L'intervista

Prati di Tivo: “Non solo sci, pensiamo un turismo sostenibile”

Oltre lo sci, Prati di Tivo va verso l'idea di un turismo sostenibile. Questi giorni la croce degli Aquilotti è tornata a casa.

Che impatto potrebbe avere su Prati di Tivo un turismo di montagna sostenibile? Ne abbiamo parlato con il sindaco Antonio Villani. Intanto un pezzo di storia torna agli usi civici, si tratta della croce che per settant’anni ha dominato la vetta del Corno Piccolo.

PRATI DI TIVO – Con una stagione invernale semi ferma a causa dello stop prolungato degli impianti di risalita ascoltiamo il sindaco di Pietracamela, Antonio Villani, sulla situazione di stallo che per le restrizioni dettate dalla pandemia e da mancati accordi “spengono” la macchina del turismo nel comprensorio del Gran Sasso teramano ormai da due lunghi anni.

Dopo due anni di fermo si tirano le somme, come vede la situazione?
“Premesso che abbiamo fatto molto per creare tutte le condizioni necessarie per far ripartire la stagione dello sci, ad oggi purtroppo devo ancora affermare che le manutenzioni non sono state fatte. E’ tutto fermo, solo un miracolo potrebbe salvare gli ultimi mesi della stagione invernale, ma questo non dipende dall’amministrazione. Posso aggiungere che in questi giorni stanno sistemando Obelix antivalanga e questo è un aspetto positivo e a cui tengo molto”.

Un bilancio sul Natale…
“La gente ai Prati viene comunque: il posto è attraente, la montagna piace, è un pezzo di Dolomiti incastonato nell’Italia centrale. I turisti hanno raggiunto il comprensorio nonostante sia mancata l’attrattiva principale, vale a dire gli impianti di risalita mai messi in funzione. E’ un po’ come andare al mare con gli ombrelloni chiusi. Per esempio, io abituato a sciare ho raggiunto Campo Imperatore. Nel versante aquilano si può scegliere, da noi purtroppo no e i teramani abituati a mettere gli sci a un passo da casa hanno dovuto rinunciare o trovare altre mete”.

Prati di Tivo, non solo sci….Si può investire su altro?
“Ho avuto modo di parlare e confrontarmi con il presidente del parco Navarra sull’idea di uno sviluppo diverso per il territorio. Prati di Tivo è e può essere molto di più, non solo sci e impianti. E’ ora di riprendere in mano la situazione, prendere consapevolezza delle potenzialità che permettano di ampliare l’offerta turistica”.

In particolare?
“E importante partire da tutto ciò che può portare a una vera e propria valorizzazione del patrimonio naturale e culturale delle comunità locali, mettendo in evidenza le potenzialità che possediamo. C’è l’idea di ampliare il pubblico della montagna con attrattive differenti dallo sci. Non si esclude il potenziamento delle ferrate per lasciar fruire la montagna a più gente possibile, l’allestimento e la valorizzazione della rete sentieristica, l’individuazione di percorsi specifici per racchette da neve con un’attenzione massima alla sicurezza dell’escursionista. Questa sarebbe una boccata d’ossigeno per le strutture ricettive della zona”.

Intanto, in questi giorni, la croce originale del Corno Piccolo è tornata a casa. O più esattamente nelle mani degli usi civici di Pietracamela.

“La cerimonia è stata molto emozionante e commovente davanti a un pezzo di storia che torna a casa dopo più di due anni. Per ora la croce sarà conservata presso l’Asbuc e in seguito decideremo di concerto la sua collocazione”.

Gli affezionati della vetta più bella e rocciosa del Gran Sasso la ricorderanno. E’ la croce la croce degli Aquilotti che per anni ha dominato il Corno Piccolo.
Correvano gli anni cinquanta quando gli Aquilotti,  gruppo di rocciatori di Pietracamela, dopo la seconda guerra mondiale, installarono la croce che per anni ha fatto compagnia a molte generazioni di escursionisti.
Lassù, a un passo dal cielo, a 2.655 metri di altitudine, la croce semplice ed essenziale per “settant”anni è stata simbolo di pace, salute e fortuna in montagna” – come ricorda il maestro di sci e accompagnatore di media montagna, Paolo De Luca.

Nel 2019 un’altra croce prese il posto in vetta per sostituire quella originale in deterioramento. Si tratta della croce installata dalla Squadra del Soccorso Alpino Militare del 9° Reggimento Alpini.

La vicenda fece molto discutere e fu oggetto di dibattiti molto accesi, come quello indimenticabile della guida alpina Pasquale Iannetti che condannò la mancanza di una condivisione di intenti tra istituzioni e Alpini, tanto che la guida rimosse in pieno lockdown una delle targhe installate sulla croce.

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