Cultura

Tutti i Santi giorni, 11 maggio: Sant’Antimo, San Fabio e San Basso

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" dell'11 maggio Sant'Antimo, San Fabio e San Basso.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” dell’11 maggio Sant’Antimo, San Fabio e San Basso.

L’11 maggio si ricordano Sant’Antimo, San Fabio e San Basso. Le poche notizie sulla vita di questi Santi provengono dalla Passio Sancti Anthimi, scritta fra il V e IX secolo e ritenuta dagli studiosi abbastanza priva di fondamento storico. Durante il Medioevo era consuetudine che qualche agiografo, per dare maggiore consistenza alle scarne fonti pervenute su uno o più martiri, li riunisse in un’unica Passio: questo è quanto avvenne per Sant’Antimo e i suoi compagni. Il suo martirio è accomunato a quello di altri santi: Fabio, Basso, Sisinnio, Dioclezio, Fiorenzo e Massimo.
La fonte narra che sul finire del III secolo era proconsole dell’Asia Minore Faltonio Piniano, sposato con Anicia Lucina, imparentata con l’imperatore Gallieno. Consigliere di Piniano era un tal Cheremone, acerrimo persecutore dei cristiani, che fece imprigionare il presbitero Antimo e i suoi discepoli; tuttavia, il piano dell’uomo non ebbe buon fine perché un giorno, attraversando sul cocchio le vie di Nicomedia, cadde rovinosamente e morì. Questo evento spaventò a tal punto il proconsole, formalmente responsabile della persecuzione, che si ammalò gravemente di un male incurabile. Allora la moglie Lucina, già attratta dalla religione cristiana, chiese l’intervento di Antimo: lo fece liberare insieme ai discepoli e condurre a palazzo dove gli promise la libertà se avesse guarito il marito. Il presbitero invitò Piniano alla conversione e, guaritolo per intervento divino, gli somministrò il battesimo. Dovendo fare ritorno a Roma, richiamato dall’imperatore Diocleziano, il console convinse Antimo e i suoi discepoli a seguirlo nella capitale, ma, resosi presto conto che non erano al sicuro, per sottrarli alle persecuzioni li mandò a rifugiarsi in due poderi di sua proprietà. Il diacono Sisinnio con Dioclezio e Fiorenzo, andarono ad Osimo nel Piceno, mentre Antimo, Massimo, Basso e San Fabio furono inviati presso la città sabina di Curi. Incapaci di rimanere inoperosi, i due gruppi presero ad evangelizzare la regione, operando anche miracoli e conversioni: in particolare, Antimo sempre seguito dai suoi discepoli, liberò dal demonio un sacerdote pagano che, una volta abbracciata la nuova fede, distrusse l’idolo del dio Silvano, incendiando anche il bosco a lui sacro. I pagani furiosi denunciarono il grave oltraggio al proconsole Prisco che incolpò il prete, arrestato con i discepoli, interrogati e torturati. Sant’Antimo fu decapitato l’11 maggio 305 e sepolto nell’oratorio di Curi in cui era solito pregare; la stessa sorte toccò a San Massimo, giustiziato il 19-20 ottobre 305 e sepolto nel suo oratorio al XXX miglio della Salaria. San Basso fu arrestato e avendo rifiutato di sacrificare a Bacco e Cerere, fu massacrato dal popolo nel mercato di Forum Novum; San Fabio fu consegnato al console che dopo averlo fatto torturare, lo condannò alla decapitazione lungo la stessa via Salaria.

Sant’Antimo San Fabio e San Basso tutti i santi giorni

Particolarmente venerato a Cures Sabini, l’odierno Passo Corese, una frazione di Fara in Sabina, a Sant’Antimo furono dedicate numerose chiese. Alcune leggende lo citano come vescovo di Terni, Spoleto e Foligno e a Montalcino, in provincia di Siena, sorge abbazia a lui intitolata, che secondo la tradizione ne avrebbe ospitato le spoglie.
Non sono molte le opere che raffigurano Sant’Antimo e i suoi compagni. L’iconografia più consueta lo vede negli abiti di presbitero o in quelli vescovili, mentre sta per essere decapitato. Talvolta nella scena compaiono un soldato con spada e in alto un Angelo con una corona del martirio tra le mani; spesso c’è anche il sacerdote pagano convertito, colto nell’atto di distruggere il simulacro del dio Silvano.

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