Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, Shemà di Primo Levi

"Shemà" di Primo Levi, una poesia della pace per l'appuntamento con la rubrica di Valter Marcone.

Lo scenario apocalittico che il G20 e la Conferenza sul clima di Glasgow avevano ipotizzato potrebbe non fare a tempo a realizzarsi. Forse una apocalissi più vicina potrebbe porre termine ai nostri giorni e ai giorni del nostro pianeta come lo conosciamo. Mi riferisco alla minaccia atomica che da più parti viene pronunciata. Una minaccia insita in un eventuale conflitto mondiale, una terza guerra mondiale.

Perché chi userà l’atomica, quella degli arsenali moderni che è centinaia di volte più potente delle bombe lanciate su Hiroshima e Nagasaki , inevitabilmente la subirà. Potrebbero anche essere usate arme tattiche con testate nucleari di minore potenza con obiettivi più limitati e allora sarebbe ancora peggio . Il risultato in entrambi i casi la desertificazione di vaste aree o dell’intero pianeta Terra. Solo per fare un esempio va ricordato che il terreno attorno alla centrale nucleare di Cernobyl dopo l’incidente che lo ha contaminato, rimarrà contaminato per almeno trentamila anni , perchè l’elemento inquinante si degradi . Un tempo, come siamo abituati a contare noi, da manuale di preistoria . Tanto che soldati di alcuni reparti dell’esercito russo impiegati su quei terreni per scavare forse trincee , senza alcuna protezione individuale ,stando ad alcune notizie apparse sulla stampa e sui siti specializzati sono stati contagiati e hanno riportato danni della salute, ormai a decenni da quell’incidente.
Ho parlato di distruzione del nostro pianeta e del genere umano. Esagerazione? Forse. Perchè la guerra c’è sempre stata e probabilmente anche questa guerra russo ucraina , si protrarrà nel tempo con l’uso di armi “convenzionali” e a farne le spese saranno i più deboli, i più poveri, i più inermi. Di questa guerra, che per procura Joe Biden sta combattendo contro Vladimir Putin si parla come di una resa dei conti per rendere impotente un paese la Russia di Putin. Nessuna parola di negoziazione, fino a questo momento, si riesce a percepire nel rumore delle armi .

Ora la pace dobbiamo guardarla con gli occhi di Primo Levi di cui tutti conoscono la biografia e le opere .Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai campi di concentramento e sente il dovere del racconto e della testimonianza. Il suo romanzo Se questo è un uomo, scritto tra il 1945 e il 1947, è diventato un classico della letteratura mondiale, dopo essere stato rifiutato da molti editori ed essere stato infine pubblicato da De Silva in una tiratura limitata. Nel 1963 pubblica La tregua, che vince la prima edizione del Premio Campiello e diventa poi un film per la regia di Francesco Rosi. “La chiave a stella” del 1978 vince l’anno successivo il Premio Strega. Nel 1982 in “Se non ora, quando?” racconta le avventure di un gruppo di partigiani ebrei che tendono imboscate ai tedeschi sul fronte orientale. Il libro vince nel 1982 il Premio Campiello e il Premio Viareggio. Con I sommersi e i salvati (1986) torna sul tema dell’Olocausto, analizzando in forma saggistica la sua esperienza. Viene trovato morto l’11 aprile 1987 alla base della tromba delle scale della sua casa di Torino. Ecco dunque una poesia di Primo Levi che è una testimonianza che ci invita, a 35 anni dalla sua morte, a meditare su ciò che è stato affinché non si ripeta, a conoscere gli orrori della guerra per perseguire, con ostinazione, la pace e la libertà dei popoli.

Shemà  – Primo Levi – 
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

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