Camere con vista

In crisi l’alleanza giallorossa Pd – 5Stelle: Conte contro Draghi

Va in crisi l‘alleanza giallorossa tra Pd e 5Stelle. Conte sulle barricate, ma Draghi va avanti. Il 12 giugno coalizioni alla prova

Va in crisi l‘alleanza giallorossa tra Pd e 5Stelle. Conte sulle barricate, ma Draghi va avanti. Il 12 giugno coalizioni alla prova

C’è quasi una consegna del silenzio al Nazareno, la sede del Pd, ma l’attivismo di Conte sta creando non poco imbarazzo nel partito che, per sfidare la Destra, ha fatto affidamento sull’alleanza con i grillini. Conte del resto , nel suo secondo mandato, ha potuto contare sul sostegno pieno del Pd. Ma adesso l’ex premier si trova a dover rianimare un movimento che ha perso pezzi, che i sondaggi, in modo impietoso, segnano un inarrestabile declino. La sua popolarità non è bastata a risollevare le sorti del movimento.
Inoltre si è accentuata la frattura con l’ala governista rappresentata da Di Maio. Così adesso nervosamente cerca di recuperare quelle posizioni che portarono i 5Stelle nel 2018 al trionfo.

Archiviate le simpatie filo russe e un certo antieuropeismo tipiche del movimento, fa eccezione il presidente della commissione esteri del Senato, Conte punta sul pacifismo. O meglio, non mette in discussione le responsabilità della Russia per la guerra in Ucraina, ma dice no all’invio di armi offensive. Naturalmente è facile l’ironia di chi osserva che nessuna arma moderna è solo difensiva. Forse lo sono le armature e gli scudi. Ma non siamo nel medioevo.
Così adesso punta direttamente Draghi: renda nota la lista degli armamenti inviati , venga in Parlamento per riferire e quindi si sottoponga, eventualmente a un voto. Draghi non ci pensa proprio. La lista è segreta e tale dovrebbe restare. E il dibattito non è proprio in programma. Del resto una divisione politica della maggioranza sarebbe un regalo a Putin. Inoltre Draghi dopo essere intervenuto in sede europea si prepara ad andare da Biden negli Usa e dopo potrebbe andare a Kiev. Inoltre, nei contatti tra i governi europei si sta ipotizzando una forte iniziativa diplomatica. Macron, ha parlato per oltre due ore con Putin, ma senza risultati concreti. Così c’è chi ipotizza un incontro con una delegazione di leader europei. L’obiettivo è quello di dar vita all’apertura di una trattativa. Una iniziativa europea, slegata dalla posizione Usa.

Tornando in Italia, la posizione dei 5Stelle, che trova qualche consenso solo in Salvini (che pure è più problematico) sembra una sfida a Draghi. Forse Conte mal digerisce che quella poltrona gli sia sfuggita di mano tanto più che quella misura varata dal governo Conte, il superbonus del 110 per cento per le ristrutturazioni, è messa in discussione dal ministro dell’Economia Franco e dallo stesso premier. L’accusa del ministro di Draghi è che si è prestata a una serie impressionante di truffe, finte ristrutturazioni, e soprattutto ha portato a un rincaro dei prezzi anche di tre volte. Il fatto che il cliente non paghi nulla e ceda il bonus alla ditta che fa la ristrutturazione porta a non controllare i prezzi, così c’è chi ne approfitta. E i rincari si estendono anche per altre opere. Senza contare che costa allo Stato oltre 30 miliardi di minori entrate.
Rivedere la norma, o addirittura cancellarla, è un dito nell’occhio per Conte che vedrebbe eliminata o profondamente trasformata una legge simbolo del suo governo. Un po’ come quel reddito di cittadinanza spesso sotto accusa. Così Conte sbotta: ci vogliono cacciare dal governo, dice. Un modo per minacciare che i 5Stelle potrebbero uscire dalla maggioranza. L’ala governista getta acqua sul fuoco. Forse non se ne farà nulla ora, ma la questione è sul tappeto.
Ma non finisce qui. A Roma il sindaco Gualtieri, che ha preso il posto della pentastellata Virginia Raggi, intende affrontare la questioni rifiuti con la costruzione di un termovalorizzatore. Un modo per risparmiare sull’invio dei rifiuti in altre località, un modo per produrre energia, un modo per cercare di rendere più pulita la città anche in vista del Giubileo del 2025. Il governo, non solo approva la scelta, ma ha conferito al sindaco poteri commissariali per realizzare l’opera. Il no pentastellato è secco. Bisogna seguire altre strade, si dice nel mondo pentastellato. Un no che colpisce direttamente il Pd, partito di cui Gualtieri fa parte. Bon solo, ma prima di arrivare all’annuncio il sindaco ha avvertito, il presidente della Regione Zingaretti e il segretario Letta.

Così l’attacco a Draghi di fatto coinvolge il Pd che sostiene senza incertezze le mosse del Presidente del Consiglio. Inutile dire che il solco tra i due partiti si fa più profondo. Una crepa, solo parzialmente ricucita si era aperta già nelle trattative per la presidenza della Repubblica. Difficile dire se la scadenza elettorale del prossimo anno porterà a un quasi obbligato riavvicinamento. Paradossalmente molto dipenderà da quel che accadrà sul versante opposto. Se cioè tra Fratelli d’Italia e Lega tornerà il sereno.
Un appuntamento per tutti saranno le elezioni del prossimo 12 giugno. Una frattura a Destra sulla Sicilia avrebbe conseguenze nazionali. Per tutti sarà, dopo l’indigestione di sondaggi, la prova reale degli umori dell’elettorato. Umori che peseranno nelle scelte future.

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