Cronaca

Omicidio di Barisciano, testimonianza a sorpresa: “Ecco perché il cellulare di mio figlio risultava vicino casa della vittima”

L'AQUILA - Per il processo per l'omicidio di Barisciano sentito il padre dell'imputato, che a sorpresa sostiene: "Il giorno dell'omicidio mio figlio mi ha portato degli attrezzi".

L’AQUILA – Per il processo per l’omicidio di Barisciano sentito il padre dell’imputato, che a sorpresa sostiene: “Il giorno dell’omicidio mio figlio mi ha portato degli attrezzi”.

Testimonianza inattesa oggi in Corte d’Assise per l’udienza relativa all’omicidio di Barisciano a carico di Gianmarco Paolucci, difeso dagli avvocati Mauro Ceci e Licia Sardo, e accusato di aver ucciso Paolo D’Amico. Sentito infatti il padre dell’imputato, che ha dichiarato che nei giorni precedenti al fatto di sangue avrebbe chiesto al figlio di portargli degli attrezzi nell’abitazione di Picenze, che occupava in quanto separato e non più nella casa familiare di Bagno. Abitazione, quella di Picenze, a pochi chilometri da quella della vittima. Gli attrezzi, poi, gli sarebbero stati portati (e lasciati all’esterno dell’abitazione) proprio il giorno dell’omicidio, spiegando sostanzialmente il motivo per cui il cellulare dell’imputato avesse agganciato la cella compatibile con l’abitazione della vittima. PM e Corte hanno sollevato dubbi sull’attendibilità della testimonianza che evidenzierebbe così un fatto nuovo, ammonendo il teste sulle responsabilità in caso di falsa testimonianza per aiutare il proprio figlio.

Tra le altre testimonianze, quella del titolare di un’azienda marchigiana a cui l’imputato aveva fatto richiesta di lavoro e vari colleghi macellai. Al centro dell’attenzione, sempre la questione sulla capacità di Paolucci di utilizzare la mano destra, piuttosto che la sinistra, essendo egli mancino, mentre l’autopsia aveva rilevato colpi inferti con la destra. Anche in quest’occasione è emersa la conferma del fatto che l’imputato è mancino e allo stesso tempo che in macelleria ci sono attrezzi comunque da utilizzare con la destra.
Sentito anche il responsabile dell’ARPA, che ha seguito i test tossicologici sul capello refertato il giorno dell’arresto di Paolucci. Capello lungo 6 centimetri, che quindi può prendere in esame i 6 mesi precedenti (1 mese per centimetro). L’esame ha dato esito negativo, quindi l’imputato non ha fatto uso di stupefacenti almeno nei 6 mesi precedenti all’arresto. D’altra parte nessuno dei colleghi ha riferito che il Paolucci ne facesse uso.
Ascoltati anche i titolari di alcuni bar e sale scommesse, in relazione alle attività svolte dall’imputato all’interno delle stesse, essendoci delle corrispondenze tra i movimenti dei conti e appunto questo genere di attività.

Si torna in Aula il prossimo 15 giugno, per le testimonianze dei RIS e dei medici legali che hanno eseguito l’autopsia.

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