Calcio

L’Aquila 1927: numeri, bilanci e… un occhio ai play off

Si è chiusa la regular season de L'Aquila 1927, ed è tempo di bilanci, seppur parziali. Tutti i numeri della stagione, l'analisi del crescendo rossoblù nel girone di ritorno e la semifinale play off contro la Torrese.

Si è chiuso così, con un sonoro 6-0 sullo Spoltore, il girone di ritorno de L’Aquila 1927, e con esso ufficialmente la regular season del campionato di Eccellenza Abruzzo.

E, come ogni fine regular season che si rispetti, è il momento di tirare una prima linea, un bilancio parziale dell’anno appena trascorso, nell’attesa dei play off conquistati dai rossoblù, che permetteranno loro di proseguire il proprio cammino e cercare di ottenere il massimo da questo campionato.

È giusto e doveroso, innanzitutto, nel ripercorrere l’annata appena trascorsa, riportare un po’ di numeri e di dati, confrontando i due gironi. Nel girone di andata, i rossoblù, sotto la guida del tecnico Federico Giampaolo, hanno collezionato 9 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte, con un totale di 31 punti e con 26 goal fatti e 15 subiti. Nel girone di ritorno, con le prime due gare con la panchina affidata a Michele De Feudis e le restanti quindici a Sergio Lo Re, L’Aquila ha invece ottenuto 11 vittorie, 5 pareggi e una sola sconfitta, quella sul campo del Cupello; 38 punti, dunque, in totale, con 40 goal fatti e 11 subiti, che le hanno permesso di essere la squadra con il miglior attacco e la miglior difesa. Nello specifico, sotto la guida Lo Re, per analizzare la situazione con la massima precisione, i punti fatti sono stati 32: insomma, solo prendendo in considerazione il periodo con lui sulla panchina de L’Aquila, e quindi con due partite in meno rispetto alle altre nel girone di ritorno, vengono eguagliati i punti delle due squadre che, dopo L’Aquila, hanno avuto il massimo da questo girone, ossia Avezzano e Torrese, proprio con 32. Differenze anche nell’andamento dei singoli gironi: all’andata, nel famoso periodo iniziato con il 3-0 a favore dell’Angolana e terminato con il 3-0 subìto sul campo dello Spoltore, i risultati negativi si erano concentrati nella seconda metà del girone; al ritorno, l’unica sconfitta per i rossoblù è stata quella maturata nella seconda giornata di mister Lo Re, dunque la quarta del girone. Un climax ascendente giunto al culmine della stagione regolare con la prova di forza contro lo Spoltore, un 6-0 che ha vendicato la partita dell’andata, che aveva segnato non solo la fine di quel girone, ma anche di un periodo. Ma, si sa, ad ogni fine corrisponde un nuovo inizio.

Ad ogni modo, sembra che la differenza tra i due gironi, insomma, sia tangibile. Per usare una similitudine, sarebbe come confrontare un attaccante che non sa segnare neanche a porta sguarnita con uno che sa fare il suo dovere. Che nessuno si offenda. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.

Come mai? Beh, i punti di vista sono molti. Le opinioni, si sa, ancor di più. Ognuno ha la sua. Gli spunti di riflessione, in fondo, possono essere tanti. Errori nel girone di andata? Certamente, ma sarebbe fin troppo semplicistico liquidare il discorso con queste cinque parole. E, ad ogni modo, non è questo il momento di parlarne. Sia chiaro, a stagione terminata ci sarà modo di analizzare al meglio anche questo aspetto, ma ora, con i play off alle porte, non è il momento adatto per farlo. Allora, sarà, forse, che nel girone di ritorno i rossoblù hanno potuto contare su una squadra con individualità migliori, sarà che c’è stata più compattezza, sarà che l’ordine, rispetto al caos, ripaga sempre, ma c’è bisogno di qualcuno che lo metta. Sarà anche, forse, che si deve avere il coraggio di alzare la voce, di fare delle scelte e di assumersene tutte le responsabilità. Sarà che la quadra è stata trovata e, quando questo accade, è sempre perché ogni cosa va al suo posto, come, forse, avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Insomma, sembrano paroloni e frasi già fatte, e forse è meglio essere diretti e concreti. Dopo la sconfitta contro il Cupello, parlando sempre di campionato, L’Aquila ha inanellato tredici risultati utili consecutivi. Difficile pensare che sia un caso, nonostante il mese di marzo colmo di impegni e i tanti infortuni che hanno portato il tecnico ad avere, a volte, pochissimi cambi a disposizione in panchina.

La verità è che, con Lo Re sulla panchina rossoblù, ciò che realmente è andato in crescendo è quello che serve per costruire, parola cara alla società de L’Aquila 1927. Prestazioni e mentalità costruiscono più dei risultati, anche se, in fondo, anche quelli hanno dato ragione al lavoro svolto da tecnico, staff e squadra.

E ora? Testa ai play off. Un passo alla volta, un mattoncino alla volta, per costruire ancora. Si sente già parlare di play off nazionali, di squadre sarde, liguri e piemontesi. Del rischio di affrontare squadre di altre regioni, perché, dicono alcuni, con l’Isernia in Coppa è andata come tutti ricordiamo. Di certo, però, stiamo parlando di periodi totalmente diversi: dopo la vittoria della Coppa in ambito abruzzese contro il Sambuceto, L’Aquila si trovò ad affrontare l’Isernia in un periodo tutt’altro che semplice, in cui gli innumerevoli impegni rischiavano di accavallarsi e, tra l’altro, si era ancora nelle fasi iniziali del percorso di costruzione sopracitato. Senza contare che si tratterebbe solo di fare paragoni tra situazioni che poco hanno a che vedere una con l’altra.

Dunque, e ora? Due certezze.

Numero uno: il primo passo sarà la Torrese tra le mura del ‘Gran Sasso d’Italia’, e al momento è giusto pensare a questo. L’Aquila ha chiuso la regular season al terzo posto, dunque, come noto, affronterà anche la semifinale. Per gli ottimisti, un modo per non perdere il ritmo partita. Per i pessimisti, un altro ostacolo sul cammino. Per i realisti, un dato di fatto da prendere come tale, senza pensare a ‘come sarebbe stato se’. Lo stesso Lo Re, nella conferenza pre Avezzano-L’Aquila, disse: “Dobbiamo imparare a valutare le cose per come sono, e non per come vorremmo che fossero”. Ad oggi, la situazione è questa, e con i ‘se’ e con i ‘ma’ di certo non andrà a cambiare. Testa, dunque, solo alla Torrese, senza andare avanti con i pensieri.

Numero due: L’Aquila ha bisogno del supporto di tutti. Di un ambiente che la carichi, che la accompagni, che le si stringa attorno, che la sostenga. Ha bisogno dei suoi tifosi, che la spingano e che, con lei, abbiano la forza di crederci. Resta da vedere se la ricetta riuscirà, ma gli ingredienti ci sono tutti. Grinta, forza di volontà, coesione, unità di intenti… E un po’ di sale. A volte serve anche quello. Qualcuno capirà.

 

[Foto: L’Aquila 1927]

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