La fede e il coraggio

Dipok, dal Bangladesh a L’Aquila “un po’ in auto e tanto a piedi”: in viaggio per la libertà

Settembre 2019, quattro ragazzi lasciano il Bangladesh e si mettono in viaggio. "Viaggiamo un po' in macchina, tanto a piedi", ci racconta Dipok, arrivato in Italia due anni dopo, "perché non si può essere induisti in Bangladesh".

Settembre 2019, quattro ragazzi partono dal Bangladesh e si mettono in viaggio per l’Italia. Con sé hanno qualche biscotto e dei pezzi di pane. Le possibilità sono quelle che sono, quindi “Viaggiamo un po’ in macchina, tanto a piedi”, ci racconta Dipok. Così, due anni e migliaia di chilometri dopo, arrivano in Italia con la forza delle proprie gambe, “perché essere induisti, in Bangladesh, è impossibile”.

La libertà non ha prezzo, se non quello della fatica e del sacrificio per difenderla e inseguirla, quando ti viene negata. E per Dipok Biswas, quasi 18enne del Bangladesh arrivato in Italia da meno di un anno, è stato proprio così.
Ci racconta il suo viaggio dal Bangladesh fino a L’Aquila una mattina, prima di entrare a lezione di italiano. Già. Perché i passi di Dipok non potevano certo fermarsi una volta arrivato in Italia, insieme ai suoi compagni di viaggio.
E a L’Aquila, dove vive in una casa famiglia, Dipok sta costruendo la sua nuova vita, senza che nessuno tocchi la sua fede.
“Parlo poco poco italiano”, dice, quasi a giustificarsi. Ma non è un problema la lingua: dove non arriva l’italiano c’è l’inglese. Anzi, neanche serve, perché Dipok sa sempre come farsi capire… e non c’è da stupirsi. Non ci si mette in viaggio da giovanissimi, per l’altra parte del mondo, se non si è in grado di badare a sé stessi. La sua famiglia lo sapeva.

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Quella famiglia che è rimasta in Bangladesh e che lo ha aiutato a cercare la sua strada. Il papà, la mamma, suo fratello e le sue tre sorelle. Perché allontanarsi da loro e fare una lunghissima traversata fino a giungere in Italia, a L’Aquila?
“Il problema è la religione. Io sono induista, in Bangladesh la religione è l’Islam”.
E le minoranze religiose nel 2022 in Bangladesh non sono libere, nonostante nella Costituzione lo Stato venga dichiarato laico.
La religione e il desiderio di essere libero lo portano lontano, inizialmente a bordo di un’automobile condotta da un autista trovato dalla sua famiglia. India, Pakistan, Iran, Turchia, chilometri macinati in auto, notti in strada, superando confini e lasciandosi casa alle spalle, sempre più lontana. “Per otto mesi sono stato in Iran, poi sette mesi in Turchia. In Grecia sono rimasto cinque mesi, sistemato sotto alcune impalcature. Dalla Grecia all’Albania a piedi, poi due mesi in Serbia, fino al campo profughi in Austria, per altri due mesi. Da lì in treno sono arrivato in Italia”.
Un racconto breve, quello di Dipok, che qui – in poche frasi – non può restituire la fatica di un viaggio estenuante, complicato, pieno di momenti bui. Momenti in cui pensare a come sarà domani, oscurava qualsiasi carezza su tutti i domani del futuro.

“A piedi ho camminato tanto tanto”, ci spiega Dipok. E lo ha fatto senza perdere mai di vista la sua meta. Con la speranza che un giorno si sarebbe fermato: quando il suo viaggio lo avrebbe portato a casa. Una nuova casa, per una nuova vita.
Oggi questa vita, finalmente libera, è a L’Aquila. “Qui studio italiano…non ho un lavoro, ma lo cerco. Mi piace L’Aquila e qualche volta riesco a sentire la mia famiglia”. È qui che ci interrompono. Dipok è arrivato all’ingresso della scuola per una nuova lezione di italiano.
“Ehi Dipok, come stai?”, riusciamo a sentire in sottofondo, lui risponde allegro e torna subito alla nostra telefonata, scusandosi. Poi ci saluta, perché “Adesso io vado a scuola”.
Oggi Dipok ha una casa, degli amici, una nuova lingua da imparare e giornate piene per dedicarsi alla ricerca di un lavoro, che gli auguriamo di trovare al più presto. Perché il suo vero viaggio è appena iniziato.

 

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