Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 12 marzo, Santa Fina.
Il 12 marzo si commemora Santa Fina. Fina – forse abbreviazione di Iosefina o Serafina – dei Ciardi nacque a San Gimignano nel 1238, da Cambio Ciardi e Imperia, nobili decaduti. Attorno alla sua breve vita fiorirono presto numerose leggende, ma il biografo più accreditato è Fra’ Giovanni del Coppo che compose l’Historia vita et morte di Sancta Fina da San Gimignano, scritta nel XIV secolo e tradotta da Jacopo Manducci nel 1575. Santa Fina condusse una vita molto umile accompagnata dalla devozione per la Vergine Maria, acuita nel 1248 quando fu colpita da una grave malattia, forse una forma di tubercolosi, tipo osteomielite o coxite, e dalla perdita prematura dei suoi cari. Nonostante i dolori di cui soffriva costantemente, rifiutò di coricarsi in un comodo giaciglio decidendo di rimanere immobile su una tavola di legno di quercia, che con l’acutizzarsi della malattia, si ricoprì della pelle delle sue piaghe. Il 4 marzo 1253, dopo cinque anni di tribolazioni, mentre le nutrici Beldia e Bonaventura assistevano all’imminente trapasso, San Gregorio Magno apparve alla Santa predicendole la morte otto giorni più tardi. E infatti il 12 marzo 1253 la fanciulla spirò a soli quindici anni.
La tradizione vuole che quando il corpo di Santa Fina fu staccato dalla tavola su cui giaceva, si vide che dal legno erano fiorite delle gialle violacciocche, mentre nella casa si diffuse un persistente odore di fiori freschi. Le viole nacquero anche sulle mura di San Gimignano e vi nascono ancora oggi, tanto che gli abitanti del luogo le chiamano comunemente “Viole di Santa Fina” e che costituiscono il principale attributo iconografico della Santa.
Il corpo della giovanetta fu trasportato nella Pieve Prepositura accompagnato da tutta la popolazione, accorsa a renderle omaggio. Presso la sua salma si verificarono numerose guarigioni miracolose, tra cui quella della balia Beldia: secondo la leggenda, questa aveva la mano rattrappita per la fatica del sostenere la testa di Fina durante la sua lunga malattia, ma, mentre era al cospetto del santo corpo, la mano della defunta si sollevò e, presa quella della donna, la guarì.
Santa Fina si celebra a San Gimignano il 12 marzo, festività ufficialmente istituita nel 1481, due anni dopo che la Patrona venne invocata per ottenere la fine di una epidemia di peste: la calamità cessò e il miracolo si ripeté anche nel 1631. Sebbene il suo culto sia da allora tramandato dai sangimignanesi, Fina fu beatificata ma mai canonizzata.
Nel 1255, in sua memoria, fu eretto l’ospedale di San Gimignano, realizzato con le oblazioni deposte sul sepolcro della Santa. La struttura aveva lo scopo di dare ricovero ai vecchi, ai poveri e ai pellegrini ed è rimasta funzionante fino alla fine degli anni Novanta; nella cappella dell’ospedale era conservata la tavola di quercia dove Santa Fina era spirata, per poi passare nella Cappella di Santa Fina, nel Duomo. Questa è stata edificata da Giuliano da Maiano nel 1468 e all’interno dell’altare, opera di Benedetto da Maiano, sono custodite le sue reliquie. Sulle pareti della cappella sono gli affreschi di Domenico Ghirlandaio: il primo raffigura l’apparizione di san Gregorio, l’altro le esequie. Molto suggestivi i brani della fioritura delle viole sulle torri di San Gimignano, dell’angelo che suona le campane e della guarigione di Beldia.
