La commemorazione

Terremoto di Avezzano, 13 gennaio 1915: il giorno che cambiò storia e volto della Marsica

13 gennaio 1915, 107 anni dalla tragedia che cambiò, per sempre, la storia del territorio marsicano. Commemorazioni e testimonianze

13 gennaio 1915, oggi ricorrono 107 anni dalla tragedia che cambiò, per sempre, la storia del territorio della Marsica intera. A causa della catastrofe conosciuta come il terremoto di Avezzano.

Si tratta, ancora, di uno dei più gravi disastri registrato nella storia dell’Italia. Il terremoto di Avezzano, di vastissima scala, colpì l’intero territorio marsicano, uccidendo migliaia di vite. Erano le 07,48 di una fredda mattina di inverno, quando ci fu la prima violentissima scossa. A raccontarla un telegramma del pro-sindaco di Tagliacozzo inviato al Ministero dell’Interno.

Dopo ci furono varie scosse minori, di assestamento.

Avezzano contò 10mila morti e 2mila feriti. Il numero ufficiale delle vittime registrate nella Marsica è quello di 30mila vite spezzate. Molti dei feriti furono trasferiti negli ospedali romani. Inoltre, la Casa Famiglia Regina Elena accolse tutti quei piccoli rimasti orfani a causa del terremoto: le famiglie che si salvarono, nei giorni seguenti all’evento sismico, furono molte le chiamate alla struttura da parte di quei genitori che non riuscivano a rintracciare i propri figli.

Terremoto del 1915, Avezzano non dimentica

Dopo il terremoto arrivò anche la neve a rendere ancor più complicate le operazioni dei soccorsi.

Terremoto di Avezzano, la testimonianza di un sopravvissuto

Io ero ad Avezzano ed aspettavo il treno proveniente da Celano, che doveva portarmi a Tagliacozzo e poi a Roma. Erano le 7,25 precise. Alcuni minuti dopo si è inteso un rombo terribile come un grande tonfo, lontano dapprima e che poi, via via, si avvicinava. Intanto la terra ha cominciato a tremare. Non era più possibile stare in piedi. Io mi sono lanciato fuori dalla tettoia in mezzo alla linea e in quel breve tratto ho camminato come un ubriaco. Appena sono stato fuori dalla tettoia, questa è rovinata. Sono salvo per miracolo. Questo crollo è sembrato il segnale della rovina di tutti i fabbricati dentro e fuori la stazione. Della stazione non sono rimasti in piedi che il casotto della ritirata e il rifornitore dell’acqua. E non quello nuovo in cemento armato, ma quello vecchio, che pare dovesse cadere ad ogni istante. Se dentro Avezzano è avvenuta la stessa cosa che alla stazione, Avezzano non deve essere altro che un’immane rovina.

Il pensiero di uno dei sopravvissuti al Terremoto di Avezzano, riportato nella sezione che ricorda l’evento sismico pubblicata sul sito istituzionale del Comune. 

Terremoto di Avezzano, le commemorazioni del 2022

Sarà un 13 gennaio caratterizzato dalla prudenza quello che si appresta a vivere la città di Avezzano, con due soli appuntamenti in agenda: alle ore 10.30  il vicesindaco Domenico Di Berardino renderà omaggio alle vittime del sisma con la deposizione di una corona di fiori presso il Memorial, alla presenza del Prefetto dell’Aquila Cinzia Torraco, del vicario del Vescovo (Sua Eccellenza in questo momento è impossibilitato per positività al covid), del Presidente del consiglio Permanente delle associazioni D’Arma Floriano Maddalena, del Presidente del Consiglio comunale Fabrizio Ridolfi e di una ristretta rappresentanza di autorità civili, militari e religiose.

Nel pomeriggio, alle 17, nella Chiesa della Madonna del Suffragio, attigua all’istituto Don Orione ci sarà la celebrazione eucaristica in suffragio dei defunti nel terremoto.

