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Rigopiano, il processo: “Non si può dare sempre la colpa alla natura”

A cinque anni dai fatti di Rigopiano il Tribunale affida a un pool di esperti la perizia che darà verità processuale alla tragedia.

A cinque anni dai fatti di Rigopiano il Tribunale affida a un pool di super esperti la perizia che darà verità processuale alla tragedia. Intanto torna lo scaricabarile sulla “natura matrigna”.

Cosa collega la tragedia di Rigopiano a quella del crollo della Casa dello Studente a L’Aquila? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Wania Della Vigna, rappresentante legale di familiari delle vittime, in casi di entrambe le tragedie. Nel caso di Rigopiano, l’avvocato Della Vigna rappresenta Silvia Angelozzi, sorella di Sara, morta nel crollo del 18 gennaio 2017 insieme al marito Claudio: “Dovevano tornare a casa il 17, ma viste le condizioni meteo è stato detto loro di rimanere. Gli ultimi messaggi scambiati con la sorella contengono tutta la preoccupazione per la situazione, ma anche la speranza che presto sarebbe tutto finito: “Sta arrivando un Bobcat a liberarci”. Invece arrivarono terremoto e valanga, a spazzare via la vita di 29 persone.

Rigopiano, cinque anni dopo e un dolore sempre vivo

“Come per il terremoto dell’Aquila – spiega a IlCapoluogo.it l’avvocato Wania Della Vigna – c’è in atto il tentativo di scaricare le responsabilità sulla ‘natura matrigna’. In particolare, le tesi difensive tendono a mettere in correlazione gli eventi naturali in modo da escludere la responsabilità dell’uomo: il crollo dell’hotel si è verificato a causa di una valanga, la valanga a causa di un terremoto, i terremoti sono imprevedibili, quindi non ci sono responsabili, se non – appunto – quella ‘natura matrigna”, quel fato, che sarebbe causa di tanto dolore. A L’Aquila è stata portata avanti la stessa tesi”.

Una tesi che per la rappresentante delle vittime non regge, come confermato da uno studio commissionato dai legali di Giampaolo Matrone, uno dei superstiti che quel 18 gennaio perse la moglie

Rigopiano, lo studio che smonta la correlazione tra valanga e terremoto

Intanto sono passati 5 anni dalla tragedia e il procedimento giudiziario è fermo in attesa di una perizia risolutiva: “Il tribunale ha incaricato un pool di tecnici, professori del Politecnico di Milano, di redigere una perizia che risponda a quesiti relativi alla cause della morte delle vittime di Rigopiano, a responsabilità e fattori di causalità. Il pool – aggiunge l’avvocato Della Vigna – ha chiesto ulteriori 90 giorni di tempo per la perizia, ma questo era inevitabile, considerata la mole di lavoro”. Al momento rischi di incorrere in prescrizione risultano poco concreti: “È vero che per l’omicidio colposo la prescrizione scatta a 7 anni e mezzo e ne sono già passati 5, ma come accaduto a L’Aquila, sono fiduciosa che riusciremo ad avere la sentenza nei tempi giusti, anche perché la maggior parte degli imputati (29, come le vittime, ndr), a parte l’ex sindaco di Farindola, ha scelto il rito abbreviato”. Altri 22 indagati, tra cui ex presidenti di Regione ex assessori e funzionari sono invece usciti dal processo a dicembre 2019.

Rigopiano, ex governatori e assessori non andranno a processo

Ad ogni modo il processo va avanti, l’avvocato è sicura che la tesi della “natura matrigna” non potrà reggere: “Anche se non ci fosse stata la valanga, chiunque avrebbe potuto avere un malore e si sarebbe trovato nelle condizioni di non poter avere soccorso. Si sapeva che ci sarebbe stata la neve e già era avvenuto in passato un episodio di isolamento dell’hotel sempre a causa della neve e una signora aveva avuto attacchi di panico. Bisognava chiudere in quei giorni. D’altra parte in origine quel posto ospitava un rifugio estivo per pastori ed è diventata una Spa invernale”. Anche per quanto riguarda il terremoto, l’avvocato sottolinea: “Si dice che non si può prevedere un terremoto, ma quella è zona sismica. Come si può sostenere che una nevicata annunciata e un terremoto in zona sismica siano eventi straordinari? Né il terremoto, né la valanga lo sono al punto da escludere responsabilità umane”.

Quale sarà la decisione del tribunale, però, lo si saprà tra qualche mese, passati i 90 giorni di proroga chiesti dai periti: “Il rischio prescrizione al momento non c’è – spiega l’avvocato – purché non si vada oltre con ulteriori proroghe”.

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