Grandangolo

Biagio Tempesta, L’Aquila dal Dopoguerra ai giorni nostri

L'AQUILA - Ospite di Grandangolo, Biagio Tempesta: dalle bombe della Seconda Guerra mondiale alla formazione politica. Il percorso umano e professionale dell'ex sindaco che si intreccia con la storia della città.

L’AQUILA – Ospite di Grandangolo, Biagio Tempesta: dalle bombe della Seconda Guerra mondiale alla formazione politica. Il percorso umano e professionale dell’ex sindaco che si intreccia con la storia della città.

Si definisce un “figlio della guerra”, Biagio Tempesta, già sindaco dell’Aquila ospite della rubrica Grandangolo nella giornata di ieri, 1° marzo, giorno del suo compleanno. Ai microfoni del Capoluogo, l’avvocato tempesta ripercorre i primi anni di vita, con quei bombardamenti purtroppo tornati d’attualità per l’Europa con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Sullo sfondo, L’Aquila, una città in cui “c’era la borghesia e poi tanti poveri”. “Giocando per via Marrelli – ricorda l’ex sindaco – sotto un cumulo di pietre abbiamo trovato dei mitra abbandonati dai tedeschi e ci siamo messi a giocare, finché non è arrivata la polizia”. Non è stato facile crescere in un contesto poco inclusivo: “Volevamo giocare a tennis, ma l’ingresso al Circolo era consentito solo ai borghesi e ai loro figli, noi dovevamo restare fuori a guardare. Ricordo che all’epoca andammo dal sindaco e riuscimmo a ottenere un campo, così fondammo un nostro circolo. C’erano molte barriere, ma anche i proletari iniziavano a trovare una propria dimensione in città“.
Poi l’esperienza universitaria: “Andai a Roma è lì cominciò a formarsi la mia coscienza politica, tra gli scontri tra MSI e PCI per le grandi battaglie ideologiche. Come tanti aquilani dovetti lasciare Roma, perché un professore che poi divenne deputato del PCI mi aveva preso di mira, in quanto di destra”. Quindi l’esperienza a Macerata e Teramo, dove quella coscienza politica continuava a dare i frutti: “A Macerata ottenemmo 3 seggi su 20, scandalizzando i giornali dell’epoca”, e stessa cosa a Teramo.
Il tutto, senza tralasciare la professione di avvocato, “la mia oasi di libertà”: “Sono sempre stato affascinato dalla possibilità di difendere chi non riesce a entrare nei meccanismi della giustizia, vittime inconsapevoli, come alcune donne che ho difeso, che si prostituivano per necessità”.

L’intervista integrale.