L’emergenza pandemica fa sentire ancora il suo peso e la scelta dell’amministrazione Di Pangrazio vira verso un’agenda meno ricca di momenti di rievocazione ed inviti fortemente limitati. Numeri ridotti, quindi, nella partecipazione istituzionale, delle autorità, dei cittadini e delle stesse associazioni d’arma sempre presenti all’appuntamento, ma sarà comunque un momento sentito e segnato dalla volontà di tornare con la memoria alla ferita più grande della storia della Marsica, che ha lasciato una cicatrice indelebile, quasi scolpita nel Dna dei concittadini, con il carico spaventoso di vittime.

Concetti ripresi dal vicesindaco Di Berardino, che invita tutti pur a distanza, a “portare l’attenzione a quei momenti terribili non solo come doveroso segno di rispetto per chi è rimasto sotto le macerie ma anche di riconoscenza per i soccorritori e tutti coloro che hanno saputo reagire ad un crudele destino con coraggio e forza d’animo encomiabili, ponendo le basi per la ricostruzione della nostra città”.

Il messaggio del Vescovo Massaro

Il Messaggio del Vescovo Giovanni Massaro per il 107° Anniversario del terremoto
«Ricorre quest’oggi il 107° Anniversario del terremoto della Marsica e la positività al Covid 19 mi impedisce purtroppo di essere presente alle odierne manifestazioni civili e religiose programmate per ricordare la terribile tragedia. Avrei tanto desiderato esprimere con la presenza i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà al popolo della Marsica, dal quale mi sono sentito accolto e voluto bene sin da quando ho fatto il mio ingresso in questo territorio. Lo faccio ugualmente nel chiuso e nel silenzio dell’episcopio, elevando al Signore la preghiera per tutti i marsicani rimasti vittime del terremoto e per il bene di una popolazione forte e tenace che nelle difficoltà è capace, più che mai, di ricompattarsi, unificare le forze e rinvigorire la fiducia in Dio.
Il 13 gennaio del 1915 un terremoto dalla potenza devastante colpì la Marsica e distrusse la città di Avezzano, dove morirono oltre 10.000 persone su una popolazione di circa 13.000 abitanti. Nell’intera regione del Fucino le vittime complessivamente registrate arrivarono a 30.000. Un moto di solidarietà e di affetto si strinse intorno alla Marsica lacerata dal sisma. Importante fu l’azione della Chiesa e degli ordini religiosi che con don Orione e don Guanella si prodigarono per l’assistenza ai numerosi orfani, sopravvissuti ai loro genitori. Negli anni successivi, con la fine della grande guerra, cominciò la paziente opera di ricostruzione.
In un momento di grave difficoltà, come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, ritengo importante evidenziare la tenacia di un popolo che è stato in grado di reagire ad una funesta sciagura collettiva dando vita, pur fra tante difficoltà, ad un progetto di rinascita in grado di riattivare il ritmo normale della vita in un territorio devastato.
Oggi quella tenacia, quello spirito di fede e quel senso di solidarietà, rappresentano di certo un patrimonio prezioso a cui attingere per superare con forza l’attuale emergenza sanitaria».

 

Il Capoluogo un anno fa, in occasione della triste ricorrenza, ha ascoltato il racconto di Giovanbattista Pitoni, geometra e storico di Avezzano, che ha ricostruito quei momenti alla nostra redazione. Momenti e giorni interi fatti di polveri, di case sbriciolate, di urla disperate e di neve, tanta neve, arrivata ad avvolgere un “paesotto” – tale era Avezzano nel 1915 – che nutriva il sogno di diventare città. Ma che si ritrovò da un giorno all’altro a ripartire dal nulla, perché quasi nulla si salvò da quella terribile scossa.

Di seguito riproponiamo il nostro approfondimento, con foto storiche della catastrofe.

13 gennaio 1915, il terremoto di Avezzano: 30mila vite spezzate in una Marsica devastata

 

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