Dillo al capoluogo

Io, insegnante precario: con Long Covid e senza stipendio

Lettera aperta di un insegnante precario, costretto a tre mesi di malattia causa long Covid con tracheobronchite, pericardite e…senza stipendio.

Vietato ammalarsi a scuola se sei un insegnante precario. Con la malattia lunga si resta…senza stipendio.

Peccato, soprattutto se il referto delle salate visite mediche sia di almeno 60 giorni di prognosi e di riposo forzato, causa tracheobronchite e pericardite da Covid 19. Al Capoluogo la denuncia di un insegnante precario indignato.

Andiamo con ordine. L’insegnante, precario doc, autore della segnalazione ci racconta di essersi contagiato a dicembre scorso e di avere subito riscontrato problemi, anche nei giorni immediatamente successivi alla negativizzazione dal Covid 19. Affanno, stanchezza, aritmie, difficoltà respiratorie. Da lì sono cominciate le visite specialistiche per capire la causa di quei pesanti malesseri.
“La prima diagnosi è stata un duro colpo. Trachebronchite acuta, con danni permanenti ai polmoni”. Un Long Covid tutt’altro che leggero quindi per l’insegnante, che dallo pneumologo ha ricevuto un primo certificato con prognosi di ben 60 giorni oltre a costose medicine. Impossibile, allora, tornare al lavoro: i problemi però non sono finiti qui. 
“Continuavo a non star bene, così ho fatto la tac e dei controlli anche da un cardiologo, il quale mi ha diagnosticato una pericardite, sottoponendomi ad ulteriori accertamenti medici e assegnandomi una terapia, basata soprattutto sull’assoluto riposo“. 
Terapie, cortisone, antinfiammatori, visite mediche specialistiche, farmaci e costosi integratori: una lunga lista di spese, “ma facevo affidamento sullo stipendio previsto, nonostante fossi in Malattia”.

Per i precari, tuttavia, il sistema scolastico prevede una riduzione dello stipendio – del 50% – a partire dal secondo mese di malattia.
Dopo tre mesi di malattia, in cui ho percepito lo stipendio pieno, sono rientrato a scuola contro il parere del mio medico curante. L’ho fatto per la mia salute mentale, perché sono stato costretto ad una totale reclusione, causa riposo forzato e, contemporaneamente, vincolato dagli orari delle visite fiscali: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, tutti i giorni, weekend e festività incluse. Eppure mi ritrovo, ora, a non aver percepito un solo euro di accredito sul mio conto corrente dalla scuola per il mese di aprile. Mese in cui ho regolarmente ripreso a lavorare”.

Nessuna comunicazione di ordine amministrativo: né dal Miur, né dall’ufficio territoriale, né dalla scuola. Interrogato il NoiPa la risposta tecnica è stata ‘busta paga a zero’.  Il mio contratto scade il 31 agosto, dovendo restituire i soldi avrebbero potuto trattenere in due o tre soluzioni i soldi dovuti. Questo mi avrebbe consentito di poter contare su uno stipendio minimo.
Invece, questo è il trattamento che riserva la scuola italiana ai suoi insegnanti”. 
Restando sul fronte scuola, quella raccolta non è l’unica denuncia arrivata alla nostra redazione.
Ci ha scritto anche un’altra insegnante che ha avuto problemi ad un occhio ed è stata sottoposta ad un intervento chirurgico. Ora, quindi, anche per lei sarà necessario un periodo di malattia. Ed anche lei dopo il primo mese avrà la brutta sorpresa sul conto corrente: oltre il 30esimo giorno di malattia, lo stipendio sarà dimezzato.

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