Cronaca giudiziaria

In pensione d’ufficio perché donne, risarcimento per 3 docenti e una collaboratrice scolastica

Discriminazione di genere, 4 dipendenti del Ministero dell'Istruzione in pensione d'ufficio, a 65 anni: a un'età diversa da quella prevista per gli uomini. Scatta il risarcimento.

Discriminazione di genere, 4 dipendenti del Ministero dell’Istruzione in pensione d’ufficio, a 65 anni, a un’età diversa da quella prevista per gli uomini. Scatta il risarcimento.

Risarcimento stabilito da 4 sentenze, secondo la decisione del Giudice del lavoro del Tribunale dell’Aquila, la dottoressa Anna Maria Tracanna, in procinto di essere trasferita presso la sezione lavoro della Corte d’appello dall’Aquila. A beneficiarne 3 docenti e 1 collaboratrice scolastica, ex impiegate in diversi Istituti dell’Aquila, rappresentate e difese nel giudizio dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia, legali della CISL Scuola.
Il Giudice ha accordato alle 4 lavoratrici ben 12 mensilità, nonché il diritto al computo, a fini pensionistici, del periodo dal 1 settembre 2014 al 31 agosto 2015, in quanto erano state collocate in pensione d’ufficio all’età di 65 anni, diversa da quella prevista per gli uomini.

Braghini e lancia

La vicenda era cominciata con un primo ricorso d’urgenza presentato nel 2014 avanti allo stesso Giudice, per chiedere che venisse revocato il decreto di pensionamento, in quanto le dipendenti, che avevano compiuto tutte 65 anni, denunciavano la portata discriminatoria della riforma Fornero e rivendicavano il diritto a rimanere in servizio per un altro anno, ossia (all’epoca) fino a 66 anni e 3 mesi, esattamente la stessa prevista per i colleghi uomini.
Il Giudice all’epoca rigettò il ricorso, ma oggi, a distanza di 5 anni, “ha ammesso che la norma della riforma pensionistica Fornero-Monti all’epoca non ha trovato sufficiente approfondimento nell’originaria sede cautelare, in termini di discriminazione di genere, ma in effetti essa appare discriminatoria se interpretata ed applicata nel senso voluto dall’amministrazione, e cioè non già nel senso di attribuire un diritto (e dunque un vantaggio) alla lavoratrice donna (come sarebbe ed è quello di poter andare in pensione prima), ..ma di sancire un obbligo che si ritorce a suo sfavore”. Fanno sapere i legali Braghini e Lancia alla redazione del Capoluogo.

“Alla base della discriminazione vi è – spiega l’avvocato Braghini – l’impossibilità per le dipendenti donne di prolungare il rapporto di lavoro fino al compimento della stessa età prevista per gli uomini, così da totalizzare un maggior ammontare di contributi su cui parametrare la pensione, evidenziando, altresì, che le 4 donne erano state autorizzate a prolungare il periodo di lavoro e poi costrette a restare a casa a causa del decreto del governo Renzi, che abolì i cosiddetti trattenimenti in servizio, che riconoscevano la possibilità di lavorare ancora per un biennio oltre i 65 anni”.
Il Giudice ha quindi riconosciuto che la norma pensionistica introdotta nel 2011 ha creato una disparità di trattamento con i colleghi uomini, i quali – a parità di requisiti di età e di contributi – hanno potuto fruire del nuovo regime previdenziale precluso alle dipendenti di sesso femminile, per cui, ha osservato il Giudice, le “disposizioni italiane che prevedono una differente età nel sistema pensionistico, in particolare, devono ritenersi suscettibili di disapplicazione per contrasto con le norme europee (art. 141 TCE)”.
L’avvocato Braghini, nell’esprimere soddisfazione per il risultato conseguito, evidenzia “la professionalità della dottoressa Anna Maria Tracanna, che ha approfondito la vicenda tornando sui suoi passi e riconoscendo un diritto che, in precedenza, era stato negato. Al Giudice, peraltro donna come le 4 ricorrenti e di cui sono note le doti di equilibrio e competenza, vanno formulati in quest’occasione gli auguri per la promozione a Giudice d’appello, poiché, a partire dal mese d’aprile, andrà ad integrare il prestigioso Collegio della sezione lavoro dell’Aquila, attualmente presieduto dal dottor Luigi Santini, e composto dai Consiglieri dottor Ciro Marsella e dottoressa Paola De Nisco”.

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