L'aquila

Palazzo Margherita, 800 anni di storia

Dal Palazzo del Capitano alla sede della Corte di Margherita d'Austria, dai Collegi giudiziari alla sede comunale, tutte le trasformazioni di Palazzo Margherita in 800 anni di storia.

L’AQUILA – Dal Palazzo del Capitano alla sede della Corte di Margherita d’Austria, dai Collegi giudiziari alla sede comunale, la lunga storia di Palazzo Margherita.

Saluto della consiliatura 2017-2022 ieri a Palazzo Margherita, che ha svelato la recuperata Aula del Consiglio comunale, dopo i lavori di ricostruzione post sisma 2009. Oltre ai saluti istituzionali, occasione per ricostruire la storia della sede comunale, grazie alle relazioni della professoressa Silvia Mantini e dell’ingegner Mario Centofanti dell’Univaq e dell’architetto Maurizio D’Antonio, che ha diretto i lavori, fino al maggio 2020. “Questo palazzo – ha spiegato l’ingegner Centofanti nell’occasione – conserva circa 800 anni di storia e oggi risulta profondamente trasformato rispetto alla costruzione originaria, dove poi si è insediata Margherita d’Austria, una trasformazione legata alle diverse destinazioni d’uso avute nel tempo. Palazzo Margherita quindi presenta una sedimentazione storica che si rivela in alcune permanenze medievali e rinascimentali, ma già in precedenza sicuramente tra Piazza San Francesco (oggi Piazza Palazzo) e Piazza Santa Margherita vi era il polo del potere civile della città. In particolare in Piazza Santa Margherita si fronteggiavano quello che oggi è Palazzo Picalfieri, che ospitava la residenza del Regio Tesoriere e di fronte il Palazzetto dei Nobili, antico palazzo della Camera aquilana. Su quella che era Piazza San Francesco, di fronte all’omonima chiesa demolita nell’800, c’era il Palazzo del capitano”.

Palazzo Margherita riapre per il saluto della consiliatura 2017-2022

“Quando nel 1572 arrivò Margherita d’Austria – ha proseguito l’ingegnere – si insediò presso il Palazzo del Capitano, le cui funzioni vennero trasferite altrove. Ci furono lavori fino al 1573, e nell’ottobre dello stesso anno l’architetto Girolamo Pico Fonticulano fu nominato progettista del Palazzo. In quel momento nasce un organico progetto ampliamento che ha occupato il resto dell’isolato, al limite di Piazza Santa Margherita”.
“Elemento qualificante del Palazzo, il chiostro, uno spazio che aveva sul lato sud una doppia scala rampante e divergente, che appartiene a quella ricerca di notevole rappresentatività che identifica l’architettura farnesiana. Altro aspetto importante è rappresentato dalla planimetria della città predisposta nel 1575 dallo stesso architetto, che aveva voluto rappresentare la città ideale del Rinascimento, con l’organizzazione ortogonale delle strada. Da quella planimetria si evidenzia come Palazzo Margherita fosse l’unico a occupare un intero isolato“.
Si arriva poi al terremoto del 1703, che provoca la perdita di alcune porzioni di palazzo che non verranno ricostruite: “Riamane però integra la grande sala che verrà trasformata nell’800. L’ultima profonda trasformazione del Palazzo arriva tra il 1838 e il 1846, quando si decide di ospitarci la sede dei Collegi giudiziari, mentre la Municipalità viene spostata presso il convento di Santa Maria dei Raccomandati, segnando il momento separazione fisica tra la stessa municipalità e il Palazzo. Solo nel 1960, con il trasferimento del Tribunale della nuova sede, il Comune tornerà a Palazzo Margherita“.

“L’andamento dei lavori a Palazzo Margherita – ha aggiunto l’architetto Maurizio D’Antonio, direttore dei lavori fino a maggio 2020 – è stato caratterizzato da due fattori: il primo, lo stato dei danni del terremoto, più esteso del previsto, che ha comportato un consolidamento più esteso; il secondo, la presenza di testimonianze storiche e architettoniche importanti. Quanto venne realizzato il progetto di Pico Fonticulano , c’era già la torre civica, edificata tra il 1200 e il 1300 e almeno due corpi di fabbrica. La presenza del Palazzo del Capitano, della Camera aquilana testimoniano che questo luogo è stato da sempre centro del potere politico cittadino“.

La professoressa Silvia Mantini ha invece tratteggiato la figura di Margherita d’Austria, che ha impresso il suo nome nello storico palazzo aquilano. “Margherita d’Austria non avrebbe avuto bisogno di una sede e quando chiederà al Re di Spagna, suo fratello, di poter essere governatrice a L’Aquila non sarà un atto casuale. Dopo un impegnativo periodo di governo nei Paesi Bassi, che lasciò al figlio, nel 1569 decise di trasferire la Corte prima nei piccoli feudi d’Abruzzo e poi, nel 1572, all’Aquila, città del Regno di Napoli che non le apparteneva, ma aveva molto amato e a cui ambiva per sua grande corte. In questo palazzo si insediò quindi una Corte rinascimentale in cui si parlavano 4 lingue. Nel Palazzo, con letterati, medici, artisti, musicisti, Margherita d’Austria fu artefice di scambi culturali e politici, ma fu anche particolarmente attenta alle dinamiche assistenziali. In questo Palazzo, trasformato dall’architetto Pico Fonticulato, Margherita d’Austria non solo fissò la sede del suo governo, come luogo d’uffici, ma vi ospitò il suo patrimonio, proveniente da ogni parte d’Europa. Margherita d’Austria amministrò con modernità e accuratezza i suoi tesori, ospitando importanti personalità dell’epoca, a partire da suo fratello, Giovanni d’Austria, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Lepanto”.

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