Ucraina, Svitlana Ostapenko: “A piedi attraverso la frontiera, mio figlio è rimasto a combattere”

Per la rubrica Grandangolo, lo speciale sulla guerra in Ucraina con la testimonianza di Svitlana Ostapenko, funzionario del Ministero degli Affari esteri ucraino e già console presso il Consolato ucraino di Milano: “Siamo fuggite da Kiev in quattro, mio figlio si è arruolato volontario nell’Esercito. Non dimenticherò mai il momento in cui abbiamo attraversato la frontiera a piedi”.

Puntata speciale di Grandangolo, con l’intervista a Svitlana Ostapenko, funzionario del Ministero degli Affari esteri ucraino e già console presso il Consolato ucraino di Milano, sposata con un cittadino abruzzese, che a IlCapoluogo.it ha raccontato i primi 9 giorni di guerra a Kiev e poi la fuga verso l’Italia. “Dentro di me – spiega Svitlana Ostapenko – non sentivo di dover abbandonare il mio Paese, ma allo stesso tempo mi sentivo inutile a rimanere chiusa in casa ad aver paura che da un momento all’altro potesse succedere qualcosa. Così, con mio marito che insisteva dall’Italia, dove già era per lavoro, alla fine ho preso la decisione. Eravamo quattro donne in fuga, tra cui una signora di 72 anni appena uscita dall’ospedale”.
Due giorni e due notti per arrivare in Italia: “Da Kiev abbiamo trovato quattro posti sul treno per Leopoli. Da lì con un pulmino abbiamo raggiunto la frontiera, che abbiamo attraversato a piedi”. “Non dimenticherò mai quel momento. Mi veniva da piangere e mi chiedevo: perché siamo costrette a fare questa cosa?”.
Per fortuna dall’altro lato della frontiera l’accoglienza è stata totale: “I Polacchi sono un grande popolo, non finirò mai di ringraziarli. Abbiamo trovato tutto, un pasto caldo, generi di prima necessità, tutto quello che serviva. E grazie anche all’Italia, che ha fatto lo stesso. Io avevo già mio marito, ma anche le altre donne sono state accolte e dotate di tutta l’assistenza che serviva, a partire da quella sanitaria per la donna di 72 anni.”

Il cuore, però, rimane in Ucraina: “Ho un figlio di 34 anni, è un tecnico informatico e non ha mai avuto niente a che fare col mondo militare. Con lo scoppio della guerra si è arruolato volontario per combattere per il nostro Paese. In Ucraina sono rimasti anche tanti parenti e amici, che non hanno voluto lasciare le proprie case. Una mattina mi sono svegliata con il messaggio vocale di mia sorella, che abita in un piccolo centro: mi diceva che avevano chiamato per farla evacuare, ma ha rifiutato. ‘Resto a casa’, mi ha detto, piangendo”.

Lasciato il proprio Paese con il cuore a pezzi, quindi, adesso per Svitlata è arrivato il momento di fare tutto quello che può per aiutare chi è rimasto e sta cercando di fuggire dalle bombe: “Ho contatti con mio figlio, visto che anche gli altri soldati hanno bisogno di una mano per mettere al sicuro mamme, mogli e bambini. Anche attraverso il mio lavoro sto facendo di tutto per agevolare le attività di cui c’è davvero bisogno: aiuti umanitari e mezzi di trasporto per portare al sicuro donne e bambini“.