Romanzo quirinale

Una donna al Quirinale, tre nomi in gara

Quirinale, dopo la seconda elezione di oggi, Salvini incontra Letta e Conte: si va verso un accordo. Belloni, Cartabia e Severino, tre donne in gara. Sullo sfondo anche Draghi e Casini, ma le loro quote sono al ribasso.

Una donna al Quirinale. Dopo la sconfitta del Centrodestra, Salvini incontra Letta e Conte: si va verso un accordo. Belloni, Cartabia e Severino, tre donne in gara. Sullo sfondo anche Draghi e Casini, ma le loro quote sono al ribasso.

Nuovo appuntamento con Romanzo Quirinale, la rubrica che ci accompagna all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, a cura di Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo e già direttore de Il Tempo.

Allora ci siamo, o così sembra. L’accordo è vicino dopo una giornata piena di colpi di scena. Il nuovo presidente della Repubblica sarà deciso congiuntamente da Conte, Letta e Salvini. L’impegno è stato assunto nell’incontro che si è tenuto dopo il mancato blitz del centrodestra che ha provato a forzare la mano candidando Casellati. È stata una sconfitta che è andata ben oltre le previsioni. Ma la svolta potrebbe portare per la prima volta nella storia italiana una donna al Quirinale. Lo ha detto esplicitamente Salvini dopo il confronto con gli esponenti della sinistra. Lo ha confermato Conte. E Letta non ha smentito questa ipotesi. Così è partita la caccia ai nomi.

Il primo a risaltare è quello di Elisabetta Belloni, una vita alla Farnesina e ora ai Servizi segreti. Appare come il nome meno divisivo. Poi c’è la Cartabia, meno gradita ai 5Stelle e l’ex ministro Severino, che ha dato nome alla legge che ha portato Berlusconi fuori dal Parlamento dopo la condanna. Forza Italia la voterebbe? Si discute fuori dal Palazzo mentre in aula si vota inutilmente. Il centrodestra si astiene, il centrosinistra vota scheda bianca. I pochi voti vanno come al solito a Mattarella. Ma a destra brucia la sconfitta della mattina, così volano gli stracci.

Giorgia Meloni è imbufalita, vuole aprire la caccia ai franchi tiratori e individua i colpevoli: noi e la Lega leali. Il dito accusatorio è puntato su Forza Italia e sui centristi. Loro hanno buon gioco a dire che la spallata è stato un errore e ora bisogna cambiare registro. Lupi ricorda che nessuno ha i voti per eleggere un presidente, bisogna prenderne atto. Andrea Cangini va oltre e sollecita un intervento di Berlusconi. Non solo, ma avverte che le strade davanti sono tre: reincarico a Mattarella, elezione di Draghi e voto a Casini. Ed è evidente che la terza soluzione è quella che riscuote più consensi nell’area centrista e di Forza Italia, perché non metterebbe a rischio il governo.

Quirinale casellati  berlsuconi

Nel centrodestra sembra partire una resa dei conti, mentre il centrosinistra non sa come incassare la vittoria. Parte la sesta inutile votazione. Inutile perché il centrodestra si astiene e la sinistra voterà scheda bianca. Il tempo servirà per trovare un accordo in modo da eleggere il nuovo presidente alla settima o ottava votazione. Insomma prima di domenica. Salvini ha perso o no il ruolo che si era assunto di regista dell’operazione? Aveva cercato la spallata, ma a rompersi è stata la spalla, non la porta da abbattere. Lo ha fatto perché spinto da Giorgia Meloni? Ma alla fine non rischia di uscire proprio lui indebolito? Così c’è chi ipotizza una subdola manovra della leader di Fratelli d’Italia che lo avrebbe spinto alla guerra per perderla e per indebolirlo.

Pensieri maliziosi e senza una vera prova. Oppure c’è chi ritiene che proprio la sconfitta, ben oltre le previsioni, adesso consentirà a Salvini di muoversi più liberamente nel recinto della maggioranza di governo. Tutto vero, forse. Ma a muoversi è soprattutto Forza Italia, che manda messaggi del tipo: voi avete fallito, adesso ci pensiamo noi. Ma senza Berlusconi nessuno ha un carisma da contrapporre a Salvini. Comunque è chiaro che Forza Italia spinge per un confronto con il centrosinistra e accetterebbe volentieri Casini. Sarebbe il male minore e garantirebbe Draghi a Palazzo Chigi e dunque anche la tenuta del governo. È la soluzione che piacerebbe anche a Letta. Ma non a Conte e Salvini.

Quirinale, la sconfitta della Casellati somiglia a quella di Prodi nel 2013.

Quella costò a Bersani la poltrona di segretario del Pd, spalancando le porte a Renzi. Quel risultato ebbe importanti risvolti politici. Sarà così anche per il centrodestra? Come non pensare che i veleni di queste ore possano non pesare in futuro, inoltre è certo che la stessa maggioranza che sostiene Draghi non subisca dei contraccolpi? In altre parole la questione non finisce qui. Strascichi ci saranno sicuramente, bisogna vedere se limitati all’interno del centrodestra, oppure se allargati a tutto il quadro politico. Se alla fine la scelta cadesse su Draghi per l’attuale maggioranza trovare un sostituto non sarà affatto facile.

Salvini cancella tutte le voci, si riprende con forza la scena, rimargina presto la ferita della sconfitta. Chiama gli esponenti di centrosinistra e chiede un incontro. Non lascia ad altri l’iniziativa. Chiede a Draghi un incontro lontano da occhi indiscreti. Poi, si presenta negli uffici parlamentari dei 5Stelle dove ad aspettarlo ci sono Conte, il padrone di casa, e Letta. Stavolta devono trovare un nome, il tempo della melina è finito. Come quello delle spallate. Si deve decidere tutti insieme. È la svolta attesa. Salvini rilancia, Draghi deve continuare a governare, puntiamo su una donna. Sarebbe una novità importante. I tre leader si lasciano con l’impegno di vedersi più tardi, per verificare la soluzione con gli alleati, nel caso di Salvini; con Speranza e Renzi nel caso di Letta; con i dirigenti 5Stelle nel caso di Conte.

Letta stavolta è ottimista. Vuole dare atto a Salvini dello sforzo che sta facendo, sa che se la deve vedere con Giorgia Meloni, e non è facile perché lei vorrebbe andare subito al voto e non ha alcun interesse a trovare un’intesa con la sinistra.Letta non nasconde le difficoltà, ma il solco è tracciato. Adesso si fa sul serio. Sembra archiviata la richiesta a Mattarella di prolungare la sua permanenza al Quirinale. Letta si mostra ottimista, ma non va oltre. È Salvini a dare il senso della svolta, chiarendo che il governo deve continuare il proprio lavoro, poi avverte: stiamo lavorando per portare una donna al Quirinale.

Conte poco dopo conferma. Così i nomi di Draghi e Casini sembrano passare in secondo piano. Si apre la caccia al nome della donna. Se fosse scelta la Belloni, Salvini non romperebbe con Giorgia Meloni che ha espresso apprezzamento per la dirigente. Solo che la Meloni vorrebbe subito dopo le elezioni. Quello che non vogliono Letta e Conte. Partita aperta, ma se davvero alla fine al Quirinale dovesse salire una donna, la farsa di questi giorni di inutili votazioni verrebbe archiviata per lasciare i titoli per una scelta storica.

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