Cultura

Le nuove stanze della poesia, Febbraio di Renzo Pezzani

Febbraio di Renzo Pezzani, un'altra poesia dai banchi di scuola per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Ho appena accennato nella puntata precedente ad alcune note biografiche di Renzo Pezzani. Continuo con qualche stralcio ancora tratto da una biografia pubblicata sul sito del Comune di Parma alla quale rimando per tutti gli approfondimenti a cui i lettori possono essere interessati.

Indubbiamente la città di Parma e l’ambiente cittadino e familiare del poeta furono fonte di ispirazione per le sue composizioni e i suoi scritti . Pezzani è autore di antologie per bambini, racconti, favole, poesie in italiano e in dialetto di Parma e opere teatrali. Le idee del “poeta di Parma” non nascono da nozioni apprese sui libri ma dalla vita quotidiana e concreta comprese le esperienze della sua professione di insegnante e le esperienze sociali e politiche.

Tanto che alla fine possiamo dire che per Renzo Pezzani il vero poeta è “colui che accetta la vita” in tutte le sue manifestazioni, negli accadimenti positivi e negativi. Perchè ritiene che la vita è a dir poco affascinante. Ma il vero poeta è anche colui che non rifugge il proprio passato di bambino, né dimentica il bambino che è stato ma, anzi, lo accoglie.

Sul sito del Comune di Parma,come dicevo, si può leggere una interessante biografia. E proprio in riferimento alla sua formazione e alle sue idee si può leggere:”Se la sua cultura si formò sulle pagine più dense della poesia pascoliana, senza ignorare Novaro e Moretti, per non dire Papini e Manzoni, la sua ispirazione più genuina guardò, più che alla cultura strettamente letteraria, ai mutevoli orizzonti di una realtà osservata nel cuore della sua terra. Nel 1915 si arruolò volontario come ardito lancia-fiamme allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1920 fece l’esordio letterario con la pubblicazione della raccolta di liriche Ombre, con derivazioni stranamente composite di stilemi futuristico-crepuscolari e qualche pennellata dannunziana”.

Nella sua città dunque, frequentò il Caffè Marchesi di via Garibaldi, luogo di convegno e di discussioni degli appassionati di lettere e arti, e iniziò l’attività giornalistica: collaborò a La Difesa Artistica (arte, letteratura e teatro, 1921-1923), di cui divenne direttore nel 1922 e che nel febbraio del 1923 accolse in appendice Rovente (diretto da Pietro Illari, futurista). Affiancò a La Difesa artistica una propria casa editrice (ETO) per stampare in proprio la rivista e pubblicare volumi di poesia e prosa. Sempre nel 1922 compilò il manifesto Per una religione immanente del Bene, e iniziò l’insegnamento nella scuola elementare P. Cocconi. Del 1923 è l’abbozzo del mito Le seti di Baussa, rimasto inedito e introvabile. Nello stesso anno pubblicò il primo lavoro destinato ai ragazzi: Il sogno di un piccolo re (fiaba in versi, Parma, Fresching) e finì di stampare la raccolta di liriche Artigli (ETO) con coloriture futuriste e dannunziane.

Questi i suoi esordi ma anche i primi punti di riferimento che non solo daranno l’avvio alla sua attività ma resteranno costantemente presenti come avrò modo di dire nella prossima puntata presentando altre sue poesie e mettendo all’attenzione appunto i temi e le idee delle sue composizioni.

Febbraio
Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.
Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.
Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino.
Febbraio
Il sol ruppe la neve e alla costiera
in quel giorno brillò la prima volta
un mite verde. Ed ecco, il cuore ascolta
l’uccello che promette primavera.
Respira già quest’aria cristallina
nascosta dalle foglie macerate,
la mammola. Viole son nate
nel sol di quest’angelica mattina.

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