San Martino I per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 13 aprile.
Il 13 aprile ricorre la memoria facoltativa di San Martino I. San Martino nacque a Todi e fu apocrisiarius papale, cioè legato pontificio a Costantinopoli, ed era tenuto in grande considerazione per saggezza e virtù. Eletto al soglio pontificio dopo la morte di papa Teodoro nel 649, mostrò subito una mano molto ferma nelle questioni di fede, operando soprattutto per arginare la diffusione dell’eresia dei monoteliti: indisse nella Basilica lateranense un grande concilio, al quale presero parte 105 vescovi d’Occidente, provenienti prevalentemente da Italia, Sicilia e Sardegna, più alcuni dall’Africa. Il Sinodo si svolse in cinque sessioni dette secretarii dal 5 ottobre al 31 ottobre 649 e produsse venti canoni di condanna dell’eresia Monotelita, dei suoi autori, e degli scritti che questa aveva promulgato, incluse le Ectesi, le esposizioni di fede del patriarca Sergio I e seguite dall’imperatore Eraclio, e il Tipo del patriarca Paolo II, accolto dell’imperatore regnante Costante II. Martino fece pubblicare i decreti sinodali in un’enciclica e Costante rispose ordinando all’esarca di Ravenna, Olimpio, di recarsi a Roma e catturare il Papa, se avesse insistito nella sua linea di condanna, e inviarlo prigioniero a Costantinopoli. La tradizione narra che Olimpio interpretò a suo modo gli ordini imperiali e tentò addirittura di fare assassinare il pontefice dal suo scudiero, durante la celebrazione della Messa a Santa Maria Maggiore: nel momento di ricevere l’ostia consacrata dalle mani del pontefice, il sicario estrasse il pugnale, ma fu colpito da improvvisa cecità. L’esarca, alla vista del prodigio, mutò atteggiamento e progettò una lotta armata contro l’imperatore d’Oriente stesso.
Tuttavia, morto Olimpio di peste, Costante II compì la sua vendetta e fece arrestare San Martino I dal nuovo esarca, Teodoro Calliopa, a San Giovanni in Laterano il 15 giugno 653. Il Santo fu condotto prima a Naxos e poi imbarcato per Costantinopoli, con l’accusa di essersi impossessato illegalmente della carica pontificia – invero mai riconosciuta da Costante – e di aver tramato con Olimpio contro Costantinopoli. Il lungo viaggio, durato quindici mesi, fu l’inizio di un crudele martirio: durante i numerosi scali, a nessuno dei fedeli accorsi a incontrare il papa fu concesso di avvicinarlo e al prigioniero non venne data neppure l’acqua per lavarsi. Giunto il 17 settembre 654 a Costantinopoli, Martino, abbandonato in giaciglio sulla pubblica via, venne esposto agli insulti del popolo prima di essere rinchiuso per tre mesi in prigione, fino all’iniziò il lungo ed estenuante processo, durante il quale numerose ed efferate furono le sevizie comminategli. Degradato pubblicamente, denudato ed esposto ai rigori del freddo, carico di catene, venne rinchiuso nella cella riservata ai condannati a morte, finché fu esiliato a Cherson in Crimea, dove morì, a seguito degli stenti, il 16 settembre del 655.
I suoi resti mortali furono sepolti nella Basilica di Santa Maria ad Blachernas e divennero presto oggetto di un culto per i molti miracoli dovuti alla sua intercessione. Sembra che le sue spoglie siano state in gran parte trasportate a Roma, nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.
La tradizione iconografica lo rappresenta con gli abiti e gli attributi propri della sua carica.
