Terremoto e ricostruzione

Sisma Alta Valle dell’Aterno, a che punto è la ricostruzione

5 anni fa il sisma che sconvolse l'Alta Valle dell'Aterno: i danni, lo stato della ricostruzione, i problemi legati alle faglie ancora attive.

Gli eventi sismici del Centro Italia del 2016 e 2017 ebbero inizio il 24 agosto 2016 e terminarono il 18 gennaio 2017, con epicentri situati tra l’Alta Valle del Tronto, i Monti Sibillini, i Monti della Laga e i Monti dell’Alto Aterno.

La prima forte scossa del 24 agosto 2016, alle ore 3:36 ha avuto una magnitudo di 6.0, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i Comuni di Accumoli (RI) e Arquata del Tronto (AP). Due potenti repliche sono avvenute il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i Comuni della Provincia di Macerata, Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (la prima scossa alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9).

Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. Il 18 gennaio 2017 è avvenuta una nuova sequenza di quattro forti scosse di magnitudo superiore a 5, con massima pari a 5.5, ed epicentri localizzati tra i comuni aquilani di Capitignano Montereale e Cagnano Amiterno. Questo insieme di eventi provocò in tutto circa 41 000 sfollati, 388 feriti e 303 morti, dei quali 3 per via indiretta (causa infarto per lo spavento).

Difficile dimenticare lo scenario da incubo che si presentò agli occhi degli abitanti del Centro Italia all’alba dei due paurosi Sciami Sismici iniziati il 24 agosto 2016 e terminati a gennaio 2017.

Prima della scossa nella zona dell’Alta Valle dell’Aterno la neve caduta durante le notte aveva raggiunto la quota di un metro e quaranta centimetri circa e continuava a scendere imperterrita. Tutto il traffico stradale era completamente paralizzato e nessun veicolo poteva percorrere le strade per la grande difficoltà delle stesse pale meccaniche a rimuovere gli alti cumoli nevosi.

terremoto capitignano

La paralisi generale regnava nel territorio. A quel terrificante scenario meteorologico, verso la metà della stessa mattinata, nel mentre si era freneticamente intenti a scaricare la neve dai tetti, dalle piante, si scatenò all’improvviso il finimondo con l’inizio di una serie di sciami sismici di intensità medio alta e con epicentro a poche centinaia di metri proprio da Capitignano, in direzione nord/ovest, verso quella città di Amatrice già brutalmente distrutta ad agosto, procurando ulteriore danni alle sole cose, essendo stati evacuati gli abitanti riamasti vivi.

In genere durante i terremoti non ci si spaventa più di tanto e ci si riprende quasi subito dopo una sola scossa, seppur forte e che duri solo qualche secondo, ma dover assistere, come quella mattina, ai continui boati a distanza di pochissimi minuti uno dall’altro, produce un terrore e un totale smarrimento da far ritenere che ormai non ci sia più scampo!

Come se non fosse bastato lo smarrimento di quei momenti a tutto ciò si aggiunse la notizia che il terremoto aveva attivato una gigantesca valanga che scendendo a forte velocità a valle si era portato via l’albergo di Rigopiano insieme alla vita di 29 persone, dopo che le stesse avevano vissuto ore di angoscia per essere state sommerse e circondate da tre metri di neve e pregando Dio che fossero potuti arrivare in tempo i soccorsi per uscire da quella trappola mortale.

Alcuni dati di quel momento storico: Quattro Regioni coinvolte: Lazio/Abruzzo-Marche/Umbria; 303 morti, circa 80.000 immobili danneggiati, case, attività, edifici pubblici, tra cui scuole, Municipi e Chiese. In totale 140 Comuni inseriti nel Cratere del Sisma, dei quali 16 in Abruzzo, 14 nel Lazio, 15 in Umbria e 95 nelle Marche. 6 furono i Comuni dell’Aquila: Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, Montereale, Capitignano e Campotosto. Nel Comprensorio dell’Alta Valle dell’Aterno fortunatamente non vi furono vittime e ad aver subito maggiori danni alle cose fu certamente il Comune di Campotosto con il centro storico praticamente azzerato.

