Vincenzo Bonanno, 50 anni di inglese: “Gli anni più belli tra i miei ragazzi”

L’intervista allo storico docente di lingua inglese Vincenzo Bonanno: gli effetti della dad sui ragazzi, i ricordi dei tempi della scuola, le differenze nello studio tra Italia e Inghilterra.
“Ero contento di andare a scuola. È stato bellissimo condividere la mia vita con gli studenti, incontrare i ragazzi ogni giorno, insegnare loro non solo la lingua inglese, ma farli approcciare alla vita con un sorriso e tanto ottimismo”. A parlare intervistato dal Capoluogo è il professore Vincenzo Bonanno che a L’Aquila non ha bisogno di presentazioni: storico docente di lingua inglese al liceo classico Cotugno e all’università nella facoltà di Scienze motorie, è stato un “temutissimo” professore di lingua, severo ma empatico, non ordinario, elegante come un lord inglese, dallo spirito e la battuta sempre pronta.
Il professore Vincenzo Bonanno ancora oggi è ricordato da tanti aquilani non come un noioso insegnante nozionistico, ma come un docente di razza e di classe che ha cercato di far appassionare i ragazzi alla sua materia, affiancando ai libri racconti presi dalla vita di tutti i giorni, barzellette in inglese e esperienze all’estero per mettere in pratica quanto imparato a scuola. Lui di scuola ne ha vista tanta, e ha vissuto anche la tanto criticata didattica a distanza perchè dal liceo si è congedato nel 2005, ma fino al 2021 ha continuato a insegnare la lingua inglese a Scienze motorie, facendo quindi a distanza e da remoto gli esami durante il primo lockdown. Durante gli anni di docenza universitaria ha anche pubblicato un dizionario inglese bilingue dello sport, premiato dal Coni.
Quali sono stati gli effetti della pandemia sulla scuola?
“La pandemia è stata per la scuola uno ‘tsunami’ perchè per due anni circa ha tenuto gli studenti lontani dalle aule, una presenza che va ben oltre la didattica e la nozionistica. I ragazzi hanno bisogno di confrontarsi, tra di loro e con i professori e i docenti stessi hanno bisogno del confronto visivo per una migliore valutazione, per un approccio non solo scolastico, ma personale umano. La dad tra l’altro non ha visto impreparati solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti. Molti si sono dovuti improvvisare, perchè non hanno mai problematizzato sull’importanza dell’uso dei mezzi informatici e in questo ho visto molto più recettivi tanti miei coetanei piuttosto che alcuni colleghi più giovani”.
Bonanno ha sempre portato avanti lo studio in classe con molta disciplina: durante le sue ore di lezione era vietato l’uso della lingua italiana, tanto che il professore cercava in questa ‘missione’ di coinvolgere anche le collaboratrici scolastiche che quando entravano in classe erano spesso oggetto di qualche sketch simpatico. “La dad e la pandemia hanno privato gli studenti di tutto questo, di quell’umanità che sui libri non c’è e che per i ragazzi è molto più formativa di tante ore di studio”.
“È un peccato perchè la scuola italiana specialmente nei licei ha un progetto formativo di prim’ordine e non ha nulla da invidiare ad altre realtà scolastiche straniere. Purtroppo non viene valorizzato in modo adeguato lo studio del latino e del greco come accade per esempio in Polonia, parliamo di 2 lingue considerate morte, ma il cui studio è fondamentale e formativo per affrontare qualsiasi disciplina universitaria”. Il professore conosce molto bene l’impianto scolastico italiano, ma anche quello inglese. Oltre 30 anni fa ha istituito in città una scuola privata di lingua inglese, una scuola a oggi molto operativa, il British Institutes, con cui tuttora organizza insieme al figlio Francesco corsi estivi in Inghilterra per ragazzini e adulti. Oggi non viaggia più tra Italia e Regno Unito, ma conosce bene le differenze tra la nostra scuola e quella anglosassone.

“Da noi si studiano troppe materie, in Inghilterra 5, al massimo 6. I giovani studenti italiani riescono ad avere una cognizione di tutte le discipline potenziando così il bagaglio culturale mentre la scuola anglosassone si incentra su poche discipline e con abbinamenti tra di loro che per noi sono inusuali per esempio filosofia e musica, educazione fisica e filosofia. Da noi ci sono i compiti in classe e le interrogazioni, in Inghilterra fanno solo i test scritti una volta a settimana con i quali si procede alle valutazioni. Le interrogazioni spesso non mettono a proprio agio, il test alla fine valuta in modo esaustivo. In ogni caso si predilige in Inghilterra lo studio analitico, a 360°, ma non è completo; il ragazzo studia secoli di storia in ogni suo aspetto, economico, sociale, politico e ambientale e magari ha una conoscenza approssimativa della geografia. Lo scolaro italiano comincia a sillabare in prima elementare, l’alunno inglese deve partire dalla pronuncia e non sempre è facile“.
In ogni caso quando il professore Bonanno si guarda indietro è soddisfatto, sono passati tanti anni, ma quelli a scuola sono stati i migliori. “Non vedevo l’ora di essere in classe perchè nella mia didattica ho sempre cercato di andare oltre il libro. È stato un onore vedere crescere gli adolescenti, vederli maturare e approcciarsi a una materia ‘viva’ e ‘pulsante’ come la lingua straniera. Oggi ai ragazzi va insegnato in inglese quello che a loro interessa più da vicino, arricchendo la didattica con neologismi e termini slang . All’epoca scegliemmo di abbinare lo studio della lingua con i soggiorni all’estero proprio perchè la pronuncia si apprende meglio confrontandosi con i parlanti madrelingua e vivendo la realtà quotidiana britannica.