Arte, cultura e storia

Pittori danesi a Civita d’Antino, quel sogno scandinavo ammirato da Mattarella all’Imago Museum di Pescara

Civita d'Antino, uno scrigno di storia a cielo aperto nel cuore della Valle Roveto. Il borgo che Mattarella ha potuto ammirare dalle opere esposte all'Imago Museum di Pescara: paese che la Scandinavia conosce da sempre e che l'Italia ha dimenticato.

Civita d’Antino, uno scrigno di storia a cielo aperto nel cuore della Valle Roveto. Il borgo che Mattarella ha potuto ammirare dalle opere d’arte esposte a Pescara. Il paese che la Scandinavia conosce da sempre, ma che l’Italia ha dimenticato: insieme alla sua scuola di pittura, fiorita dalla fine dell’800 ai primi anni del ‘900.

auguri armando

Si chiama: “Impressioni e realtà. Il sogno scandinavo da Barbizon a Civita d’Antino“. È una delle due mostre permanenti che ha ammirato qualche settimana fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita a Pescara per l’inaugurazione dell’Imago Museum, il Museo della città adriatica che ospita capolavori del Novecento.

Mattarella imago museum mostra sogno scandinavo civita d'antino
mattarella imago museum pescara

Un motivo di vanto per la Valle Roveto e per il paese che domina la vista dell’intera vallata, Civita d’Antino: balcone naturale e incantevole borgo caratterizzato non solo da case di pietra, monumenti e angoli che profumano di storia, ma anche da una stagione artistica straordinaria, che portò tra i sentieri del piccolo paese tanti pittori scandinavi, uniti dalla passione per l’arte e dall’amore a prima vista per le montagne che cingono Civita.

Civita d'Antino

Il primo di loro fu Kristian Zahrtmann e, probabilmente, quando mise piede, per la prima volta, a Civita d’Antino, non avrebbe mai immaginato di diventare maestro di generazioni di pittori, provenienti dalla Danimarca e dai Paesi della Penisola Scandinava.

Scopriamo insieme la scuola di pittura danese che prese vita a fine ‘800 al di là del Fucino e del Salviano, nel bel mezzo della Valle Roveto.

Pittori danesi a Civita d’Antino, dal Grand Tour alla scuola: un po’ di storia

Anche l’Abruzzo ebbe il suo Impressionismo artistico, ma dai marcati tratti scandinavi. Una scuola probabilmente destinata ad un futuro diverso, se non fosse stato per il terremoto del 1915.

Per più di 30 anni Civita d’Antino abbracciò la creatività e le pennellate dolci di Zahrtmann e dei suoi seguaci, provenienti dall’intera Scandinavia.

zhartmann credit foto civitadantino.com

Foto di: civitadantino.com

 

L’artista giunse a Civita nel 1883. Arrivò da Sora, la città che segna l’inizio del territorio laziale, per chi vive in Valle Roveto. E sarebbe stato un modello di Sora a indicare il paese di Civita d’Antino a Zahrtmann, proprio per la sua naturale e autentica bellezza.

Tra l’artista e il borgo, probabilmente, fu amore a prima vista, a giudicare da quanto fu tramandato nel tempo dai locali e dalle fonti, letterarie e non, che riguardano proprio Zahrtmann. Fu ben accolto dalla comunità locale, dove trovò amici e dove invitò suoi conoscenti e colleghi, facendo della sua dimora, la Casa Cerroni, una scuola: la scuola dei pittori danesi.

Civita d'Antino
Civita d'Antino

La Chiesa di Santo Stefano, la piazza, l’antica torre, la possente cinta muraria, i campi coltivati che seguivano le stagioni… i pascoli: il borgo e il suo scorrere del tempo armonioso e così naturale erano costanti fonte di ispirazione per le sue opere. E poi, le montagne e il panorama spettacolare: che abbraccia tutta la catena dei Simbruini, il monte Vigilo, le montagne di Morino con la sua riserva naturale e l’aspro paesaggio del Pizzo Deta.

Ogni angolo era quello giusto. Il posto in cui mettersi a creare opere d’arte all’aperto.

 

scuola pittori danesi credit foto civitadantino.com

Foto di civitadantino.com

 

Così iniziò a passare le estati Zahrtmann, seguito da un numero sempre più grande di artisti.

Civita arrivò, con i suoi colori e i suoi paesaggi, fino in Danimarca, a Copenaghen. Era il 1908. Il maestro organizzò una mostra dedicata proprio alla sua scuola estiva italiana.

Poi, quella stessa natura che aveva accolto tanti artisti, Zahrtmann per primo, risvegliò con la sua furia l’intera Marsica.

Il 13 gennaio 1915, il terremoto arrivò a distruggere una terra e le sue bellezze, la sua forza, la sua storia e le sue antiche tradizioni. Una terra in cui restavano morti, macerie, dolore. E polvere, a quintali.

Nessuno può sapere se fu ‘solo’ il sisma a segnare l’inizio di un declino inarrestabile per un territorio e per un piccolo Paese, come Civita d’Antino, che aveva vissuto la sua grande stagione artistica divenendo punto di riferimento per tantissimi artisti nord europei. Era già qualche anno, del resto – passata la settantina – che il maestro Zahrtmann non vi faceva più ritorno.

Di Civita, o di quel che ne era rimasto, parlò lo scrittore e poeta Johannes Joergensen, nel libro intitolato: “Nella terra di sorella morte”. Una commovente testimonianza di ciò che il terremoto aveva portato via e della desolazione che aveva improvvisamente lasciato dietro di sé.

Al colpo quasi mortale, poi, pensò la Seconda Guerra Mondiale.

Il resto è storia recente. Anche i tentativi di recuperare un patrimonio storico-artistico che, per fortuna, nessun terremoto ha potuto cancellare, semmai solo nascondere sotto la polvere.

Fino a qualche anno fa, prima che le spese da sostenere – prive di fondi regionali – e la pandemia cancellassero la possibilità di organizzare una manifestazione di successo, denominata “Inquadrando Paesaggi” (poi divenuta Civita in Arte ndr). Una rassegna artistica ed enogastronomica, che univa l’arte – con un’estemporanea di pittura, convegni e incontri dedicati – e cantine aperte in paese, a offrire ricette tradizionali e piatti tipici. Sulle tracce della tradizione e di una scuola di pittura da riscoprire insieme.

Civita oggi

Ora, anche la pandemia è passata e Civita resiste – forte della sua storia – allo scorrere di un tempo che non ne scalfisce l’autenticità. Perché ogni anno che passa ne accende la bellezza, incorniciata tra le montagne. Ai raggi del sole o avvolta da fiocchi di neve.

Sognando ancora una scuola di pittura e una nuova stagione di fioritura.

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