Camere con vista

La guerra in Ucraina cancella la politica, ma tra due mesi si vota

La guerra in Ucraina cancella la politica, ma tra due mesi si vota. Ad oggi ci sono solo polemiche soft: presto Draghi il manovratore avrà ben altri disturbi

La guerra in Ucraina cancella la politica, ma tra due mesi si vota.

Sono anni che siamo in permanente campagna elettorale, invece proprio ora che ci aspetta un anno di elezioni, la politica tace.
La ragione però non è banale e almeno per una volta è un bene che sia così. C’è una guerra che ci coinvolge, inviamo aiuti di ogni genere al popolo dell’Ucraina, diamo accoglienza a chi fugge dall’inferno dei combattimenti. E c’è diffuso un timore ancora più grande: che il conflitto possa coinvolgerci. Così le maggiori forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, sono concordi. Stavolta non c’è nessuno che cerca di raccogliere voti tra i filoputiniani di casa nostra, pochi forse, ma ci sono stando a quel che si legge sui social.
Le divergenze riguardano altro, ma le polemiche sono soft. Così sulla riforma del catasto c’è un braccio di ferro che coinvolge la maggioranza, si è ventilato il rischio di una crisi di governo. Chi si assumerà tale responsabilità in una situazione tanto delicata, che preoccupa gli italiani come non mai? Qualche tensione potrebbe aversi se il 31 marzo dovesse essere prolungato lo stato di emergenza per il Covid. Invece sembra del tutto sfuggire al confronto nazionale l’attività politica legata alle scadenze elettorali. Eppure tra due mesi si voterà in 23 capoluoghi di provincia. Quattro di questi sono anche capoluoghi di regione: L’Aquila, Palermo, Genova, Catanzaro.

leggi anche
super green pass
Attualita'
Covid 19, il 31 marzo finisce lo stato di emergenza: cosa cambia

Una prova generale delle politiche che si terrano tra un anno. Nelle amministrative locali si sperimentano le coalizioni. In alcuni casi sono definite, soprattutto nel centrodestra, dove – forse con l’eccezione della Sicilia e con qualche problema a Verona – è già tutto deciso con la conferma della coalizione di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Il centrosinistra si affanna a cercare di sperimentare quel campo largo che costituisce la sola carta spendibile per contrastare il centrodestra alle prossime politiche. Ma tutto si svolge sotto traccia, si discute nelle città interessate al voto amministrativo, ma quel bombardamento mediatico a cui eravamo abituati non c’è. Ci sono, però, anche altre ragioni di cui poco si parla e che la crisi internazionale ha silenziato, ma che, al momento opportuno, torneranno evidenti.
Prendiamo il centrodestra. Si è lacerato nel corso della votazione per il presidente della Repubblica, sono state suonate la campane a morto per la coalizione, in attesa di un lungo e difficile incontro chiarificatore. I sondaggi continuano a dare in costante crescita il partito di Giorgia Meloni. Salvini ha perso il consenso che si era guadagnato dopo il voto del 2018. In sede locale ci sono dirigenti della Lega che passano con FdI. I due partiti sono concorrenti e per ora a soccombere è Salvini.
Diversa la questione che riguarda il partito di Berlusconi. Possono i centristi di Forza Italia accettare di essere da supporto di un partito di destra? Così in vista delle elezioni del ’23, Matteo Renzi si muove e vorrebbe aggregare quel centro che non vuole essere stretto nella morsa tra Salvini e Meloni e che non vuole avere nulla a che fare con i 5Stelle. Renzi, per ora, lancia messaggi senza avere risposte. Forza Italia non si divide, del resto Renzi non riesce ad aggregare nemmeno i leader più vicini. Con Calenda è ai ferri corti. Ma tutta l’area di centro ha più leader che voti. E per le prossime amministrative sembra tramontata l’ipotesi di un candidato centrista in molte città, a partire da Palermo.

Non migliore appare la situazione a sinistra. Letta ha puntato su Conte. Ma il leader dei 5Stelle è ancora un leader ipotetico. La scelta della dirigenza passa per i tribunali. La vecchia guardia contesta. Intanto i sondaggi accreditano una caduta libera del gruppo che ha dominato le ultime elezioni. Alle prossime amministrative si verificherà la tenuta dell’alleanza. Per il momento, le divisioni restano tutte. Le amministrative dovevano essere una prova generale delle politiche. Forse saranno solo una tappa di avvicinamento. I giochi si faranno dopo, i risultati di maggio peseranno. Se non altro perché l’analisi di quel voto sarà indicativa sullo stato di salute degli schieramenti.
E gli eventuali “malati” dovranno prendere per tempo le contromisure per cercare di guarire prima della prossima primavera. Questo significa che ci sarà inevitabilmente la corsa a distinguersi, a evidenziare una propria identità. Facile pensare che tutto questo peserà sull’azione di governo. In questi mesi si è cercato di disturbare poco o nulla il manovratore, cioè Draghi, ma nei prossimi mesi, guerra permettendo, non sarà così.

leggi anche
Mario Draghi
Attualita'
Ucraina e questione energetica, Draghi: “In Italia scarsa lungimiranza”
senato della repubblica
Politica
Camere con vista, la partita più difficile di Draghi
tavolo centrodestra l'aquila
Politica
Elezioni L’Aquila, centrodestra al lavoro sul programma 2022-2027
luigi d'eramo david filieri grandangolo
Grandangolo
Luigi D’Eramo a Grandangolo: “Dal centrodestra prova di affidabilità e stabilità politica”
americo di benedetto grandangolo
Grandangolo
Elezioni L’Aquila, Americo Di Benedetto: “Corro per la mia strada, il centrosinistra non esiste”
Stefania Pezzopane
Grandangolo
Elezioni L’Aquila 2022, Stefania Pezzopane: “Non sfido Biondi, corro per la mia città”
Stefania Pezzopane
Politica
Elezioni L’Aquila, Stefania Pezzopane candidata sindaco: è ufficiale
ucraini accoglienza sante marie
L'accoglienza
Ucraina, in Abruzzo 59 bambini nelle scuole dell’infanzia e primarie
guerra ucraina
L'intervista
Ucraina, l’ex Colonnello Nato Mancinelli: “Putin non si fermerà, anche l’Europa ha le sue colpe”