Dopo una prima fase di interventi da parte dello Stato con leggi, Regolamenti, interventi sui territori con istituzioni di Uffici Speciali, realizzazione di manufatti di emergenza in legno – S.A.E.- concessione del Contributo di Autonoma Sistemazione – C.A.S.-, sono seguiti purtroppo lunghi periodi di inoperosità riguardo alla ricostruzione – per la sovrapposizione con i danni già subiti nel 2009-, dovuti a molteplici fattori, tra i quali i tempi necessari al Governo per legiferare sulle procedure da seguire al fine di districare le normative sugli iter dei due eventi, nonché ai tempi occorsi per il cambio di ben quattro di Commissari Straordinari per la Ricostruzione, Vasco Errani, Paola Di Michele, Piero Farabollini e, per ultimo, Giovanni Legnini, tuttora in carica. Questi alcuni dati numerici per un aggiornamento sullo stato dell’arte della ricostruzione per danni da sisma 2016/2017 ad oggi.

DANNI LIEVI NELL’ALTA VALLE DELL’ATERNO COMUNE DI:
PIZZOLI: istanze presentate 43 arch. 4 concluse 14 -contributo € 1.555.227,31
BARETE: istanze presentate 13 arch. 4 concluse 4 – contributo € 375.848,30
CAGNANO A:istanze presentate 24 arch. 4 concluse 9 -contributo € 1.054.956,46
MONTEREALE: istanze presentate 286 arch.63 concluse 118- contrib € 9.270.203,32
CAPITIGNANO: istanze presentate 124 arch.14 concluse 28- contrib. € 2.067.560,45
CAMPOTOSTO: istanze presentate 34 arch. 7 concluse 9 -contrib. € 1.109.256,76
DANNI PESANTI NELL’ALTA VALLE DELL’ATERNO COMUNE DI:
PIZZOLI: istanze attese 29 –presentate 2 – arch.0 – concluse 0 – contributo € 0,00
BARETE: istanze attese 5 – presentate 3 – arch.1 – concluse 0 – contributo € 0,00
CAGNANO A: istanze attese 57 – presentate 7 – arch.1 – concluse 0 – contrib € 0,00
MONTEREALE: istanze attese 304 –presentate 48- arch.13 -concluse 9- contr. € 0,00
CAPITIGNANO: istanze attese 143 –presentate 16- arch.4 – concluse 2 -contr. € 0,00
CAMPOTOSTO: istanze attese 152 –presentate 31- arch.6 -concluse 12-contr. € 0,00

Dall’analisi dei dati generali sull’intera Regione si nota come le istanze pervenute per i vari settori della ricostruzione, residenziale, produttiva,collabente, delocalizzazioni, tra danni lievi e danni pesanti, ammontano a nr. 3699, di cui nr.1609 – 28,9%- in lavorazione e nr. 2092,- pari al 56,6%-, concluse, tra Decreti rilasciati (nr.1411) e respingimenti e/o archiviazioni (nr.671), per un ammontare di contributi concessi pari a 190.861.262,48 di euro per immobili nel Cratere del sisma ed € 52.781.475,17 per fabbricati fuori dal Cratere del sisma, per un totale complessivo di 243.642.737,65 di euro concessi finora, dall’Ufficio Speciale di Teramo, grazie anche alla professionalità e massima disponibilità ad intervenire del Dott. Vincenzo Rivera, confermato quale Direttore dal Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, appena insediatosi in Regione.

Dai dati esposti, si nota come nei sei Comuni del Comprensorio dell’Alta Valle dell’Aterno siano stati concessi 15.433.052,60 di euro per contributi sui danni lievi, mentre nessun contributo è stato concesso per danni pesanti, pur essendo in presenza di nr. 690 pratiche attese.

La crisi socio-economica, iniziata con il sisma del 2009, proseguita con gli eventi del 2016/2017 ed intensificatasi con l’avvento della Pandemia da Covid-19 ha determinato la fine di molte attività commerciali nei sei paesi – Campotosto in primis-, con un conseguente spopolamento dovuto al trasferimento di diverse famiglie soprattutto verso L’Aquila e Pizzoli, sì da rendere spettrali e semivuoti i luoghi precedentemente frequentati nei vari Comuni, soprattutto di sera e nei giorni festivi.

