Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 6 aprile, San Pietro da Verona.
Il 6 aprile si commemora San Pietro da Verona. Conosciuto anche come Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini, nacque a Verona intorno al 1205 da famiglia catara. Dopo aver compiuto i suoi studi presso l’Università di Bologna, decise di entrare a far parte dell’Ordine dei Frati Predicatori al tempo in cui il fondatore, Domenico di Guzman, era ancora vivo. Viene ricordato in particolare proprio per la strenua lotta contro l’eresia catara, largamente diffusa in Lombardia, che combatté fondando anche una congrega di militanti detta “Società della Fede” o dei Fedeli, di cui tuttavia non vi sono riscontri storici certi. Nel 1240 San Pietro divenne priore nel convento domenicano di Asti e in seguito di quello di Piacenza, per poi giungere sul finire del 1244 a Firenze, dove cominciò a predicare nella chiesa di Santa Maria Novella, proseguendo sempre nell’opera di eradicazione della dottrina eretica. Secondo le Croniche dell’arcivescovo Antonino Pierozzi – Sant’Antonino di Firenze – in città la situazione degenerò quando gli inquisitori domenicani, supportati da Pietro, ottennero la condanna degli eretici fiorentini Baroni: si ebbero degli scontri, detti “del Trebbio” e di “Santa Felicita”, dal nome dei luoghi dove si svolsero e dove oggi si possono ancora vedere due colonne celebrative degli avvenimenti, erette alla fine del Trecento. La tradizione, non suffragata da fonti storiche, narra che a Firenze San Pietro fondò la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia. Papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como. Tra le fonti antiche utili per ricostruire l’agiografia del Santo, ci sono gli scritti del domenicano di Chioggia Pietro Calò che racconta di quanto seguito avesse la sua predicazione anche tra i ceti più abbienti. Tra gli elementi più innovativi introdotti da Pietro, bisogna senz’altro citare l’uso della recitazione del Rosario come forma popolare di preghiera che, adottato dalle numerose Confraternite da lui fondate, ne favorì la gran diffusione tanto da far attribuire la paternità dell’ideazione al più noto San Domenico di Guzman. La sua vita si concluse il 6 aprile del 1252 con l’assassinio da parte di due sicari, Pietro da Balsamo detto Carino e Albertino Porro di Lentate: mentre si recava a piedi da Como a Milano, fu assalito con un falcetto nei pressi della foresta di Seveso; sul luogo del martirio sorge ancora una piccola cappella. Il racconto del martirio prosegue dicendo che San Pietro, prima di spirare, intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse in terra la parola “Credo”. L’uomo che compì l’efferato gesto, dopo essersi pentito dell’omicidi, morì in fama di santità presso il convento dei domenicani di Forlì e che viene oggi ricordato come beato con il nome di Carino da Balsamo.
San Pietro venne canonizzato da papa Innocenzo IV il 24 marzo 1253 con la bolla Magnis et crebris. Il coltello con cui subì il martirio è conservato a Seveso, presso il Santuario sorto in suo onore. Le spoglie riposano nell’Arca di San Pietro Martire conservata all’interno della Basilica di Sant’Eustorgio a Milano, nella Cappella Portinari.
Nell’arte San Pietro è generalmente raffigurato in abito domenicano (saio bianco e mantello nero); tra gli attributi ricorrenti un libro in una mano con la scritta “Credo”, la palma del martirio nell’altra e il capo trapassato da una roncola o da un grosso coltello falciforme. È di certo uno dei santi più raffigurati nell’arte cattolica e quasi tutti gli artisti hanno realizzato opere con la sua effigie a partire dalla sua canonizzazione, vista anche la grande diffusione dell’Ordine Domenicano. In relazione al suo martirio, San Pietro viene anche invocato contro il mal di testa.
