L'accoglienza e la nuova vita

Bambini ucraini sui banchi di scuola: la barriera della lingua e la ricerca di una nuova serenità

Iniziano a sedere tra i banchi di scuola i bambini ucraini arrivati in Abruzzo nelle scorse settimane. La prima difficoltà da affrontare sarà la lingua, come si organizzano le scuole?

Iniziano a sedere tra i banchi di scuola i bambini ucraini arrivati in Abruzzo nelle scorse settimane, dopo un primo periodo d’ambientamento e i controlli Covid disposti. La prima difficoltà da affrontare sarà la lingua, vero ostacolo all’inclusione e alla formazione: come si organizzano le scuole?

“Ieri è arrivato il primo bambino a Fontecchio, alla scuola materna. Oggi un’altra bambina inizierà le lezioni al plesso scolastico di Fossa, in seconda elementare”, ci ha spiegato il dirigente scolastico Antonio Lattanzi. A giorni è previsto anche l’arrivo di un terzo bambino a Villa Sant’Angelo. Ma come procederà il percorso scolastico dei bambini ucraini nelle nostre scuole?
Inutile specificare come la lingua sarà, almeno nei primi tempi, il problema più grande. 
Le loro, del resto, sono vite interrotte: da un giorno all’altro, senza capire il perché, questi bambini si sono ritrovati in viaggio, lontani dalla propria casa, con destinazioni ignote e, spesso, anche soli. Sono fuggiti da una guerra che non conoscono e che, speriamo, non debbano conoscere mai sulla propria pelle. Intanto, però, si ritrovano a pagarne gli effetti, ad incominciare dalla sfida di “ri-cominciare”.
E ricominciare, per i piccoli arrivati in Abruzzo, significherà innanzitutto riprendere la scuola, senza poter riallacciare i fili con quanto lasciato in sospeso. Ricominciare dai compagni, dagli insegnanti, dalle lezioni. Tutto diverso, tutto nuovo.
Dall’altro lato anche dirigenti e personale scolastico saranno chiamati al compito di non farli sentire soli, né spaesati.
“Al momento i bambini che stanno arrivando hanno già parenti nelle nostre zone, che vivevano in Italia da anni e che, per fortuna, possono aiutarli con la lingua italiana”. 

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Un problema, quello linguistico, appunto, “che per le scuole dell’infanzia è relativo, poiché i bambini prevalentemente trascorrono il proprio tempo giocando. Discorso diverso per la scuola primaria. Ci stiamo ponendo il problema già da settimane ed oggi abbiamo avuto il primo ingresso alla Primaria. Le scuole hanno ricevuto una quota economica che dovrebbe servire per il sostegno psicologico e, in parte, anche linguistico per i bambini ucraini, ma non è facile reperire il personale adeguato a soddisfare le competenze linguistiche richieste. Si consideri, infatti, che i tempi e le modalità per la ricerca del personale non sono così snelli e che l’ucraino non è una lingua molto studiata. A Fontecchio, per fortuna, abbiamo un’insegnante della scuola primaria laureata in russo che ci sta già fornendo il suo supporto, ma inutile negare che la lingua non può non essere un problema“.
“Comunque – rassicura il dirigente scolastico Lattanzi – cercheremo di organizzarci al meglio e in tempi rapidi, per offrire ai bambini ucraini fuggiti dalla guerra tutto il sostegno necessario. Metterò in campo tutte le risorse che ho nell’Istituto e cercherò possibilità anche dall’esterno, ad esempio con il supporto delle Comunità montane. Il problema interesserà anche la questione relativa alla valutazione degli alunni ucraini: teniamo conto che iniziano questo anno scolastico da noi a marzo inoltrato. Sarà comunque necessaria una valutazione degli apprendimenti, ma sarà doveroso fare tutte le considerazioni del caso, ad incominciare dalla difficoltà linguistica che si sta già affrontando in queste prime settimane”. 
Una serie di criticità, quindi, che vedono le scuole già attive per trovare tutte le soluzioni necessarie per rispondere a questa nuova emergenza.
E, soprattutto, per restituire a questi bambini quella serenità che gli è stata brutalmente tolta.

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