Romanzo quirinale

Quirinale, la corsa di Berlusconi si è fermata

Quirinale, Berlusconi addio, anche Sgarbi si arrende. Salvini pensa a un candidato. Giorgia Meloni, inquieta, teme l'isolamento. 

Quirinale, Berlusconi addio, anche Sgarbi si arrende. Salvini pensa a un candidato. Giorgia Meloni, inquieta, teme l’isolamento.

QUIRINALE – Giuseppe Sanzotta, editorialista del Capoluogo e già direttore de Il Tempo, inaugura l’appuntamento “Romanzo Quirinale”, che ci accompagnerà verso l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

Una cosa appare ormai certa: la corsa di Berlusconi verso il Quirinale si è fermata. Difficile dire se anche il leader di Forza Italia ne sia consapevole, di certo lo è il suo “telefonista” preferito, cioè Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte da Natale si è assunto il ruolo di chiamare vari esponenti del gruppo misto o dei gruppi politici dell’area di centrosinistra per invitarli a pendere in considerazione la candidatura di Berlusconi. Il risultato non è stato esaltante, inoltre la pubblicità data a questa operazione non l’ha certo favorita, tanto che, intervenendo in radio, Sgarbi ha ammesso che l’operazione si è conclusa e ha suggerito al Cavaliere di indicare lui un altro candidato.

Archiviata l’operazione “scoiattolo” restano il rancore, la rabbia e i sospetti. Sospetta è quella lettera segreta di Denis Verdini che, dagli arresti domiciliari, invia suggerimenti a Dell’Utri e Confalonieri, ma poi in sostanza richiama il suo quasi genero Salvini (il leader della Lega è fidanzato con la figlia di Verdini) ad assumere l’iniziativa. Una lettera segreta che viene pubblicata dai giornali non può che alimentare dubbi. E quelle sortite di Salvini su altri candidati non sono state digerite dallo staff dell’ex premier. Non serve essere un politologo per capire che tra Berlusconi e Salvini è in atto un braccio di ferro.

Quirinale: Berlusconi tesse la tela, i partiti stanno a guardare

Candidandosi, o almeno facendo credere che avrebbe deciso alla vigilia del voto, Berlusconi ha bloccato ogni altra iniziativa. Ma Salvini non vuole lasciare il pallino in mano solo al Cavaliere. Gli ha promesso, come la Meloni, che lo avrebbe sostenuto, ma se ha possibilità di riuscire. In caso contrario vuole essere lui a trattare con lo schieramento avverso. Tutta la vicenda non piace agli esponenti di Fratelli d’Italia, che si sentono marginalizzati in questa partita a due. Così il capogruppo alla Camera, Lollobrigida, si affretta a dichiarare che anche loro possono avere dei candidati validi. Insomma le scelte vanno condivise. Una situazione che alla fine potrebbe fare il gioco della sinistra, che resta in attesa: come nel calcio gioca di contropiede, aspetta un errore degli altri per dire la sua.

Adesso difficilmente Berlusconi riuscirà ad evitare un confronto con gli alleati tra giovedì e venerdì. Un appuntamento in cui dovrà mostrare le carte. Dovrebbe dire se ha i voti per provarci, oppure rinunciare. Ignazio La Russa, gran conoscitore del palazzo, dice chiaramente di non avere la percezione di una convergenza di altri parlamentari sull’ex premier. Può solo garantire la lealtà di Fratelli d’Italia.

Quirinale, in questa partita non sono da escludere colpi bassi.

Il primo l’ha sferrato Salvini dicendo che aveva un candidato. Il secondo potrebbe sferrarlo proprio Berlusconi annunciando la sua rinuncia e indicando un nome. Così gli aspiranti maghi della politica più che ai fatti si affidano alle capacità divinatorie. C’è chi giura che sarà Draghi alla fine il nome da proporre a una sinistra che non potrebbe dire di no. C’è stato un no preventivo di Berlusconi, ma la politica ha la memoria corta. C’è chi giura che Salvini pensi a Marcello Pera. Berlusconi ad Amato oppure a Casini. Tra loro si inseriscono Frattini e Tremonti (ma appare difficile che Berlusconi possa sostenere il suo ex ministro), ci sono le donne e le indicazioni si fermano a Casellati, Moratti e Cartabia.

Poi ci sarebbe Renzi che, secondo alcuni, potrebbe candidare Gentiloni. Una ipotesi francamente ardita, che avrebbe l’obiettivo di mettere in difficoltà il segretario del Pd Letta, ma con poche possibilità di riuscita.

Intanto resta da capire quali saranno le mosse di Berlusconi. Chissà se veramente ha accarezzato l’idea di andare lui stesso al Quirinale o se lo scopo era solo quello di essere il regista dell’operazione, testando nello stesso tempo la lealtà degli alleati. I suggerimenti di Mastella per controllare i voti sono stati utili? Forse no, perché, resi pubblici, i metodi di controllo hanno costretto la presidenza della Camera a intervenire per garantire la segretezza del voto. E quella lettera di Verdini è stata veramente di aiuto? E la freddezza degli amici, eletti in Forza Italia, e che ora hanno uno schieramento autonomo, non è un voltafaccia? Comunque vada il Cavaliere un risultato l’ha avuto, si è ripreso la scena anche se dovesse prendere atto che la partita per il Colle non potrà giocarla in prima persona.

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