Cultura

Tutti i Santi giorni, 21 aprile: Sant’Anselmo

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 21 aprile, Sant'Anselmo d'Aosta.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 21 aprile, Sant’Anselmo d’Aosta.

Il 21 aprile ricorre la memoria facoltativa di Sant’Anselmo d’Aosta. Sant’Anselmo d’Aosta – chiamato anche Anselmo di Bec o Anselmo di Canterbury – nacque ad Aosta intorno al 1033, da Gundulfo, signore di origine longobarda, e dalla nobile Eremberga, originaria della Borgogna e parente del conte Oddone di Savoia. Allevato dalla madre nella fede, espresse sin da giovane il desiderio di dedicarsi alla vita conventuale, scontrandosi però con l’opposizione paterna, cosa che incrinò i rapporti familiari, aggravati dalla prematura scomparsa della madre. Poco più che ventenne, Sant’Anselmo lasciò la città natale per recarsi in Borgogna e da lì in Francia, giungendo nel 1059 nell’abbazia benedettina di Notre-Dame du Bec, in Normandia, per seguire le lezioni di Lanfranco di Pavia, priore e maestro della scuola del monastero. Nel 1060 prese gli ordini e divenne prima collaboratore del suo mentore e poi, nel 1063, priore e maestro di arti liberali. Alla morte dell’abate Erluino, che aveva fondato il convento, Anselmo ne fu eletto successore e rimase nell’abbazia fino al 1092. In questo periodo la sua attività si divise equamente tra l’attività pedagogica, incentrata su una rigida disciplina, e quella teologica che portò alla stesura di numerosi testi, tra cui il Mnologion e il Proslogion, oltre al De grammatico, il De veritate, il De libertate arbitrii e il De casu diaboli.

Durante i suoi lunghi viaggi ebbe modo di ritrovare a Canterbury il suo maestro Lanfranco, divenuto arcivescovo, e conoscere il monaco Eadmero alla cui biografia si devono le poche notizie che lo riguardano. Da lui apprendiamo che il 4 dicembre 1093 Sant’Anselmo venne consacrato vescovo di Canterbury. Durante la permanenza oltremanica, si scontrò più volte con Guglielmo II ed Enrico I: in quegli anni la chiesa inglese era funestata dalla simonia, dalla decadenza dei costumi e dalla violazione della libertà religiosa da parte dei sovrani. Anselmo fu costretto per ben due volte all’esilio; tuttavia, la pacificazione tra il sovrano e la Santa Sede gli consentì il rientro nella sua diocesi, dove morì nel 1109. Il pontefice Alessandro III nel 1163 concesse all’arcivescovo Tommaso Becket di procedere all’“elevazione” del corpo del suo predecessore, atto che a quel tempo corrispondeva all’odierna canonizzazione, ribadita nel 1494.  Fu annoverato tra i Dottori della Chiesa da Clemente XI l’8 febbraio 1720.
Sant’Anselmo è ricordato non solo come teologo, ma anche come filosofo tanto da essere definito il “padre della Scolastica”. Mente finemente speculativa, cercò nella tradizione di Platone il modo di coniugare fides e ratio, ritenendo che la ragione umana sia uno strumento essenziale per la speculazione teologica, ma anche che ogni forma di intelligenza sia preceduta dalla fede. Per Anselmo l’illuminazione deve guidare l’intelletto, che di per sé, da solo, non è sufficiente a penetrare il mistero divino, riprendendo da Sant’Agostino la formula credo ut intelligam, intelligo ut credam (credo per comprendere, comprendo per credere).
Nell’arte viene raffigurato con gli abiti episcopali, con i consueti attributi della mitria e del bastone pastorale e mentre è intento nella stesura di un libro.

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