Rispetto a tale triste quadro, nel nostro Comune di Capitignano si è aggiunto una altro grave problema a seguito degli studi sulla microzonizzazione che ha portato a scoprire una Faglia Attiva e Capace e una ancora Incerta e in fase di definizione. La prima Faglia attraversa la parte nord del paese, inizialmente con una larghezza di 400 mt, successivamente ridotta di molto, ma che, comunque, ha bloccato, di fatto, un gran numero di risanamenti in aggregato a Capitignano, Sivignano e Paterno; la seconda, per ora definita INCERTA, attraversa, da est ad ovest, tutta la parte centrale del paese e per la quale si spera – così almeno è stato ipotizzato dalle Autorità competenti- possa essere definita prima dell’estate prossima.

A salvare, in parte, la ricostruzione all’interno di queste due faglie sono intervenute, fortunatamente, delle normative che consentono, almeno nei centri abitati, di poter risanare ma non demolire e ricostruire, in quanto riportando a terra i fabbricati prima di poter riedificare le aree occorre obbligatoriamente che vengano modificate le Norme Tecniche all’interno del PRG. Come cittadini possiamo solo augurarci che la Faglia incerta venga dichiarata non pericolosa, perchè il permanere di tali condizioni andrebbe ad aumentare una situazione già di per sé abbastanza critica sotto vari aspetti come quello urbanistico-sociale ed economico, nel momento in cui una ulteriore massa di residenti sarebbe indotta ad abbandonare ulteriormente il paese.

Noi auspichiamo e vogliamo credere nella soluzione della loro inesistenza soprattutto perché di queste Faglie tutti ne avevamo avuto sempre coscienza sin dai tempi della scuola osservando le cartine geografiche, così come abbiamo sempre saputo, e sentito dai racconti tramandatisi nei tempi, che mai nel nostro territorio si sia verificato un evento sismico superiore a 5,5 gradi della Scala Mercalli. Le Faglie quindi sono sempre esistite a Capitignano così come esistono a L’Aquila e dintorni e in tutto l’asse centrale appenninico, per cui la Politica dovrebbe intervenire per evitare che le popolazioni emigrino (ma poi per andare dove, visto che tutta l’Italia è a forte rischio sismico?) e legiferare affinchè vengano progettate edificazioni fortemente antisismiche, così come avviene in altri Paesi, Giappone in testa! Rispetto alle attuali normative riteniamo che nessuno possa fornire una risposta al quesito che si pone.

Se è vero, come è vero, che l’attuale normativa concede la possibilità di delocalizzare le costruzioni in area sicura fuori dalla influenza delle Faglie, ma comunque sempre vicina alle stesse, nel caso un proprietario intendesse optare per tale soluzione avendo un fabbricato classificato “E” all’interno della Faglia, viene da chiedersi: qualora si dovessero attivare quelle Faglie e produrre terremoti del sesto-settimo grado, quei fabbricati delocalizzati a qualche centinaio di metri di distanza dalla zona a rischio, non verrebbero egualmente spazzati via?

In vista dei consistenti fondi europei che dovrebbero essere assegnati al nostro Comune dal PNRR e dal PNC (Piano Nazionale Complementare che ha stanziato 1 miliardo e 780 milioni di euro per la aree terremotate) e con i quali si dovrebbero realizzare opere imponenti sia per la rigenerazione urbana che per altri settori tesi allo sviluppo del paese, invitiamo il Commissario per la Ricostruzione Legnini, l’INGV, la Protezione Civile e la Giunta comunale nelle persone del Sindaco Franco Pucci e del Vice Sindaco Maurizio Pelosi, delegato alla ricostruzione, a velocizzare quanto più possibile le verifiche ancora in corso affinche’ il problema della Faglia Incerta sia definito in tempi non compromettenti per l’opportunità sopra esposta.

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