Cultura

Tutti i Santi giorni, 9 aprile: San Demetrio di Tessalonica

Per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 9 aprile, San Demetrio di Tessalonica e i collegamenti con il comune di San Demetrio ne' Vestini.

Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 9 aprile, San Demetrio di Tessalonica e i collegamenti con il comune di San Demetrio ne’ Vestini.

Il 9 aprile si commemora San Demetrio di Tessalonica. Demetrio di Tessalonica visse probabilmente nel III secolo e fu martirizzato nel IV. I greci-ortodossi gli attribuiscono il titolo di Megalomartire ed è considerato un santo miroblita. I mirobliti, cioè “emanatori di mirra”, sono Santi il cui corpo, in vita o dopo la morte, emana una fragranza o lascia colare olio profumato, la cosiddetta manna dei santi: è un liquido aromatico con proprietà curative, di consistenza molto simile alla mirra che si vuole defluire dalle reliquie o dai luoghi di sepoltura di alcuni Santi cristiani. Le origini del culto di San Demetrio sono oscure, come anche le notizie circa la sua vita: la prima prova della sua esistenza si ha soltanto 175 anni dopo il suo martirio e molti studiosi mettono in dubbio che sia mai esistito un Demetrio martire in Tessalonica. L’agiografia tradizionale narra che fu un diacono del luogo e che venne trafitto da lance nei fianchi intorno al 306, durante le persecuzioni contro i cristiani verificatesi sotto l’imperatore romano Diocleziano o forse Galerio, per aver predicato il Vangelo: arrestato nelle terme, fu assassinato senza subire processo. Una passio più tarda lo vede rivestire i panni di un militare romano che avrebbe respinto i barbari in assedio di Tessalonica o addirittura un proconsole; per questo, durante il Medioevo, venne adottato come santo protettore dai Crociati insieme a San Giorgio. Subito dopo la morte del Santo, Leonzio, prefetto dell’Illiria, costruì due chiese in suo onore nel V secolo: una a Sirmio e l’altra a Salonicco. Intorno all’anno 418, le reliquie furono depositate nella chiesa di Tessalonica, sorta sul luogo del martirio, che da allora diventò il maggior centro di culto del santo. I pellegrini accorrevano al santuario, perché dalle reliquie sgorgava un olio dalle proprietà miracolose che portò al Santo il nome di taumaturgo, megalomartire e miroblita. Le sue reliquie sono conservate nelle due chiese di San Lorenzo in Campo e nella chiesa a lui intitolata in Salonicco, in Grecia, città di cui è anche il santo patrono, celebrato è il 26 ottobre. Il Martirologio Romano ne celebra la memoria invece il 9 aprile, riprendendo la tradizione del Martirologio Siriaco.
La sua iconografia lo raffigura nella lorica, l’armatura da soldato romano, sebbene le rappresentazioni precedenti al 600 lo vedano vestito di una semplice tunica. Dopo la caduta di Costantinopoli San Demetrio venne sempre più spesso associato a San Giorgio e insieme raffigurati a dorso di cavallo, di colore rosso per San Demetrio e bianco per San Giorgio; inoltre, mentre quest’ultimo uccide un drago, il primo è raffigurato nell’atto di colpire un moro. Un’altra tipologia iconografica lo vede dipinto con lo sfondo della Torre bianca di Tessalonica, raffigurata così come era nota durante il XVI secolo, dato che l’architettura e la conformazione della torre dell’epoca di San Demetrio è rimasta ignota.

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Nell’immagine di copertina si riporta la statua di San Demetrio, con sullo sfondo la chiesa omonima, situata nel comune di San Demetrio ne’ Vestini che prende il nome proprio dal santo. La cittadina era conosciuta già nel Medioevo con il nome di Pagus chrementes e più tardi come Demetra ma il toponimo “San Demetrio” comparve nel X secolo presso il Chronicon Farfense, per poi divenire definitivo con il riferimento ai Vestini con l’ingresso nel Regno d’Italia. L’edificio religioso si trova nella zona meridionale del paese, nell’area detta “La Cona”, lungo la strada degli antichi pellegrinaggi e dei tratturi dei pastori. La sua fondazione risale all’epoca medievale, tuttavia, la chiesa fu riedificata nel XVII secolo: in una relazione del notaio Giuseppe Cappa del 28 marzo 1600, infatti, si fa richiesta al vescovo dell’Aquila di provvedere alla ricostruzione dell’antica cappella di Santa Croce, troppo piccola per accogliere tutti i fedeli delle sette ville di San Demetrio – Cavantoni, Cardamone, Cardabello, Colle, Collarano, Villagrande e Villa San Giovanni. Questo primitivo impianto, denominato anche Santa Balbina, sarebbe sorto sulla preesistenza del tempio della dea Cerere, divinità venerata dai Vestini, punto di partenza di una Via Sacra che collegava le 7 ville, sorte sopra gli antichi pagi italici. L’Impianto seicentesco raddoppiò la lunghezza della chiesa. Il suo campanile era inizialmente una torre militare, una sorta di stazione di segnalazioni ottiche in cui la comunicazione avveniva tramite un sistema di specchi, e che serviva a scopi difensivi i borghi del territorio.

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