad un amico”
.

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Proprio sulla prevenzione si concentra l’impegno dell’associazione I Girasoli.
Ci spiega Benedetta Cerasani: “Prima della pandemia, organizzavamo degli eventi di piazza in cui offrivamo visite gratuite alle persone e avevamo iniziato, inoltre, a promuovere eventi dedicati ai giovani, cercando di avvicinarli e sensibilizzarli alla prevenzione.
Il retaggio culturale, purtroppo, c’è e non lo si può negare: tantissime sono le ragazze, ad esempio, che hanno vergogna ad andare a fare
la prima visita dal ginecologo, ci spiega Benedetta. La pandemia non ha aiutato la missione prevenzione, ma l’associazione I Girasoli continua la sua azione di sensibilizzazione, indirizzata – oggi più che mai – prima di tutto ai giovani.
“Oggi siamo tornati nelle scuole grazie ad alcuni progetti, come quelli incentrati sull’educazione sessuale, che un tempo si studiava a scuola come prevedeva il programma ministeriale”.

Prevenzione, nessun tabù, comunicazione, ascolto.

Ci sono dei pilastri alla base dell’attività che I Girasoli svolge in ambito sociale. Quelli citati sono soltanto alcuni dei caratteri che identificano l’associazione. In particolare l’ascolto e l’importanza di saper stare accanto al malato sono al centro del libro che Benedetta ha scritto, “Parla con me”, frutto della sua esperienza associazionistica e soprattutto personale. Libro dedicato alla figura di sua madre, venuta a mancare nel giungo 2017 per un tumore all’ovaio.
Parlo spesso di tumore, non uso il termine ‘grave malattia’ o ‘male’ e lo faccio per scelta. Il cancro ha tante sfaccettature e molteplici dinamiche connesse…Si può curare, molte volte , per fortuna, si riesce a guarire da un tumore, altre volte purtroppo no.
Nel mio caso, penso che
 grazie alla scienza ho avuto una mamma per tre anni in più: se lei non si fosse rivolta ad un centro specifico probabilmente l’avrei persa nell’arco di 20 giorni”.
Alla fine di questo percorso
racconta ancora Benedetta – ho capito di dover descrivere, riportare le emozioni e le fasi di una diagnosi di cancro all’interno di una famiglia. Perché è importante sottolineare che quando il tumore entra in un nucleo familiare va a scombinare anche gli equilibri economici della stessa famiglia. Gli aiuti ci sono, è vero, ma spesso sono lenti e possono farci sentire soli e far sentire sola la famiglia.
All’interno del libro ho inserito anche una serie di frasi ‘tipiche’ che vengono dette alla persona che sta affrontando la malattia: frasi che non sono ‘giuste’, almeno non in quel contesto. Non è facile stare vicino a chi sta lottando contro il cancro.
Espressioni quali ‘Stai a casa’, ‘Goditi il tempo che ti resta’ sono frasi che portano chi le riceve ad avere impeti di rabbia. Quindi, con questo libro ho voluto essere d’aiuto, per quanto possibile, a chi si ritrova accanto ad una persona malata ed ha difficoltà a starle vicino come vorrebbe”. 

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L’importanza del sorriso
“Il sorriso accompagna la nostra associazione in tutti i suoi interventi. Per ogni negatività bisogna trovare il lato positivo.
Io sono mutata al BRCA 1 e da quando l’ho scoperto ho iniziato un percorso di prevenzione mirato. Quindi, ho scelto di rimuovere ovaie e utero quattro anni fa, mentre a dicembre dello scorso anno ho deciso di darmi una nuova vita, facendo la mastectomia preventiva con l’inserimento immediato di protesi. Non è nulla di spaventoso, ci tengo a dirlo, semplicemente per due settimane si fa fatica a fare le pulizie! Crediamo fermamente che tutto vada preso con il sorriso e proprio in quest’ottica abbiamo ideato un progetto dedicato alle donne per riabilitare l’arto del braccio a tre settimane dall’intervento al seno, attraverso la scherma.
Questo ci permette di portare la riabilitazione fuori dalle mura ospedaliere. Si tratta di un progetto pilota, siamo gli unici del Centro sud a offrire questa possibilità di fare una riabilitazione diversa. Un percorso che ha visto ormai nascere una famiglia: condividiamo tante cose e tante esperienze ulteriori rispetto alle gare di scherma. Organizziamo eventi, visitiamo e non perdiamo mai l’occasione di sorridere insieme”. 

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